| Domanda - Partiamo proprio dal titolo, come mai "Affetti ritrovati"? Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?
Gregorio Versace - Questo libro autobiografico tratta, a grandi linee, la mia vita reale che, dall’adolescenza in poi, non ha conosciuto più una gioia piena. A causa di uno stato confusionale, con pensieri deliranti e forte ansia, che si insinuò nella mia mente durante un esame universitario, fui ricoverato per alcune settimane presso una clinica psichiatrica a Roma, città in cui abitava mia sorella dopo la morte prematura di nostra madre.
Il titolo del libro vuole indicare il distacco che, nella mia vita, prima vissuta in maniera normale al paese natìo, si verificò successivamente nel campo dei sentimenti e degli affetti familiari e sociali. Accanto al dolore per la scomparsa della cara madre e l’incoscienza della malattia si era, infatti, instaurata in me un’abulia psichica, una mancanza di interesse per il mondo e per la bellezza della natura di cui, prima, avevo goduto. Quel groviglio di sofferenze mi portò a tentare il suicidio che, tuttavia, fu sventato in tempo da quel residuo di coscienza che ancora resisteva in me.
Domanda - Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?
Gregorio Versace - Dopo diversi anni di dolore e terapie fortemente sedative, le quali tenevano la mia mente incatenata nel torpore del sonno, riuscii a trovare un barlume di luce vivificante anche attraverso lo studio, che avevo ripreso. Così capii che era cosa importante descrivere, attraverso la stesura di un libro autobiografico, ciò che avevo vissuto realisticamente e ancora in parte vivo dentro la mia anima.
Domanda - La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo suo libro?
Gregorio Versace - Con quest’opera voglio, ancora oggi, risvegliare nella mia mente sentimenti e affetti più positivi testimoniando come, al mondo, non esiste niente di grande, bello e artisticamente valido senza una fatica e uno sforzo mentale che sono dentro di noi e che non utilizziamo quasi mai al massimo grado. Perché la pigrizia e il quieto vivere rendono a volte gli uomini incapaci di raggiungere le alte vette della conoscenza.
Domanda - A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito il libro "Affetti ritrovati", se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore come li descriverebbe?
Gregorio Versace - Pur trovandomi quasi totalmente immerso dentro quel cupo senso della realtà, a volte tuttavia mi successe di innamorarmi di donne piacevoli e sensibili, anche se mi mancavano la forza e il coraggio di esprimermi con esse.
Domanda - Quali sono le sue fonti di ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale?
Gregorio Versace - Tutto il mio studio era praticamente focalizzato sulla letteratura italiana e sui grandi poeti e scrittori in particolare. La mia vena letteraria non ha avuto dunque una fonte particolare perché nasce da tutta la mia cultura. Ad ogni modo prediligo Foscolo, Carducci e Leopardi, più vicini al mio mondo interiore. Nel campo degli autori esteri più amati che ho potuto leggere mi sento più vicino a Dostoevskij, Melville e Saroyan.
Domanda - Ci sono altre discipline artistiche, o artisti, che hanno in qualche modo influenzato la sua scrittura?
Gregorio Versace - Nel campo musicale sono interessato alla canzone melodica ed alla lirica in generale.
Domanda - Oltre a quello trattato nel suo libro, quali altri generi letterari predilige?
Gregorio Versace - Nell'ambito letterario preferisco il filone classico e romantico: Manzoni e D’Annunzio in particolare.
Domanda - Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?
Gregorio Versace - Preferisco il libro tradizionale cartaceo solo perché mi sono fermato alla scrittura attraverso la vecchia macchina da scrivere che mi ha accompagnato anche durante la mia esperienza lavorativa in un ufficio statale per molti anni.
Domanda - Per terminare, qual è stato il suo rapporto con la scrittura, durante la composizione del libro.
Gregorio Versace - La fondamentale preoccupazione durante la stesura dei miei libri è stata quella di dare un filo logico agli eventi che raccontavo; per cui a volte ho lavorato molto intensamente nella costruzione delle frasi, forzando i miei meccanismi mentali per rendere intelligibili, per tutti, i concetti che intendevo esprimere.
Domanda - Un motivo per cui lei comprerebbe "Affetti ritrovati", se non lo avesse scritto.
Gregorio Versace - Comprerei questo libro perché lo giudico educativo e perché testimonia la grande forza della volontà che ci porta a riscattarci dall’ignoranza e da quell’inerzia vegetativa a cui ci spinge il mondo. Inoltre dimostra come si può riemergere anche nei momenti più bui dello sconforto e della depressione, con l’aiuto di Dio, che vedo tuttora chiaramente in me.
Domanda - Ha in progetto altre opere da scrivere nel prossimo futuro? In caso affermativo, può darcene una anticipazione?
Gregorio Versace - Per il momento non c’è nulla in cantiere anche se, a volte, qualche nuova poesia può sempre uscir fuori…
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