| “Se appartieni all’Universo, allora è l’Universo che si prende cura di te”.
Questo pensiero, che appartiene a Osho Shree, sembra essere diventato il motto di Maria Scalzo Pashianti. Maria l’ho conosciuta quando si era occupata dei suoni dell’Universo e ancora non aveva aggiunto/ sostituito “Pashianti” (chiara visione dell’ultimo stato di Coscienza, in sanscrito); la sua non è stata una folgorazione sulla via di Damasco, ma bensì una ideazione sull’esistenza terrena, ai più politicamente scorretta, scaturita dopo un percorso di riflessione, di ricerca interiore e di consapevolezza. Senza addentrarmi nei particolari, e ben sapendo che l’omologazione del pensiero unico non coincide mai, alla fine, con la ricerca della verità, ma il più delle volte con il raggiungimento di interessi di pochi, Pashianti non ha sentito la voce di un Dio che l’ha obbligata a rivedere le sue convinzioni religiose, ha invece incontrato nel suo percorso terreno un Anania pensiero, diverso da quello biblico, che l’ha guarita dalla cecità degli anni passati. Personalmente quando ero bambino avevo una particolare devozione per le sante, ma non riuscivo a capire perché Dio era rappresentato come un vecchio con la barba bianca. Da grande, ho iniziato a fare i miei conti: Dio non può essere come noi, né nero, né bianco, né rosso o giallo, né vecchio, né giovane: Dio è una luce immensa nell’Universo. E i santi veri appartengono a tutte le confessioni, sono una sorta di messaggeri illuminati che hanno cercato la verità senza secondi fini, solo per metterci in guardia dalle insidie del Mondo. E molti di loro hanno pagato un caro prezzo per questo.
Fatte queste premesse, tutto diventa più facile per comprendere il senso del libro di Pashianti. Siamo di passaggio in questo minuscolo pianeta chiamato Terra, lo abbiamo visitato più volte con sembianze diverse a nostra insaputa ma con una sorta di intuizione che ci fa capire sempre di più (o paradossalmente sempre di meno, regredendo) il senso della nostra vita, che ci avverte, che ci stimola alla ricerca della felicità. Il mondo non cambia da solo, siamo noi che dobbiamo cambiare: la Terra non guarirà mai dalle ingiustizie, dalle crudeltà, dalle ipocrisie, dalle guerre che sono nate con l’uomo: se cambi te stesso hai già iniziato tu a cambiare il mondo, ma se non cambi sarai tu a soccombere. Attraverso la meditazione, Pashianti nel suo “Pace alla guerra” ha elaborato, nel campo delle sue esperienze spirituali, la sua concezione di vita escogitando l’escamotage di affidare i suoi pensieri al padre che era stato fatto prigioniero durante la guerra. Lì si è sbizzarrita, attingendo alle fonti degli Archivi della British e consultando il Referente Mr. John Chignoli, facendo cavalcare secoli e posti diversi al padre, inducendolo, seppure in un sonno-veglia, a rivisitare luoghi e situazioni dov’era stato ed aveva vissuto. Una bella intuizione che mi ha permesso di apprendere che tutte le teorie sono buone se sono mosse da un unico principio: noi non viviamo il presente, ma il passato e il futuro; la nostra mente condizionata e la paura ci incatenano alla sofferenza. Non possiamo evitare le guerre che ci mettono uno contro l’altro, un Dio contro un altro, né le sofferenze conseguenti: solo la meditazione (sgombrando la mente dai pensieri malefici) e l’amore ci potranno far arrivare alla grande la luce. Concludo con una citazione dal testo di questa brava poetessa, ora al suo terzo romanzo: “Colpendo un fratello, colpiamo noi stessi, se rubiamo o ammazziamo, è come se lo facessimo a noi stessi. Perché l’altro siamo noi”.
Sergio Casagrande
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