| Lo scopo per il quale mi accingo a scrivere questo #libro si articola in due parti, quante sono quelle in cui il libro stesso è diviso. La prima parte si pone l’obiettivo di rendere edotto il lettore su un periodo storico importantissimo per il nostro Paese: la dominazione longobarda. Tratteremo l’epopea di un popolo che si è mosso dalle fredde e inospitali terre scandinave per spostarsi nel continente, prima in territorio germanico, quindi nella vasta piana ungherese, per poi invadere l’Italia, facendovi ingresso dal Passo del Predil, attuale confine tra il Friuli-Venezia Giulia e la Repubblica di Slovenia. Per raccontare questa vicenda mi avvarrò di una “consulenza” privilegiata: quella di Paolo Diacono1, raffinato intellettuale longobardo, appunto, autore di quella “Storia dei Longobardi” che, a tutt’oggi, costituisce l’unica fonte storica che ci riporti notizie di quel popolo che dominò la nostra penisola, nell’Alto Medioevo, per oltre due secoli, dal 568 al 776 d.C. Nella seconda parte si parlerà dell’epilogo di questa vicenda e dei personaggi che l’hanno segnata. A narrare il tutto non sarà una voce fuori campo, ma lo stesso protagonista: #Adelchi, l’ultimo re di quel fiero e combattivo popolo. Un racconto espresso perciò in prima persona e tratto da un’opera del XIX secolo, forse un po’ dimenticata, scaturita dalla penna di uno dei più grandi scrittori di tutti i tempi: #AlessandroManzoni.
Il lettore si chiederà: “Perché tutto ciò? Che bisogno c’è di raccontare un’opera già scritta da altri? Non è più semplice comprare e leggersi direttamente “Adelchi” del Manzoni?
Chi mi ha già seguito con “Liberata per tutti” sa che il mio desiderio è quello di stimolare in ognuno l’interesse verso la letteratura classica, della quale chi scrive è follemente innamorato da tutta la vita, e per fare ciò vi è assolutamente bisogno di rendere queste opere comprensibili. Ebbene, pure “Adelchi”, come la “Gerusalemme liberata” trattata nella mia precedente “fatica”, è scritto in lingua “volgare”, cioè in quell’idioma che fece da ponte tra il latino e la moderna lingua italiana, un linguaggio che, di conseguenza, ben pochi comprendono. Ecco ciò che intendo fare: rendere “Adelchi” accessibile a tutti, come già feci con la “Gerusalemme” tassiana. Ma allora Paolo Diacono che c’entra? È presto detto: Paolo ci aiuterà a comprendere da dove parte tutta la vicenda; il suo libro, redatto inizialmente in latino (il grande intellettuale visse tra il 720 e il 799 d.C.), è stato tradotto successivamente in perfetto italiano, ma ci servirà solo da supporto, da introduzione, ad alimentare appunto quella prima parte che chiamerò ORIGINI E ANTEFATTI, mentre la seconda parte, quella figlia dell’opera manzoniana, sarà intitolata DESIDERIO E ADELCHI, riprendendo proprio i nomi degli ultimi due re di quel popolo, padre e figlio. Altra cosa che tengo a dirvi è che “Adelchi” non è un poema come la “Liberata” del Tasso, bensì una tragedia, sul modello di quelle greche, formata perciò prevalentemente da dialoghi; io non ho voluto limitarmi a scrivere un copione, ma mi sono riproposto di presentare al lettore una #narrazione, fatta appunto dal protagonista, giovane principe e quindi re, con le sue emozioni, i suoi pensieri, i suoi ideali, le sue passioni e le sue debolezze, una narrazione umana insomma, che tratta sentimenti umani e che spero vi piacerà. Concludo questa parte iniziale informandovi che, in calce ad ogni CAPITOLO, compresa questa PREFAZIONE, troverete le NOTE relative ai numeri tra parentesi situati lungo il percorso di lettura e raccomandandovi di tener
presente che quando scriverò “parole testuali di Paolo Diacono” mi riferirò, naturalmente, alla loro traduzione dal latino all’italiano.
Buona lettura.
«Sono nato a Ferrara il 25 luglio 1957, sono un pensionato che ha lavorato prima nel settore metalmeccanico quindi alle dipendenze di una multinazionale del campo energetico e che coltiva da tutta la vita quattro passioni: storia, letteratura, arte e politica. Sono alla mia seconda pubblicazione, dopo "Liberata per tutti", edito dal Gruppo Albatros. Sono stato per anni e sono tuttora un assiduo lettore sia di testi di storia sia di grandi opere letterarie, tra i miei autori preferiti troviamo tutti i giganti della letteratura universale: Omero, Eschilo, Sofocle, Euripide, Platone, Epicuro, Senofonte, Esiodo, Gorgia, Apollonio Rodio, Plutarco, Plauto, Lucrezio, Cicerone, Virgilio, Ovidio, Seneca, Marco Aurelio, S. Agostino, Paolo Diacono, Dante, Petrarca, Boccaccio, Ariosto, Machiavelli, Erasmo da Rotterdam, Tommaso Moro, Vasari, Tasso, Shakespeare, Moliere, Cervantes, Voltaire, Goethe, Stendhal, Pellico, Mazzini, Manzoni, Dostoevskij, Tolstoj, Hugo, Flaubert, Bulgakov, Wilde, Shelley, De Roberto, De Amicis, Svevo, D'Annunzio, Mann, Lawrence, Kafka, Verga, fino ai più recenti Deledda, Orwell, Gramsci, Heminguay, Bianchi Bandinelli, Calvino, Montanelli, Kundera, Spinosa, Bellonci, Christa Wolf, Le Guin, Augias e Mack Smith.»
Collana "Gli emersi - Narrativa"
pp.112 €12.00
ISBN 978-88-591-5575-1
Il libro è disponibile anche in versione e-book
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