| Domanda - Partiamo proprio dal titolo, come mai "Sul ciglio di un’idea". Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?
Giacomo Romano Davare - Come dico nella prima poesia spesso la mente non trova le parole, l’anima non trova la giusta ispirazione e ci si sente come sospesi “sul ciglio di un’idea”.
Ho voluto mettere in risalto le angosce del vivere per il venir meno delle certezze, il disagio dinanzi l’indifferenza, gli incantevoli volti della natura, quanto possa l’amore come terapia per la “salute” dell’anima.
Domanda - Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?
Giacomo Romano Davare - Comunque si voglia intendere la poesia si nutre d’impressioni. E le impressioni, pur se a livello inconscio, le attingiamo dalla realtà.
Domanda - La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo suo libro?
Giacomo Romano Davare - Le sofferenze delle madri che hanno perduto i loro figli, i valori come la gentilezza e la spontaneità ormai desueti in una società permeata di apparenze e ipocrisia.
Domanda - A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito il libro "Sul ciglio di un’idea", se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore come li descriverebbe?
Giacomo Romano Davare - La mia prima passeggiata su un sentiero alpino fu per me come scoprire un nuovo continente. Il cielo trafitto dalle guglie dei monti, l’orecchio sollecitato continuamente dal gorgoglio dell’acqua dei ruscelli, uno stambecco che fuggiva dietro uno sperone di roccia; sensazioni che hanno allargato gli orizzonti delle mie emozioni.
Domanda - Quali sono le sue fonti di ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale?
Giacomo Romano Davare - Prima di saper scrivere bisogna saper leggere (o almeno si dovrebbe). Sicuramente mi hanno influenzato le liriche di poeti quali Eliot, Quasimodo e Prevet. Ma non sono un poeta che si richiama ad uno "stile" ma solo uno scrittore che sente talora il bisogno di annotare un pensiero in libere rime poetiche.
Domanda - Ci sono altre discipline artistiche, o artisti, che hanno in qualche modo influenzato la sua scrittura?
Giacomo Romano Davare - La mia vera vocazione è sempre stato il teatro (quello classico che predilige "la parola") che ho praticato sia come attore che come regista. Sul palco non solo la "persona", ma anche il proprio "io" è costretto a confessarsi. Si impara, così, a vivere "dentro" le parole.
Domanda - Oltre a quello trattato nel suo libro, quali altri generi letterari predilige?
Giacomo Romano Davare - Ho scritto moti drammi e alcuni romanzi. Ma sono anche paroliere e melodista. Ritengo che "la canzone" sia il veicolo più efficace per trasmettere il sentimento.
Domanda - Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?
Giacomo Romano Davare - Personalmente trovo insostituibile il rapporto con il libro che ti dà il piacere del contatto fisico e la gioia di un "dono" da custodire.
Domanda - Per terminare, qual è stato il suo rapporto con la scrittura, durante la composizione del libro.
Giacomo Romano Davare - Di esaltazione (quando mi guidava la fantasia) e di sofferenza (quando dovevo correggere, trovare un stile).
Domanda - Un motivo per cui lei comprerebbe "Sul ciglio di un’idea", se non lo avesse scritto.
Giacomo Romano Davare - Perché troverei tra le rime, pur velate talora di tristezza, i buoni sentimenti e l’eco dei valori autentici del "faticoso" vivere umano.
Domanda - Ha in progetto altre opere da scrivere nel prossimo futuro? In caso affermativo, può darcene una anticipazione?
Giacomo Romano Davare - Sto rielaborando i miei ricordi del periodo che navigai come "allievo ufficiale di coperta" attraversando gli oceani e toccando oltre sessanta porti in America, Asia, India, Europa, Australia.
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