| Recensione del libro di Agata Casamassa “LA PIU’ BELLA STAGIONE Racconto di frammenti di memoria tra realtà e fantasia”
“IL FUTURO HA UN CUORE ANTICO”
Ho letto la raccolta di poesie pubblicate nel bel libro “Io sono” di Agata Casamassa, edito da Aletti, ed ho partecipato alla sua presentazione con un mio intervento in quell’evento culturale svoltosi nella Biblioteca Comunale “Gianni Vergineo” della nostra cittadina, il 31 agosto 2016.
Ho apprezzato tantissimo la freschezza, la creatività e l’arte della vena poetica dei versi della Casamassa e sapevo che la poetessa, da sempre, scrive e conservava “nel suo cassetto segreto” degli scritti.
Sono stato lieto quando la narratrice ha pubblicato il racconto “LA PIU’ BELLA STAGIONE Racconto di frammenti di memoria tra realtà e fantasia”, edito da Aletti.
La pubblicazione già nel titolo anticipa e sintetizza i contenuti del lavoro e contribuisce a creare uno stato d’animo di attesa ed un pensiero positivo.
La scrittrice conosce a meraviglia l’arte dello scrivere e del narrare ed anche questa volta non si smentisce e conquista il lettore, nel piacevole viaggio dalla sua infanzia alla preadolescenza.
Nell’approccio alla lettura, con curiosità intellettuale e come faccio sempre, ho dato uno sguardo al numero delle pagine, ben 191, ma già dal prologo resto affascinato: gli eventi, i personaggi ed i paesaggi, pur se reali, sono arricchiti dalla potente fantasia e creatività della scrittrice.
La narrazione dei ricordi, supportata da una memoria fotografica, coinvolgono il lettore, quasi a rivivere il racconto con l’autrice.
La copertina anche, con i vari quadretti disegnati con precisione e originalità, dall’artista Sara Ghedin, affascina e trasporta in una “full immersion” nel paese nativo della scrittrice da lei definito “il mio piccolo borgo” ed è lì che è ambientato il vissuto raccontato.
La scrittrice, con gli occhi e l’innocenza della piccola protagonista, ci racconta il mondo dei grandi e, pur se scrive in prosa, la sua prosa in talune descrizioni è poesia in prosa di manzoniana memoria, per bellezza estetica ed armonia dei sentimenti.
Il racconto palesa visibilmente quel “fanciullino del Pascoli” che la Casamassa porta in sé.
L’autrice da bambina ha memorizzato tutto ed una “tabula rasa” su cui incide profondamente i suoi ricordi e poi da grande darà organicità agli eventi che ricorda nei particolari, riuscendo a fare un lavoro letterario, per me, eccellente nella narrazione.
La scrittrice ha avuto la fortuna di vivere in un piccolo paese che per lei è una grande famiglia in cui tutti si conoscono e lei nella narrazione riesce a far rivivere emotivamente le sfumature psicologiche dei personaggi protagonisti ed a raccontare e raccontarsi.
Un breve flash alla sinossi del libro in cui gli episodi dipingono un vivace e variegato affresco del suo “borgo antico” in cui la piccola protagonista ha vissuto gioiosamente “La più bella stagione” e l’interezza del racconto segue la crescita dell’autrice nei sette anni dal 1957 al 1965.
La vita descritta per molte famiglie in quel periodo storico aveva tante difficoltà, soprattutto economiche, ma l’ambiente familiare della piccola protagonista era sereno, denso di affetti e nel contempo severo e con il rispetto dei ruoli e delle regole che il contesto familiare e sociale imponeva.
Genitori, nonni, maestre e vicinato, tutti contribuivano alla formazione integrale dei bambini, con la testimonianza della propria vita, perché c’erano quei valori morali che formavano e fortificavano per affrontare la crescita ed il futuro.
Il racconto tratteggia la vita del piccolo borgo: famiglie, amiche, vicoli, scuola, chiesa, piazza, e l’intera comunità che circonda, con gioie e dolori, e caratterizza la vita dei protagonisti del racconto.
La pubblicazione del lavoro nella sua veste letteraria è scorrevole, con parole semplici ed un periodare organizzato che rendono la lettura gradevole e gratificante.
La scrittrice è molto abile nella “Arte Fantastica” del narrare, mi sia consentito di citare l’espressione mutuata da Gianni Rodari.
La narrazione è per capitoli, ad eccezione di alcuni episodi che hanno un titolo all’interno dei capitoli:
-Polvere da sparo;
-La mia bottega;
-Un dono speciale;
-Scambio di merende;
-I comizi;
-La lunga notte all’addiaccio-
La strategia dell’autrice di indicare le date, nel racconto del proprio vissuto e di quello dei personaggi descritti, rende la lettura di facile comprensione.
La partecipazione emotiva della scrittrice è sempre palpabile e riesce a trasmettere al lettore attento le sue sensazioni ed a renderlo involontariamente partecipe.
Il libro termina con una poesia in tema, dal titolo “Piccolo mondo” , omaggio al suo paese, Foiano di Val Fortore.
San Bartolomeo in Galdo, 03/02/2019
Prof. Salvatore Sgambato
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