| Domanda - Partiamo proprio dal titolo, come mai “La strada per Luderitz”? Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali che tratta in questo volume?
Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?
Paolo Raugei - Luderitz in Namibia, alla fine dell’Ottocento/inizi del Novecento era una cittadina mineraria per l’estrazione dei diamanti dominata da una delle famiglie tedesche più ricche del mondo. Un recente viaggio mi ha portato a contatto con quello che rimane di quella città abbandonata da un secolo; ed è proprio dalla scoperta della città fantasma di Luderitz ed in particolare di un edificio in legno semidistrutto che un cartello sbiadito indicava come Krankenhaus, infermeria, che ho tratto ispirazione per scrivere questo romanzo. Nel contrasto tra la ricca e cinica famiglia che può comprare ogni lusso anche in quella parte disagiata del mondo e la povera gente locale sfruttata nella miniera, “gli ultimi, già sepolti prima di essere morti”, ho immaginato la presenza di un giovane medico che traccia una “Strada” avvalendosi di emozioni, stati d’animo e passione. Ma questa “Strada” dimenticata corre lontano nello spazio e nel tempo fino ad essere imboccata dal nipote, medico anche lui, alla ricerca di un riscatto…
Domanda - La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo suo libro?
Paolo Raugei - Il romanzo è dedicato alle donne della mia vita, ma in particolare ho scritto ogni pagina di questo racconto cercando di arricchire le mie parole con un unico desiderio: raggiungere l’interesse e la curiosità di molti, per ricordare sempre Cristina, una grande amica che ci accompagna ora senza essere vista, ma solo “sentita”.
Domanda - A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito il libro “La strada per Luderitz”, se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore come li descriverebbe?
Paolo Raugei - Direi che sono due gli episodi del romanzo a cui sono più legato: l’episodio di Nathalie, che ricambia il medico che le ha salvato la vita con un piccolo indimenticabile gesto, e l’episodio di “Ricordo perduto”, dedicato alla sofferenza quasi viscerale dei medici per l’errore da loro stessi commesso.
Domanda - Quali sono le sue fonti di ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale?
Paolo Raugei - Ho letto, riletto e apprezzato nelle minime sfumature i lavori di Alessandro Baricco, Margaret Mazzantini e Michela Murgia; recentemente ho scoperto Donatella Di Pietrantonio. Ammiro e cerco di imitare in questi autori la prosa poetica, la capacità di regalarti suggestioni attraverso l’alchimia magica delle parole. Se ci pensiamo attentamente, non esiste altra disciplina artistica (a parte lo scatto fotografico) che può emozionare così tanto con un breve lampo creativo, cioè con una sola frase o un verso. In effetti, le parole con ritmo e musicalità della poesia sono come dei coloratissimi fiori raccolti in un bouquet, mentre i tratti poetici della prosa a me sembrano sparsi nella vastità di un campo assolato di grano o sul manto di un rilassante prato verde, ma ugualmente gemme vivaci e preziose.
Domanda - Ci sono altre discipline artistiche, o artisti, che hanno in qualche modo influenzato la sua scrittura?
Paolo Raugei - Sicuramente la musica e la fotografia. Anche nel romanzo ci sono importanti collegamenti con brani musicali classici non molto conosciuti e la descrizione della musicalità prodotta da uno strumento particolare, l’Hang. La fotografia artistica è parte integrante della narrazione. Le foto possono catturare un istante, uno stato d’animo, rappresentare un messaggio, riprodurre la nostra vita come luci e ombre oppure colori. La foto della copertina è inizio e fine di tante emozioni legate a questa lettura.
Domanda - Oltre a quello trattato nel suo libro, quali altri generi letterari predilige?
Paolo Raugei - La poesia. Come ho già detto, non esiste però a parer mio una netta distinzione tra prosa e poesia. Credo invece nel ritmo e nel suono, creati dalle parole che si incontrano. La scintilla che ne deriva può modificare stati d’animo, aprire riflessioni, trasmettere sensazioni o ricordi, come dice Paul Klee questa fiamma “… non riproduce ciò che è visibile, ma rende visibile ciò che non sempre lo è.”
Domanda - Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?
Paolo Raugei - Preferisco il libro cartaceo, anche se ammetto che avere a disposizione il testo scritto su supporto digitale, magari sullo stesso smartphone, in ogni pausa della nostra frenetica vita quotidiana, può essere un valore aggiunto non indifferente. Poi possiamo così contribuire a risparmiare la carta, in funzione della preservazione del nostro ecosistema.
Domanda - Per terminare, qual è stato il suo rapporto con la scrittura, durante la composizione del libro?
Paolo Raugei - Il mio rapporto e la passione per la scrittura è nata di pari passo con quella per la lettura ai tempi del liceo. In quel periodo ho avuto una professoressa di italiano, Maria Gloria Barontini, che mi ha insegnato a leggere i testi analizzandoli e personalizzandoli, così come i fatti del mondo, la personale quotidianità, la storia, le tendenze culturali, le ideologie e le convinzioni politiche. Mi ha dato uno strumento meraviglioso per sentirmi sempre libero, di quella libertà assoluta, ma anche solo, perché difficilmente parte del branco. Ho sempre scritto per capire e ricordare me stesso a me stesso; se poi questo mio scrivere ha incontrato il sentire e le esperienze di altri, è potuto diventare un forte strumento di comunicazione. Capisco di avere scritto qualcosa di buono, se nel farlo mi emoziono e vengo trasportato in uno stato ipnotico.
Domanda - Un motivo per cui lei comprerebbe “La strada per Luderitz”, se non lo avesse scritto.
Paolo Raugei - Mi incuriosirebbe il titolo, conoscere la destinazione di questa Strada; mi attrarrebbe il contrasto sociale di questa città mineraria; il vissuto, le esperienze e i rapporti umani del medico protagonista in questa realtà così estrema.
Domanda - Ha in progetto altre opere da scrivere nel prossimo futuro? In caso affermativo, può darcene una anticipazione?
Paolo Raugei - Sì, il prossimo progetto, sarà anche questo un romanzo, ha già un titolo “Trenta anni fa era mio padre”, un racconto del rapporto padre/figlio e quello immaginato tra nonno/nipote che non è potuto avvenire, con un finale assolutamente a sorpresa…
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