| Cristina Sferragatta è nata a Udine e vive attualmente nella terraferma veneziana a Mestre. Nella sua vita aveva pensato di diventare psicologa, ma una brutta malattia le ha impedito di portare a termine questo progetto. Insieme a questa passione, in lei ha viaggiato sempre in sincrono la passione per la poesia, nella quale trova molti legami con la psicologia. È infatti lo scrivere poesie uno dei modi migliori di entrare in contatto con se stessi; Carl Gustav Jung sostiene che dà la possibilità, come avviene per l'inconscio, di "dire" l'indicibile.
L'autrice, che ha partecipato a vari concorsi letterari ottenendo sempre soddisfacenti risultati, ha adesso deciso di dedicarsi esclusivamente alla propria passione per la poesia. Questa silloge è costituita da tanti aspetti di sofferenza interiore perché, come dice il titolo, anche l'anima fa male, non solo il corpo. La sua poesia è nata dal dolore, un dolore nascosto, privatissimo, precocissimo che, nonostante tutto, non le ha impedito di amare ferocemente questa vita. Si considera una sorta di araba fenice che risorge sempre dalle sue ceneri, è combattiva, appassionata. Ogni poesia che scrive l’ha vissuta, le è appartenuta, ogni poesia ha la sua storia, racconta sé stessa e dipinge “ritratti” di persone a lei molto vicine.
Tra i temi dominanti l’abbandono, il richiamo disperato che non viene accolto. Quest’ultimo diventa un grido, un grido che cade negli abissi, che strazia solo chi lo emette perché quando non ci sono destinazioni il dolore non sa a chi rivolgersi e si ripiega su se stesso.
Collana Il Paese della Poesia
pp.44 €12.00
ISBN 978-88-591-5970-4
Il libro è disponibile anche in versione e-book
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