| Domanda - Partiamo proprio dal titolo, come mai "METAPHORE". Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?
Guendalina Tarizzo - Il titolo METAPHORE nasce dalla volontà di esternare emozioni e pensieri adoperando parole le quali, il più delle volte, usano la mia mente e la mia biro per rivelarsi e prendere vita.
Nel libro racconto riflessioni, esprimo teorie e libero pensieri; tutto ciò nasce da semplici attimi vissuti, talvolta alquanto sfuggenti.
La sfida è acchiapparli e incorniciarli.
Domanda - Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?
Guendalina Tarizzo - Il mio modo di scrivere è figlio della realtà, essendo io una persona abbastanza realista, non sono sempre stata troppo amica della realtà.
Ma ho capito, diventando grande, che codesta è colei che davvero ci saluta al mattino appena svegli e ci accompagna nel quotidiano.
L’unico momento in cui ha pietà di noi è quando ci concede di sognare, al momento del sonno.
Allora si riposa tutti, compresa essa stessa.
Domanda - La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo suo libro?
Guendalina Tarizzo - La scrittura è ciò che mi compone.
Le parole sono il mio cibo.
Carta e penna sono i miei compagni da sempre.
In questo libro, certamente, si evince l’amore smodato per la parola ed è questo ciò che rimarrà.
Domanda - A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito il libro "METAPHORE", se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore come li descriverebbe?
Guendalina Tarizzo - Sicuramente episodi personali, magari brevissimi.
La descrizione può essere una sola, la vita è fatta per essere vissuta.
Frase decisamente ricorrente, ma troppo spesso sottovalutata.
Domanda - Quali sono le sue fonti di ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale?
Guendalina Tarizzo - Oltre agli autori Pavese, Montale, Whitman e D.Thorean, non posso non citare Pirandello, Proust, Quasimodo, Virginia Woolf e, con immensa devozione, devo assolutamente ricordare Dario Fo, genio immortale. Infine ma non ultimo, il mio compagno di pensieri Claudio Baglioni, che annovero tra coloro che mi hanno fatto capire, in tenera età, quanto il mio essere sia composto di scrittura.
Domanda - Ci sono altre discipline artistiche, o artisti, che hanno in qualche modo influenzato la sua scrittura?
Guendalina Tarizzo - Collegandomi alla prima domanda certamente la musica è saldamente unita alla mia scrittura.
Negli ultimi anni seguo con ammirazione autori di colonne sonore cinematografiche; James Newton Howard e Hans Zimmer.
Di qui, l’altra arte che è parte fondamentale del mio animo è il cinema, da quello degli anni ’50 americano, fino a giungere a “The Lord of the ring” di Peter Jackson.
Registi per me fondamentali, oltre al sopracitato Jackson, sono Tim Burton, Woody Allen, Francis Ford Coppola, Oliver Stone e M.Night Shyamalan.
Domanda - Oltre a quello trattato nel suo libro, quali altri generi letterari predilige?
Guendalina Tarizzo - Adoro leggere saggi, romanzi thriller e, per affetto, tutto ciò che realizza Stephen King.
Domanda - Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?
Guendalina Tarizzo - Il libro cartaceo non ha eguali. Il tatto, l’odore della carta, il gusto di piegare l’angolo della pagina a cui si è arrivati a leggere.
Adoro i libri rovinati, un po’ ingialliti. Quelli realmente vissuti.
Domanda - Per terminare, qual è stato il suo rapporto con la scrittura, durante la composizione del libro.
Guendalina Tarizzo - Sinceramente, non ho avuto particolari dubbi. Semplicemente, ho lasciato andare la mia biro quattro colori, senza freni.
Domanda - Un motivo per cui lei comprerebbe "METAPHORE", se non lo avesse scritto.
Guendalina Tarizzo - Forse il motivo principe sarebbe: vediamo se davvero qui c’è qualcuno che esprime qualcosa.
Domanda - Ha in progetto altre opere da scrivere nel prossimo futuro? In caso affermativo, può darcene una anticipazione?
Guendalina Tarizzo - Assolutamente sì. Un altro libro di poesie con qualche novità. Non solo suggestioni in versi, ma piccoli accenni di prosa, attimi rubati al “bellissimo poetare”.
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