| Domanda - Partiamo proprio dal titolo, come mai "Niabi"? Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?
Gaia Morri - Niabi è un nome indiano, deriva da una tribù di nativi americani ancora oggi federalmente riconosciuta in Oklahoma (Stati Uniti). Significa "Occhi da cerbiatto", la mia migliore amica mi chiamò così in un giorno qualunque, non l'ho più dimenticato. Avete presente quegli istanti che il tempo non sbiadisce? Quelli che più passa il tempo più continuano a tornare a galla? Ecco. Ero passata a prenderla sotto casa per andare a una festa, lei entrò in macchina, mi guardò e disse: "hai gli occhi da cerbiatto!" e scoppiò a ridere. E scoppiai a ridere. Ora che non posso più passarla a prendere sotto casa, non posso che aggrapparmi ai ricordi, e chissà, forse un giorno andare in Oklahoma e stringere la mano a qualcuno con il nome "Niabi".
Non ci sono argomenti ricorrenti, sono tanti e diversi pensieri che hanno le carte giuste per uscire fuori, mi hanno convinta e ho dato loro spazio. Ogni poesia per me è fondamentale. Ogni pagina. Ogni riga. Ogni punto non messo.
Domanda - Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?
Gaia Morri - Tanto. Ho deciso di fare della realtà il segreto di questa raccolta. È stata una grande scommessa. La realtà tira fuori tutti i mostri che nascondi sotto il letto prima di andare a dormire, tira fuori le paure, le cose non dette. È un po' come spogliarsi nudi davanti a tutti. Ci vuole un pizzico di coraggio.
Domanda - La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall'oblio del tempo con questo suo libro?
Gaia Morri - Questo è un libro che racchiude passato presente e futuro. Il tempo che scorre è una pedina inevitabile, ma credo che la scrittura possa congelare precisi istanti. Ho voluto salvare e custodire ciò che ho vissuto, ciò che avrei voluto vivere in quel momento, e ciò che sicuramente vivrò in futuro. Il tempo non si ferma, ma possiamo imparare a prendercene gioco.
Domanda - A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito il libro "Niabi", se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore come li descriverebbe?
Gaia Morri - Sono tanti episodi che formano lo scatto di una Polaroid, inizialmente sfuocati, per poi prendere colore piano piano. Non è tutto in superficie. Non c'è un filo conduttore, ma c'è un filo che conduce alla verità. Alla mia verità. C'è la nostalgia per mia madre quando ho vissuto dall'altra parte del mondo, c'è il locale in cui andavo spesso nelle sere d'inverno, c'è un caffè macchiato bollente, una pozzanghera, e anche della Tequila... C'è anche tanto altro ma lascio spazio alla curiosità.
Domanda - Quali sono le sue fonti di ispirazione: autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale?
Gaia Morri - Fondamentale è stato "Il Piccolo Principe" di Antoine De Saint-Exupéry: "Non si vede bene che con il cuore, l'essenziale è invisibile agli occhi", questa frase racchiude tutto ciò in cui credo.
Altri autori potrei citare Bukowski (Storie Di Ordinata Follia), Verga (che con il Verismo è stato il primo ad usare tematiche fuori dai normali canoni poetici), Alda Merini, Oriana Fallaci, Paolini. Ma anche "Topolino" e "Geronimo Stilton", perché la semplicità è il valore più antico del mondo, e dopotutto i libri per bambini sono quelli che nascondo più verità di tutti, se letti con attenzione.
Domanda - Ci sono altre discipline artistiche, o artisti, che hanno in qualche modo influenzato la sua scrittura?
Gaia Morri - Oggi abbiamo Instagram e Facebook, le didascalie per dare un senso alle foto, e i giovani poeti non possono che sfruttare tutto questo, infatti, ho iniziato a seguire pagine di poeti emergenti (Gio Evan è uno dei principali esponenti) e ho trovato la sensibilità giusta per riuscire a far emergere un interesse alla poesia anche al giorno d'oggi. Devo molto anche ai grandi cantautori italiani come Lucio Dalla, De andrè, De Gregori... che sono stati la colonna sonora della mia infanzia e lo sono ancora ora. Le canzoni sono poesie.
Posso dire, quindi, che vengo influenzata un po' da tutto ciò che mi circonda. Non ho ancora capito se è un bene o un male, io intanto continuo a sperimentare.
Domanda - Oltre a quello trattato nel suo libro, quali altri generi predilige?
Gaia Morri - Non faccio discriminazione di alcun genere, prediligo ciò che riesce ad incuriosirmi.
Domanda - Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?
Gaia Morri - Ovviamente quello cartaceo, senza alcun dubbio, ma questo libro ha il compito di infrangere l'idea generica che abbiamo della poesia. Il titolo di ogni poesia è un hashtag: simbolo del cancelletto (#) associato ad una o più parole chiave, usato per facilitare le ricerche tematiche nei social. Questo perché vorrei creare un ponte a due corsie tra il mondo che continua ad andare sempre più sul digitale, e il mondo che continua a preservare la tradizione. Un insieme di convinzioni messe faccia a faccia, un libro fatto di carta che contiene (se vogliamo interpretarli così) i famosi "stati" di Facebook, e allo stesso tempo un sistema di scrittura "social" per chi ama ancora tagliarsi le dita sfogliando le pagine. Vorrei ricordare a tutti che "cambiando l'ordine degli addendi il risultato non cambia". Non c'è poi così tanta differenza. Mia nonna potrebbe leggermi su Facebook e i ragazzini di 13 anni andare il libreria. Vorrei soltanto abbattere alcuni stereotipi e far avvicinare alla poesia anche chi è rimasto traumatizzato dalle scuole superiori.
Domanda - Per terminare, qual è stato il suo rapporto con la scrittura, durante la composizione del libro?
Gaia Morri - Non semplice, questo libro è stato prima di tutto una scommessa. Ho accettato perché volevo vedere fino a che punto davvero potevo spingermi in avanti, il brivido è stato lo stesso di quando hai paura di cadere da un dirupo ma continui ad avvicinarti per guardare giù. La verità è che l'ho scritto perché avevo paura. Avevo una paura fottuta di lasciar stropicciare le pagine della mia vita da mani indiscrete, avevo paura di come qualcuno avrebbe potuto voltare pagina senza dare il giusto peso a quelle parole. E succederà. Lo so. Ho ancora paura a volte, ma l'ho scritto perché è giusto essere ciò che si è, ed è una scommessa da vincere. Non ho nessuna aspettativa, l'unica cosa che vorrei davvero è riuscire a comprendere se trasmetto qualcosa, se la mia energia funziona.
Domanda - Un motivo per cui lei comprerebbe "Niabi" se non lo avesse scritto?
Gaia Morri - Perché è vero, diretto. Complesso e semplice allo stesso tempo (come ogni cosa) e come per ogni cosa sta a te interpretarlo, questo dipende dalla profondità.
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Collana Le Perle
pp.60 €12.00
ISBN 978-88-591-5206-4
Genere: Poesia
Editore: Aletti
Il libro è disponibile anche in versione e-book
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