| Rispetto alla prima raccolta poetica, Le città perdute, lo sguardo dell’autrice si sposta dall’interno all’esterno e si sofferma su oggetti o creature raccontandone l’anima.
Le poesie sono ora più dense nel linguaggio e senza varco come se fosse stato attraversato quel guado che, nelle prime poesie, tratteneva su una riva, sebbene incerta ed ancora giovane.
Le città perdute sono state sostituite da isole e da lì nessun volo può essere salvato e non ci sono varchi o alture come era possibile invece trovarli nelle città perdute, sebbene perdute. Alle isole, l’autrice giunge dalle città perdute, da un angolo smagliato e, come tutti coloro che abitano la sospensione delle isole, per necessità e per non impazzire, spostano lo sguardo per scorgere qualcuno o qualcosa che siano scampati al deserto ma anche per non vedere, forse, un varco a cui non si può più credere perché, ormai, è il tempo dell’assenza. Il verso è spezzato, frantumato ed il contenuto più lacerante ma più vero e conosciuto attraverso un percorso ancora più sofferto.
Maria Luisa De Ciancio, nata a Torano Castello (CS), è docente di lettere presso l’I.I.S. PIZZINI-PISANI di Paola (CS).
Ha pubblicato nel 2017 Le città perdute, edito da CITTÀ DEL SOLE EDIZIONI.
Collana "Gli emersi - Poesia"
pp.56 €12.00
ISBN 978-88-591-5128-9
Il libro è disponibile anche in versione e-book
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