| Domanda - Partiamo proprio dal titolo. Come mai "Ciao Lucio"? Quali sono gli argomenti ricorrenti o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?
Raffaella Di Maro - "Ciao Lucio" è un progetto che avevo in mente da tanti anni per ricordare il periodo della mia adolescenza nella prima metà degli anni 70 e commemorare Battisti, che con la sua musica è stato parte integrante e inscindibile di quell’età. L’idea di questo connubio scaturì di fatto dall’episodio che racconto nell’ultimo capitolo del romanzo, cioè l’evento organizzato da noi ex studenti per celebrare i 30 anni di vita del liceo classico da me frequentato a Spinaceto, che si concluse proprio con la messa in onda di "29 settembre", cantata da Battisti. Inizialmente, era mia intenzione portare a termine il progetto in occasione del decimo anniversario della morte del grande artista. Tuttavia, il mio lavoro molto impegnativo, associato alle incombenze di madre e moglie, non mi ha permesso di mantenere questa scadenza. Sono passati quindi ben 18 anni da quando fui folgorata da quell’idea ma, come si dice, non è mai troppo tardi….Sono comunque contenta di essere riuscita a far coincidere la pubblicazione di questo mio primo romanzo con il ventesimo anniversario della scomparsa di Battisti.
Domanda - Quanto la realtà ha inciso nella scrittura? Cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo suo libro?
Raffaella Di Maro - Fin dalla genesi, quindi, la realtà ha un peso preponderante nella narrazione. Direi che almeno l’80 per cento di quello che racconto (fatti, episodi e personaggi) è assolutamente vero. L’obiettivo infatti era quello di recuperare e cristallizzare, per ragioni affettive, i miei ricordi di adolescente (inclusi momenti famigliari indelebili) scanditi dalla musica di Battisti, per poterli condividere con i mei compagni di viaggio e con tutti quelli della mia generazione che in tali memorie potrebbero ritrovarsi. C’è però anche l’intenzione di mostrare ai ragazzi d’oggi come quelli della mia generazione hanno vissuto la loro adolescenza (come si divertivano, come interagivano con gli altri, ecc.), con la timida speranza che ciò possa far scaturire una riflessione su alcuni modelli di comportamento seguiti dai nostri ragazzi. L’occhio è quindi sì al passato ma in un confronto continuo, spesso implicito ma a volte esplicito, con il presente. Ne deriva un "come eravamo" a tratti nostalgico per la sensazione di aver vissuto ed essere stati adolescenti in un tempo migliore dell’attuale. In tutto questo, Battisti, con la sua musica, amata dai ragazzi di ieri e di oggi, assurge ancora una volta al ruolo di trait d’union tra passato e presente.
Domanda - Quali sono le sue fonti di ispirazione: gli autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale?
Raffaella Di Maro - Cesare Pavese e Dacia Maraini tra gli autori italiani, Kafka e Henry James, tra quelli stranieri, sono gli scrittori che più di altri hanno influenzato la mia formazione culturale e la mia scrittura. Da loro, in particolare, ho sviluppato la predilezione per la prosa semplice e asciutta.
Domanda - Quali generi letterari predilige?
Raffaella Di Maro - La poesia, il racconto e il romanzo sono i generi letterari che amo di più. Come autrice, il mio preferito, in assoluto, rimane il racconto che ritengo sia uno dei generi letterari più difficili, perché qui tutto deve essere in perfetto equilibrio. Ho scritto vari racconti, ricevendo anche un premio qualche anno fa a un concorso bandito da un’Associazione Culturale di Tivoli. Lo stesso "Ciao Lucio" inizialmente avrebbe dovuto essere un racconto “lungo”, ma poi mi ha preso la mano, complici le tante cose da raccontare, e quindi si è trasformato in un romanzo “breve”.
Domanda - Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?
Raffaella Di Maro - Pur riconoscendo gli innegabili vantaggi dell’e-book, rimango saldamente ancorata al libro cartaceo. Per me il libro non può che essere quello tradizionale perché, oltre alla relazione intellettuale e spirituale, con esso si crea anche un rapporto fisico che è parte integrante dell’esercizio di lettura. È emozionante infatti sfogliare le pagine, sentirne il fruscio e il caratteristico odore, poter magari sottolineare con una matita una frase o un’espressione che ci sono piaciute particolarmente, mettere un segnalibro tra le pagine per ricordare il punto in cui si è arrivati a leggere. Il libro è spiritualità ma anche un fatto concreto e questo dualismo per me è irrinunciabile.
Domanda - Rapporto con la scrittura durante la composizione del romanzo.
Raffaella Di Maro - Direi che il rapporto con la scrittura è stato nel complesso lineare e armonioso, molto naturale e per niente complicato. Mi è piaciuto molto comporre questo romanzo capitolo dopo capitolo, dalle fondamenta fino al tetto, come un’opera di architettura. Fin dall’inizio sapevo come avrei terminato la storia e fin dall’inizio avevo in mente a grandi linee i contenuti e la trama della storia e soprattutto gli episodi e i personaggi che dovevano essere assolutamente dentro. Il contenuto particolareggiato di ogni singolo capitolo è stato invece costruito a mano a mano, strada facendo, sulla base di una scaletta dettagliata degli argomenti da trattare.
Domanda - Un motivo per cui lei comprerebbe "Ciao Lucio" se non lo avesse scritto.
Raffaella Di Maro - Se non l’avessi scritto io, lo acquisterei - basandomi sulla presentazione della quarta di copertina - perché incuriosita dall’intreccio (la combinazione tra musica e memorie adolescenziali), perché amo Battisti, perché è un tuffo in un passato, seppur recente, che vale comunque la pena recuperare per quello che può trasmetterci di positivo.
Domanda - Ha in progetto altre opere da scrivere nel prossimo futuro?
Raffaella Di Maro - Come ho detto prima, ho impiegato molto tempo a scrivere questo romanzo per ragioni contingenti, ma ora sono già proiettata sul mio prossimo progetto letterario. Si tratta di una raccolta di racconti brevi (potrebbero essere 12-14), ognuno dei quali ha come protagonista una donna. Dopo un romanzo, voglio tornare al mio “primo amore”. Ho già in mente tutte le storie da raccontare, e a oggi ne ho già scritte due. Mi sono data una tabella di marcia piuttosto ambiziosa, mi piacerebbe infatti concludere questo lavoro entro i prossimi sei mesi.
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