| Domanda - Partiamo proprio dal titolo, come mai "Il discorso di Ale". Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?
Roberto Ianni - Sicuramente il titolo è esplicativo dell’intera opera che, appunto, è un discorso. Un discorso fatto da un fratello maggiore, Ale al minore, Dan. I temi ricorrenti sono diversi ma direi che tutti quanti si agganciano ad un macro-argomento che è la vita. Il discorso che Ale fa al fratello è un inno a essa, alla sua bellezza ai suoi colori e alla sua musica. Il dolore, fortemente presente nel romanzo, è analizzato da due diverse prospettive: quella di Dan, sconvolto e completamente distrutto da esso e quella di Ale, che esorta il fratellino a vedere quest’emozione così negativa come un motore che ci spinge a migliorarci, fin dai tempi più antichi. La musica, filo rosso della storia, è essa stessa portatrice di dolore e cura di esso.
Domanda - Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?
Roberto Ianni - Direi che la realtà ha inciso non poco nella stesura di queste pagine. Molte delle emozioni vissute dai personaggi sono passate sulla mia pelle, alcune di esse mi hanno scottato, altre mi hanno guarito. Mi rivedo molto nel personaggio di Dan, credo che egli sia nato per non lasciarmi portare da solo il peso di alcune esperienze.
Domanda - La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo suo libro?
Roberto Ianni - La speranza.
Il mio desiderio è che chiunque si trovi a leggere questo libro, ora o tra anni, possa ritrovare una scintilla di speranza. Vorrei che queste pagine racchiudessero per sempre il valore dell’umanità e dell’amore, quello dei sogni e dei legami veri.
Domanda - A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito il libro "Il discorso di Ale", se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore come li descriverebbe?
Roberto Ianni -Gli episodi che porto con me sono davvero numerosi e non credo di riuscire a ricordarli tutti in questo momento.
Uno però è più forte degli altri. Ci fu una sera, ero intento a scrivere il finale del “Discorso di Ale”, quel momento fu per me di vera catarsi.
Riuscì a riportare nelle righe del testo un episodio, per me, emotivamente sconvolgente.
Rileggendolo più volte, immerso nelle mie lacrime mi resi conto che, grazie alla scrittura, ero riuscito a vincere quel momento e porlo nei miei ricordi senza che mi facesse più del male.
Domanda - Quali sono le sue fonti di ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale?
Roberto Ianni -La mia formazione è in costruzione ed orientata verso il mondo della drammaturgia teatrale.
Ciò nonostante credo che siano molti gli autori che ritengo per me fondamentali, uno su tutti nella stesura di queste righe, Pietro Verri il cui “Discorso sull’indole del Piacere e del Dolore” è la fonte primaria di ispirazione di questo racconto.
Domanda - Ci sono altre discipline artistiche, o artisti, che hanno in qualche modo influenzato la sua scrittura?
Roberto Ianni - Certamente, il mio mondo è quello del teatro e credo che il testo sia fortemente teatrale: ogni capitolo (o meglio, visita) è una potenziale scena teatrale. Ho scritto diverse drammaturgie e credo che questo racconto sia l’epilogo di uno spettacolo teatrale da me scritto e diretto: “Danza Sadica”.
Domanda - Oltre a quello trattato nel suo libro, quali altri generi letterari predilige?
Roberto Ianni - I generi letterari di cui vivo sono sicuramente l’horror (in particolare quello psicologico), il romanzo filosofico, e la poesia.
Domanda - Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?
Roberto Ianni - Il cartaceo, senza dubbio. Il libro digitale non mi emoziona. Quando decido di iniziare una nuova lettura ho la necessità di accarezzare le pagine, sentirne il profumo e la consistenza.
Domanda - Per terminare, qual è stato il suo rapporto con la scrittura, durante la composizione del libro.
Roberto Ianni - Catartico. Scrivendo queste pagine ho affrontato demoni che erano annidati dentro di me da tempo, ho vinto paure e liberato emozioni che erano ormai sepolte.
Domanda - Un motivo per cui lei comprerebbe "Il discorso di Ale", se non lo avesse scritto.
Roberto Ianni - Credo che in queste pagine ognuno possa trovare qualcosa di sé. Il punto forte di questo testo, nonostante io sia uno scrittore molto acerbo, è la purezza. Le emozioni e le sensazioni qui raccontate sono vere e genuine e sono fortemente convinto che ognuno di noi abbia bisogno di un po’ di esse.
Domanda - Ha in progetto altre opere da scrivere nel prossimo futuro? In caso affermativo, può darcene una anticipazione?
Roberto Ianni - Non saprei. Scrivere è per me una valvola di sfogo , è il porto sicuro dove andare quando non brancolo nel buio. Diciamo che ora non sento il bisogno di scrivere se non per il teatro.
Collana "Gli emersi - Narrativa"
pp.153 €13.00
ISBN 978-88-591-5287-3
Il libro è disponibile anche in versione e-book
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