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I poeti, come tutti gli artisti, non fanno che tradurre nel linguaggio dell’arte un concetto già esistente, ma non presente a tutti. L’artista è sempre stato non il fondatore di una ragione propria, non un creatore di mondi, ma un esecutore estetico. Non si droga di passione, ma viene anestetizzato dalla Natura: egli, in realtà, ne è il vizioso ed antieroico servo. È la chiarezza del messaggio, per questo, che sfocia nel vigore del momento lirico. La vanagloria, brama di originalità, novità, freschezza, deturpano il lirismo. Il poeta vive, non inventa. Dal canto, successivo all’estasi, va esiliata, decomposta ogni macchinazione della superbia poetica, per riscoprire il giusto messaggio che collegava Stesicoro, Mimnermo e Anacreonte al grido dell’esigenza umana. “Il cuore sudato” di ogni uomo, comunica senza ragione e verità, come chi grida di rabbia contro l’universo. Il poeta interpreta il cuore, motore della natura, interpreta l’amore, lo vive e soffre per esso. Sta a lui, tuttavia, asciugarsi le lacrime e mettere su carta il suo, il loro, il nostro stesso grido.
Emanuele Capozziello nasce a Roma nel Giugno del ’98 e frequenta il Liceo Classico E. Montale. In questo periodo, approfondisce la conoscenza di filosofi e scrittori, classici e moderni. Dopo un’iniziale passione per i testi in prosa fondamentali, da Dostoevskij a Schiller e Flaubert, approda alla scrittura in versi, con particolare interesse per i lirici Greci, i grandi Italiani del ‘900 e i migliori autori contemporanei, tra i quali Houllebecq e Viviani. Dopo qualche anno di sperimentazione in versi in italiano, ma anche in latino, pubblica, nel 2016, per la Aletti Editore, la sua prima raccolta: “Il cuore sudato”. Svolge la sua vita liceale con interessi paralleli, quali il cinema d’autore e, soprattutto, la filosofia.
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