| Domanda - Partiamo proprio dal titolo, come mai "Le luci nella notte insegnano". Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?
Silvia Franchini - La memoria, la mancanza, il tempo, la morte, la natura, l’amore e l’incanto. Questi sono i temi principali del libro, legati da un filo invisibile. Sono argomenti che “educano alla comprensione una mente opacizzata” (citazione dell’omonima poesia inclusa nella raccolta), fari durante il cammino dell’uomo.
Domanda - Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?
Silvia Franchini - Nella mia scrittura la realtà è dominante. Parto sempre da sensazioni provate, riflessioni personali o eventi vissuti. Credo che per un poeta sia difficile comunicare verità e sentimento se non coltiva nei versi la sua verità e il suo sentimento. Viceversa, rischia di risultare artificioso e sterile.
Domanda - La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo suo libro?
Silvia Franchini - Ho voluto salvare e custodire i ricordi e, soprattutto, le persone. Le persone care, ma anche gli sconosciuti che davanti a me non sono passati inosservati. Basta poco per entrare nella quotidianità di qualcuno; un sorriso, un saluto, quel cenno impercettibile che contraddistingue un volto e che magari non era neppure rivolto a noi. Noto i dettagli, creano il mistero e la bellezza di un’anima fra tante.
Domanda - A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito "Le luci nella notte insegnano", se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore come li descriverebbe?
Silvia Franchini - Sicuramente l’attimo in cui ho generato il titolo dell’opera. Guardavo fuori dalla finestra, di notte. Al di là dal vetro offuscato per lo sbalzo termico, tanti bagliori in lontananza accendevano l’oscurità. Sono rimasta ammaliata da questa scena, se vogliamo, comune. Quante volte sarà a chiunque capitato di osservare le luci della città nel buio? In quelle luci però ho trovato la metafora perfetta, che si collega al significato profondo del libro. Durante il corso della vita infatti certi ricordi legati agli affetti, certe persone ignote o scenari specifici rimangono indelebili in noi. Mi piace pensarle come luci che, involontariamente da loro stesse, attribuiscono un senso alle nostre esistenze e, se vogliamo, indicano una rotta solo in apparenza casuale. Insegnano. Insegnano sempre. Insegnano sempre qualcosa, sollevando il velo di Maya che spesso copre i nostri occhi, offuscati come quel vetro. Il libro quindi, già durante la stesura, non era più unicamente mio. Era di tutte le “qualsiasi comparse” che qualsiasi non sono davvero, ma che al contrario rivestono un ruolo nella trama. Profumano di ottimismo queste luci; la notte non è mai completamente nera se impariamo a vederle e ci affidiamo.
Domanda - Quali sono le sue fonti di ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale?
Silvia Franchini - Ammiro da sempre Giovanni Pascoli. Come non lasciarsi coinvolgere dalle sue fragilissime “X agosto”, “La cavalla storna”, “Casa mia”, “La mia sera” e la meno famosa “In ritardo”? Scrivere poesie significa emozionare, gli altri e sé. Mi sento in qualche modo legata anche a Giacomo Leopardi. Ricordiamo le sue struggenti “A Silvia” e “L’infinito”.
Domanda - Ci sono altre discipline artistiche, o artisti, che hanno in qualche modo influenzato la sua scrittura?
Silvia Franchini - Sono vicina ai pittori Vincent Van Gogh e Antonio Ligabue. Cito poi Freddie Mercury e Federico Fellini, rispettivamente cantautore e regista. A ciascuno di loro ho dedicato una poesia, la maggior parte sono contenute nella mia prima raccolta “Le margherite nascono in inverno” pubblicata da Pagine Editore nel 2018. Erano e restano cuori pulsanti. Traspare dalle loro opere il dolore e la meraviglia, il viaggio interiore e la volontà di comunicare.
Domanda - Oltre a quello trattato nel suo libro, quali altri generi letterari predilige?
Silvia Franchini - Contrariamente al mio stile compositivo e a quello che si può immaginare leggendomi, prediligo i gialli. Stimo moltissimo il contemporaneo Donato Carrisi, conservo tutti i suoi libri. Ha questa innata capacità di rapire il lettore dall’inizio alla fine, sorprendendolo continuamente. Incalzanti e mai banali i suoi intrecci.
Domanda - Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?
Silvia Franchini - Senza dubbio quello tradizionale cartaceo. L’odore buono del libro fresco di stampa, l’inchiostro e quel delicato fruscio delle pagine sfogliate sono insostituibili. Da amica dell’ambiente e degli animali, credo sarebbe opportuno iniziare a stampare su carta riciclata. Non diminuirebbe il valore delle parole.
Domanda - Per terminare, quale è stato il suo rapporto con la scrittura, durante la composizione del libro.
Silvia Franchini - Scrivere fa parte di me, la penna è la continuazione del mio braccio. Quindi non potrebbe che essere positivo il rapporto con essa. Lo è stato anche durante la nascita di questo libro. In diversi mi hanno chiesto come avviene il processo creativo, dall’intuizione alla stesura. Ogni componimento ha una sua genesi. Curo molto la scelta dei termini per non cadere nel tranello dell’ovvietà. La lunghezza non è requisito imprescindibile per la qualità, mentre fondamentale è trasmettere emozioni. Ho taccuini e foglietti sparsi ovunque, ma è un caos produttivo.
Domanda - Un motivo per cui lei comprerebbe "Le luci nella notte insegnano", se non lo avesse scritto.
Silvia Franchini - Domanda difficile. Se non fossi un assiduo lettore, mi avvicinerei in generale alla poesia perché permette di concentrare l’attenzione su componimenti mediamente brevi. Sembra un paradosso; ma un libro di poesia, benché nell’immaginario sia considerato pesante, racchiude una logica compiuta in ogni singola pagina. Comprerei "Le luci nella notte insegnano" perché è un libro sincero.
Domanda - Ha in progetto altre opere da scrivere nel prossimo futuro? In caso affermativo, può darcene una anticipazione?
Silvia Franchini - Ho iniziato a scrivere una nuova raccolta poetica che piano piano si delinea nella testa. È già in cantiere il titolo. Non ho intenzione di fermarmi, non posso fermarmi. Scrivere è un’esigenza, un desiderio costante, il sogno di una ragazzina diventato realtà. E come diceva Charles Baudelaire “Di vino, di poesia o di virtù: come vi pare. Ma ubriacatevi”.
Collana "Poeti in Transito"
pp. 60 €12.00
ISBN 978-88-591-6194-3
Il libro è disponibile anche in versione e-book
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