| Domanda - Partiamo proprio dal titolo, come mai Prósôpon. Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?
Nicholas Nisi - Prósôpon deriva dal greco antico ed è la parola con cui si indicava la maschera dell’attore, termine dal quale poi deriva il vocabolo italiano “persona”.
Il richiamo pirandelliano che credo salti subito all’occhio a questo punto, ammetto che non è voluto, o forse, è semplicemente inconscio.
Per comprendere appieno gli argomenti trattati, bisogna sicuramente associare il titolo all’immagine di copertina, una mano che impugna una maschera nell’atto di metterla/toglierla.
Se nella vita quotidiana quella maschera rappresenta la persona che noi “indossiamo” davanti al resto del mondo, questo libro al contrario si focalizza cercando di osservarne la parte interna, la parte buia che normalmente scompare una volta indossata la stessa dato che gli occhi guardano il mondo esterno.
Il tutto verte sul tentativo di raffigurare, spesso in maniera fugace, quell’Io con cui ormai oggigiorno raramente siamo a contatto.
In buona parte, gli scritti derivano spesso dal tentativo di dare forma e colore ad un’emozione, o ad un insieme di emozioni.
Possono essere quindi intesi come un esperimento per congelare e fermare in un’immagine concetti astratti che altrimenti non sono figurabili, quali sono le emozioni appunto.
In un certo senso tutto ciò ha uno scopo terapeutico/analitico per quel che mi riguarda, una volta portate le emozioni “fuori da me”, sono più facilmente analizzabili e comprensibili.
A questo punto, si vengono quindi ritraendo tutta una serie di “paesaggi interiori”, spesso brutali e crudi, che vanno quindi a comporre la silloge.
La scelta di ordinare gli scritti in maniera cronologica risulta poi fondamentale per capire il processo.
Il libro inizia infatti con questa serie di paesaggi che servono ad analizzare le emozioni, ma finisce di nuovo astraendo il tutto attraverso riflessioni di carattere generale sulla vita e sul nostro tempo, che prendono le mosse proprio da una ulteriore analisi dei paesaggi prima descritti.
Insomma contiene due livelli di elaborazione, il primo che porta l’astratto nel concreto per poter esser maggiormente compreso, il secondo che riporta il concreto nell’astratto per riflettere su questioni a maggiore scala.
Un esempio su tutti è il tema della morte come parte della vita, nonché propulsore della stessa.
Tema richiamato anche in copertina dalla maschera scelta, bianca con le occhiaie cave, antica raffigurazione della morte appunto.
Domanda - Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?
Nicholas Nisi - Direi che la realtà ha scritto questo libro.
Come detto precedentemente, nasce dal tentativo di bloccare stati d’animo, di congelarli per poterli analizzare.
Senza le esperienze avute, non ne avrei sentito il bisogno e, forse, non avrei mai scritto.
Ecco sì, credo che questo descriva bene tutto il mio approccio alla scrittura.
La scrittura per me è un impulso primordiale, un vero e proprio bisogno da soddisfare come gli altri.
Domanda - La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo suo libro?
Nicholas Nisi - Non c’è qualcosa di preciso.
È questo il punto in un certo senso.
Ogni singolo scritto, tramite la lettura del codice d’archiviazione e del testo, permette alla mia mente di tornare esattamente al momento e al luogo in cui è stato steso.
Ricordo quindi il luogo, la temperatura, gli odori, la situazione, lo stato d’animo, la presenza di persone intorno ecc ecc.
Non devono essere per forza momenti particolarmente rilevanti, però certamente sono una serie di occasioni in cui ero “sconnesso” dal mondo esterno mentre instauravo un rapporto molto più intimo con me stesso, dialogando internamente ed in un certo senso permettendomi di crescere come persona.
Sono momenti che nascono dalla banalità del quotidiano e dalla necessità di introspezione per cercare una profondità maggiore rispetto a quella che il mondo esterno poteva offrirmi in quel dato momento.
Scrivere è in generale una maniera di permanere nel tempo, di sopravvivere ed in fondo è inconsciamente un istinto primordiale che ci accomuna tutti.
Domanda - A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito il libro "Prósôpon", se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore come li descriverebbe?
Nicholas Nisi - Ecco, mentre rispondo a questa domanda, mi viene in mente che potremmo definirlo un libro nato dalla noia.
Quella noia che oggi rifuggiamo cercando di riempire i vuoti delle nostre giornate tramite gli smartphone, i social network ecc ecc.
Molti di questi scritti sono nati invece banalmente aspettando un autobus, oppure nei viaggi da pendolare in treno, oppure ancora osservando le persone muoversi nelle stazioni.
Insomma quei momenti di pausa, di noia, che invece di riempire in qualche maniera, ho al contrario lasciato scorrere permettendomi di prendere coscienza di cosa mi circondava e della mia posizione rispetto a ciò che mi era intorno e poi, in un secondo momento, rispetto a me stesso.
Domanda - Quali sono le sue fonti di ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale?
Nicholas Nisi - Come detto in apertura, credo che inconsciamente mi torni spesso alla mente Pirandello.
Altri da nominare sono sicuramente Fernando Pessoa, che ho avuto modo di leggere in lingua originale durante il mio soggiorno a Lisbona e mi ha subito attratto come un magnete.
Andando avanti, devo anche molto a Jorge Luis Borges.
Per quanto il genere sia diverso, credo che una buona parte di me sia debitrice anche a Fëdor Dostoevskij.
Domanda - Ci sono altre discipline artistiche, o artisti, che hanno in qualche modo influenzato la sua scrittura?
Nicholas Nisi - Credo che in qualche modo tutto questo abbia a che fare con l’Architettura.
Il fatto di scrivere un componimento, che in poche righe deve descrivere tutto quello che è presente nella propria testa, obbliga a centrare il punto, a decidere, scegliere, scartare tutto quello che è superfluo.
In qualche modo bisogna “pulire”, fare chiarezza.
Operazione questa che diventa importante anche nel fare Architettura.
Diciamo che da questo punto di vista, scrivere mi ha fatto crescere come studente d’Architettura, ma vale anche il viceversa.
Credo infatti anche che la capacità di immaginare spazi, mi abbia certamente permesso poi di ritrarre questi paesaggi interiori.
Altro riferimento è poi senz’altro la musica, spesso dal punto di vista del concetto di ritmo, altre volte proprio come fonte di ispirazione primaria.
Alcuni scritti nascono proprio dalla sensazione dovuta all’ascolto di un verso di una canzone, o dalla melodia.
Domanda - Oltre a quello trattato nel suo libro, quali altri generi letterari predilige?
Nicholas Nisi - Normalmente vengo additato come una persona prolissa.
Il mio habitat naturale in realtà sarebbero i racconti brevi o il romanzo.
Questo libro, come detto precedentemente, ha anche rappresentato per me un’occasione per imparare a scarnificare il discorso portandolo all’essenziale.
Domanda - Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?
-Il libro cartaceo senza ombra di dubbio.
Credo di avere giusto un paio di e-book.
Forse è la deformazione dovuta all’Architettura, ma preferisco avere in mano materia.
Mi piace sentire il profumo di un libro, vecchio o nuovo che sia, il rumore della carta quando si sfogliano le pagine, il peso e la qualità della stessa.
Ho bisogno di toccare con mano.
Così come quando scrivo, normalmente scrivo a mano su un quadernetto tascabile oppure, in assenza di questo, ovunque capiti.
Anche quando progetto qualcosa, la maggior parte del tempo la passo sulla carta, il computer lo uso solo per finalizzare.
Trovo che la mano sia indispensabile al pensiero, dà il tempo di elaborare, anche quando si tratta di leggere un libro e prendere appunti.
I movimenti della mano attivano tutta una serie di impulsi che, sono convinto, generino il pensiero.
Proprio a proposito, leggevo qualche mese fa un articolo, ma non ricordo dove, in cui si sosteneva che la mano è la fonte della memoria, perché con la mano nasce la necessità di ricordare come gli utensili erano stati creati ecc ecc.
Domanda - Per terminare, qual è stato il suo rapporto con la scrittura, durante la composizione del libro?
Nicholas Nisi - Come detto prima, scrivere è un bisogno.
Scrivere questo libro altro non è stato se non la risposta reiterata nel tempo a questo bisogno.
Ciò non va confuso però con l’ispirazione.
Spesso, non ero ispirato, semplicemente mi sono sforzato di trovare le parole giuste per descrivere ciò a cui stavo pensando.
Insomma, la scrittura è un bisogno per me, bisogno di ricordare, di rallentare, di esprimersi.
Bisogna capire cosa si vuole esprimere e poi cercare le parole che più si avvicinano a descrivere qualcosa che non è descrivibile.
È un problema di comunicazione, l’ispirazione ha poco a che fare, credo sia più importante il duro lavorio di limatura fino all’essenziale che sta dietro ogni scritto.
Domanda - Un motivo per cui lei comprerebbe "Prósôpon" se non lo avesse scritto.
Nicholas Nisi - Credo che se fossi un lettore, lo comprerei per conoscermi meglio.
In fin dei conti è un libro che parla di cose che tutti conoscono, ma su cui pochi si soffermano, argomenti ed istinti scomodi anche, vengono messi a nudo ed evidenziati.
Quindi sì, credo che lo comprerei per fare un po’ di autocritica ed avere un rapporto più sincero con me stesso, visto che spesso, nascondendo alcuni lati, si mente prima a sé stessi che agli altri.
Credo che sia un libro buono per imparare ad accettare questi lati, perché in fondo, anche quello che ci fa paura, altro non è che un’immagine, un racconto, come se ne vedono e leggono tanti.
Insomma, lo comprerei per la sua funzione catartica.
Domanda - Ha in progetto altre opere da scrivere nel prossimo futuro? In caso affermativo, può darcene una anticipazione?
Nicholas Nisi - Attualmente in cantiere non c’è nulla.
Potrei ripensarci più avanti, ma in questi mesi sono impegnato in tutta una serie di iniziative legate al mondo dell’Architettura che, occupando molto tempo, mi tengono lontano dal mondo della scrittura.
Non escludo la possibilità di pubblicare una seconda silloge però.
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