| La bottega, luogo d’incontro di un’intera comunità, è l’occhio, il buco della serratura attraverso cui la narratrice spia intrecci di vita del suo piccolo borgo. Miscuglio di ricordi, emozioni, sensazioni, vicende di vita vissuta, carpiti anche nei vicoli, tra le strade tortuose del suo paese fortorino, Foiano di Val Fortore. Scie di memoria, racconti di vita, che rispecchiano fedelmente il tessuto ambientale, sociale ed economico di Foiano e di altri paesi fortorini. I personaggi, che s’incontrano in ogni dove, incarnano con naturalezza il pensiero e il modo di essere degli uomini e donne di quell’epoca.
L’intreccio delle storie narrate avvince per l’autenticità e l’intensità delle emozioni che trasbordano nell’agito quotidiano dei protagonisti. Sette anni di vita, dal 1959 al 1965. Un bagno di preziosi ricordi filtrati attraverso la lente d’ingrandimento della maturità e anche della fantasia. Contestualmente catapultano il lettore in un mondo genuino, prevalentemente povero, impastato di duro lavoro, di sacrifici, di diritti negati, di amori difficili, di fragilità, ma costellato di autentici valori.
Fa da contrasto il mondo bambino di Rosa e delle sue amiche, in cui la spensieratezza, i semplici giochi, il cielo terso, l’acqua di fonte e i campi dorati raccontano un’infanzia gremita di affetti, di sguardi amici, di un mondo pulito, ancora incontaminato, in cui i bambini attingevano per alimentare i sogni della stagione più bella della loro vita, l’infanzia. Si ha la sensazione di essere lì, in prima fila, in quei vicoli intrecciati di miseria e dignità, di semplicità e rispetto. Ed è in quei vicoli che esplode la gioia di vivere di fanciulli che si nutrono di sole e di strada, di quel mondo bambino, cucito sulla pelle di Rosa, da cui fa fatica a staccarsi.
Nella bottega, nei sentieri bardati di violette e di primule, nei campi dorati, nella natura immacolata, nelle viuzze, risuonano gli echi di un paese, si assapora l’essenza di un mondo scomparso, ma vivo nel ricordo della narratrice che l’ha respirato da bambina, e vuole condividerlo con le nuove generazioni che non lo conoscono, ma anche con chi ha radici profonde come lei nella sua terra.
Agata Casamassa nasce a Foiano di Val Fortore nel 1952. Oggi vive a San Bartolomeo in Galdo con il marito. È mamma di due giovani, che per esigenze di lavoro e studio vivono in altre regioni. Da circa cinque anni è in pensione; è stata insegnante, ha svolto la sua funzione di docente nella scuola primaria, con passione e dedizione per ben 41 anni. Ha da sempre un forte interesse per la scrittura creativa: sin da adolescente si diletta a dipingere con le parole, con i versi e la narrazione le proprie emozioni. Nel corso degli anni scrive poesie e racconti che custodisce in segreto, testi teatrali che rappresenta, ma non pubblica. Dopo la pensione, lontana dal suo lavoro, dalla carica creativa e rigenerativa che le davano gli alunni sente l’esigenza di dare voce alle sue passioni letterarie rimaste nel cassetto.
Pubblica il suo primo libro di poesie “Io sono” a giugno del 2016, edito da Aletti. Altre sue poesie inedite sono inserite in collane di Autori Vari, edite da Aletti. Con le poesie “Ancora” e “Mia poesia” riceve menzioni di merito.
Custodisce il manoscritto de La più bella stagione per un po’ nel suo cassetto segreto. Poi, lo invia al Concorso “4° Premio Internazionale Salvatore Quasimodo”. Viene selezionato dalla casa editrice come autore meritevole e il suo libro “La più bella stagione” viene pubblicato nella collana Gli Emersi, edito da Aletti.
Collana "Gli emersi - Narrativa"
pp.196 €12.00
ISBN978-88-591-5351-1
Il libro è disponibile anche in versione e-book
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