| Domanda - Partiamo proprio dal titolo, come mai “LIMBO, Aspettando l’Aurora”? Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?
Romea Ponza - Limbo è una situazione vissuta sia come individuo che come soggetto inserito nella società.
A livello personale è un insieme di circostanze durante le quali ho avuto la sensazione di avere poca influenza sul mondo esterno, l’impressione di subirlo, per cui sembrava che aspettare fosse l’unica soluzione, parando i colpi, immersa in un senso d’impotenza. Da qui, il ritiro, l’attesa attiva dell’introspezione e della ricerca interiore, che all’esterno può apparire come una stasi, perché si volge l’attenzione altrove dal mondo, ritirando le proprie energie per poterle ricreare, lavorando all’interno: l’unica vera via, ho scoperto, per apportare un cambiamento anche all’esterno.
A livello generale, quando interiormente cominciavo a sentirmi pronta ad aprire spiragli verso l’esterno, anche il mondo si è fermato per il virus; gli scenari che ho percepito in questa sospensione li affronto in diverse poesie, in particolare, appunto, in “Limbo” e “Aurora”, due poesie che ho intenzionalmente utilizzato per dare il titolo e il sottotitolo a quest’opera, disponendole rispettivamente in apertura e chiusura. In mezzo ci sono liriche che descrivono come mi pongo io rispetto a questo momento crepuscolare e cosa vedo accadere sia dentro di me che all’esterno, con i miei occhi di adesso.
Limbo è per coloro che non si arrendono passivamente alle condizioni esterne ma si riconoscono come creatori, capaci di modificare la realtà esterna attraverso una svolta, una conversione interiore; ma è anche e soprattutto per coloro che non hanno mai considerato questa possibilità e che possono, attraverso il mio invito, scoprire il mondo infinito della propria interiorità: è una sospensione e un distacco da tutto ciò che si è sempre creduto, è una messa in discussione, è un indagarsi alla luce di ciò che si è ottenuto nella vita e ciò che invece si avrebbe voluto, è un bilancio dei risultati e, allo stesso tempo, un ricercare la chiave individuale per sovvertire ciò in cui non ci si riconosce, partendo dall’assumersi le proprie responsabilità, facendo il possibile per trovare un equilibrio interiore su una realtà materiale che sta cadendo a pezzi, per non essere trascinati con essa nella negatività, ma trovare dentro sé stessi le risorse per effettuare il trapasso in una nuova era, attraverso la purificazione, la meditazione, uno sforzo per elevarsi, in modo da vibrare con ciò che è bello e puro, per poter attingere alla fonte interiore e attraversare un guado che richiede un impegno cosciente per essere passato, una ferma intenzione per superare le correnti avverse e contrarie, pur sempre riconoscendo e onorando le proprie fragilità, che, decantate, a mio avviso, rendono la poesia diretta, viva e vera.
Domanda - Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?
Romea Ponza - Parto sempre dalla mia realtà personale e cerco di donare il succo di ciò che metabolizzo attraverso l’esperienza quotidiana diretta e i testi, i corsi, le letture e gli insegnamenti che ho ricevuto; mi metto a nudo, per così dire. Ciò appare chiaro in tutte le poesie, per citarne una in particolare, quella intitolata “Sogni”, dove racconto di un sogno realmente ricorrente e faccio della mia schiettezza la mia peculiarità; lì, e non solo in quella poesia, spiego le mie difficoltà di comunicazione, magari anche sperando di essere letta da persone come me, con cui condividere la nostra vulnerabilità e proseguire insieme il cammino, uscendo da questa solitudine nella maniera giusta, senza profanarla ma rispettandola e arricchendola.
La comunione con anime affini è una forza straordinaria, il sostegno necessario in questo momento, bisogna riconoscersi e ritrovarsi e mi piacerebbe tanto trovare chi è in sintonia con me.
Dopo il “limbo”, dopo la “stasi”, c’è sempre un nuovo inizio, una fase di rinascita in cui si sente l’esigenza di cooperare, condividere, creare, celebrare insieme, c’è la necessità di uno scambio, per corroborare quanto si è cresciuti nella propria ricerca, raccogliere i frutti del proprio lavoro interiore per sé stessi e, allo stesso tempo, facendone un dono a chi ne ha bisogno.
Domanda - La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo suo libro?
Romea Ponza - Questa silloge vuole essere testimonianza personale di un momento storico molto delicato per tutto il pianeta; è un documento di ciò che accade in questi anni filtrato e colorato dalla mia esperienza diretta, dalla mia visione, dal mio modo di pormi verso le difficoltà che sto incontrando personalmente e verso ciò che mi viene servito come unica realtà, mentre, invece, più ricerco e più riconosco che la realtà è multidimensionale e che si può creare un’alternativa ad ogni istante se si trova il centro in sé stessi e da lì si sviluppa un sano senso critico.
È la testimonianza di un cambiamento epocale che sta avvenendo, in cui il segreto è imparare a rimanere sereni in mezzo alla bufera, restare in piedi tra le macerie, per parafrasare uno dei miei relatori di riferimento. È un invito a cogliere l’occasione da fatti spiacevoli per crescere ed evolvere. È arduo e non è detto che ci si riesca, il più delle volte occorre tutta una vita, altre è un maturare passando di vita in vita, ma già avviarsi apre il terreno all’intuizione; poi bisogna raffinare la propria sensibilità per riconoscerla. Bisogna solo capire che tutti possono arrivare ad attingere da essa, che appartiene a ciascuno per diritto di nascita, ma occorre iniziare, lavorarci su.
Domanda - A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito “LIMBO, Aspettando l’Aurora”, se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore come li descriverebbe?
Romea Ponza - Posso citare alcune poesie, senza escludere le altre, come “Affonda Nel Blu”, “Una Volta Tanto”, “La Formica”, “L’Isola e Il Sole”, “Mare D’Argento”, “Specchi”, dove è particolarmente evidente il mio voler dire al lettore “vedi, qui c’è qualcuno che lo sta già facendo, ti sta dicendo ciò che accade dentro di lei senza paura e senza giudizio, qualcuno che ti invita a volgerti al tuo interno e ad essere sincero con te stesso, a riconoscere cosa ti muove nelle tue vicende quotidiane e a divenirne consapevole, a non essere in balia della meccanicità del tuo inconscio ma elevarti dove puoi gestire le tue emozioni e la tua interiorità e creare la realtà che desideri, lasciando andare il ruolo di vittima”; dirgli “guarda, leggi, io ho intrapreso questa strada, anche tu potresti fare altrettanto, non sei solo, puoi prendere spunto e trovare la tua modalità originale, il tuo percorso unico che ti contraddistingue”.
Domanda - Quali sono le sue fonti di ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale?
Romea Ponza - Il mio interesse per la lettura è di carattere marcatamente spirituale. Amo la saggistica ed i maestri come Osho, Krishnamurti e relatori incredibili che riescono a coniugare, in un linguaggio attuale e comprensibile, l’alchimia, le discipline esoteriche e i messaggi di molti altri maestri spirituali con l’epigenetica, le neuroscienze, la biologia, la fisica quantistica: parlo di Erica Francesca Poli, Salvatore Brizzi, Bruce Lipton, Gregg Braden, Deepak Chopra, Fabio Marchesi, Igor Sibaldi, Giampiero Abbate, Emiliano Soldani, Giuliana Conforto, Masaru Emoto, e molti altri...
Domanda - Ci sono altre discipline artistiche, o artisti, che hanno in qualche modo influenzato la sua scrittura?
Romea Ponza - Ultimamente ho frequentato i seminari di scrittura poetica della Aletti Editore, in cui diversi autori mi hanno insegnato a modellare i miei versi, a dar loro una struttura, una cadenza e una sintassi, a ricercare l’originalità e ad aborrire la banalità pur onorando la semplicità, portandomi a migliorare la qualità dei miei scritti.
Parlo di Giuseppe Aletti, Mogol, Alfredo Rapetti Mogol, Francesco Gazzè, Cosimo Damiano Damato, Franco Arminio; gli sono molto grata per quanto mi hanno trasmesso.
Ma anche confrontarmi con altri autori più o meno al mio livello, all’interno delle antologie pubblicate dalla comunità letteraria Aletti, mi ha dato gli strumenti per affrancarmi dall’autocensura, per vincere l’insicurezza; mi ha fatto acquisire un senso di appartenenza a realtà poetiche a me contemporanee, per quanto, a volte, completamente diverse per stile e contenuto.
Domanda - Oltre a quello trattato nel suo libro, quali altri generi letterari predilige?
Romea Ponza - La mia poesia, oltre che dal bisogno di una catarsi, nasce dall’esigenza di condividere ciò che ho appreso dai miei percorsi esoterici, per cui il mio interesse per ora è incentrato su questo genere di scritture. Trovo così il mio nutrimento ed i contenuti che, intrecciati agli spunti presi dal quotidiano, poi, rendo poesia.
Per me, oltre che una sonda nel mio mondo interiore, è la gioia di divulgare un messaggio che ho accolto, è il diffondere un naturale richiamo.
Domanda - Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?
Romea Ponza - Sicuramente il cartaceo. Lo sento mio nel momento in cui l’acquisto. Amo sottolineare, dare al libro una mia connotazione, aggiungere note e asterischi su cui tornare di tanto in tanto, tenerlo sul comodino.
In alternativa ho trovato molto utili i video-seminari che, con una cuffia Bluetooth, mi permettono di seguire i miei relatori preferiti in palestra o mentre svolgo altre attività di ordine pratico e di riascoltarli più volte, per assimilarne meglio i concetti.
Domanda - Per terminare, qual è stato il suo rapporto con la scrittura, durante la composizione del libro.
Romea Ponza - Una piacevole fuga dalla realtà, o meglio, un rifugio di piacere e creatività e un prezioso sostegno nei momenti senza senso.
Scrivo prima su un piccolo taccuino o anche, se sono particolarmente ispirata, su un pezzetto qualsiasi di carta. Dopo, quando ho creato una serie di versi più o meno compiuti, li trasferisco sul mio cellulare, e li porto sempre con me, raffinando, modificando, migliorando, portando a termine i componimenti ad ogni occasione possibile nell’arco della giornata; ed anche una volta ultimati, nei momenti di noia mi ci immergo, provando gioia nel leggerli e rileggerli, anche nelle pause, al lavoro, ritrovando quella connessione interiore che spesso nel quotidiano si perde: ricordandomi chi sono.
Domanda - Un motivo per cui lei comprerebbe “LIMBO, Aspettando l’Aurora”, se non lo avesse scritto.
Romea Ponza - I motivi li ho spiegati nella premessa del libro. “Limbo” è un invito alla speranza, alla ricerca, all’attesa attiva e produttiva, alla consapevolezza. Una piccola orma su un sentiero non tracciato, e un invito a segnarne altre, insieme, ma prima contattando sé stessi; è un un’esortazione a compiere il salto di coscienza che questo tempo richiede. È l’esigenza di condividere la scoperta che siamo creatori del nostro destino e che possiamo farlo coscientemente, se delle nostre esperienze facciamo un’occasione per andare in profondità. È uno spunto per capire che l’esistenza ci parla se sappiamo ascoltare. È l’urgenza di entrare in contatto con la nostra guida interiore e con l’essenza che ci unisce ai nostri simili al di là di ogni progresso tecnologico che, senza il richiamo della coscienza, potrebbe portarci all’autodistruzione.
Non ultimo per ordine d’importanza, la prefazione è curata dal regista, sceneggiatore e poeta italiano Cosimo Damiano Damato, il che sicuramente rende l’opera degna della dovuta considerazione.
Domanda - Ha in progetto altre opere da scrivere nel prossimo futuro? In caso affermativo, può darcene una anticipazione?
Romea Ponza - Il momento storico presente, con tutte le sfide del lockdown e le suggestioni che dona, così ricco di sensazioni da tradurre in poesia, mi ha portata in poco tempo a creare un’altra raccolta che potrebbe essere naturalmente il secondo volume di questa silloge. Potrebbe avere lo stesso titolo con una variazione solo nel sottotitolo.
Descrivere poeticamente queste emozioni, a cui prima mi accostavo solo a livello vibrazionale, come prevede appunto il lavoro interiore che non vuole ingaggiare troppo il piano mentale e, quindi, descrittivo, che spesso sfocia nella lamentela, la quale depaupera la loro preziosa carica energetica, mi ha permesso di tirarle fuori, assaporarle senza lasciarmi sopraffare: trasferirle su carta è una forma catartica potente, tanto più se si tratta di creare versi e allegorie: acquistano senso, scopo e significato, riesci a dare loro il giusto spazio e a circoscriverle; finalmente sai quanto siano tue alleate.
Ho, infatti, tra gli altri componimenti, dedicato alle emozioni più intense un cantico, quasi a donare loro un’identità viva e pulsante; e solo col lockdown ho capito che dovevo farci i conti in questo modo, quando l’isolamento non dipendeva più solo dalla mia volontà ma da imposizioni esterne. Sono riuscita, così, a fare ordine interiormente e a progredire ulteriormente nel trovare il prezioso distacco dall’intensità della rabbia, della malinconia, dell’angoscia, del rifiuto, del tradimento.
Nei versi pongo poi l’accento sul respiro, fonte della vita ma anche di ogni potenziale trasformazione interiore, visto che ogni meditazione si basa su di esso e che in questa situazione, malgrado sia la cosa più naturale, è diventato fonte di preoccupazione.
Il respiro è ciò che ci connette a noi stessi e ci unisce ai nostri simili.
Quindi, il virus, visto dalla prospettiva della sua ottava alta ci può portare a focalizzarci sull’essenza racchiusa nel suo significato a più livelli, a tornare al respiro ogni volta, inspirando ed espirando lentamente, ritrovando il nostro equilibrio quando siamo in difficoltà, piuttosto che lasciarci sopraffare dai pensieri negativi che lo rendono irregolare e caotico. Credo che sia importante sapere che dalla consapevolezza del respiro parte la nostra centratura: l’uso della mascherina è un’occasione per ricordarci della sua importanza.
Lo scopo, ancora una volta, spero, è quello di creare un terreno di colori e vibrazioni comune con i miei simili, nel condividere una possibile via d’uscita da situazioni difficili, o, se non altro, nell’accettarle e meglio gestirle, nell’amarle come parte della vita.
“LIMBO Aspettando L’Aurora” di Romea Ponza
Collana "I Diamanti - Poesia"
pp.96 €12.00
ISBN 978-88-591-6765-5
Il libro è disponibile anche in versione e-book
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