| È l’anno 2001; l’unione monetaria europea è alle porte, l’euro entrerà in corso legale con il primo gennaio del 2002. Un misterioso quanto disonesto individuo irretisce due poveri sbandati, in crisi per debiti di gioco con uno strozzino, convincendoli ad organizzare una rapina da diversi milioni di euro.
Al Commissario Matteo Maria Moretti mancavano pochi mesi per andare in pensione; per anni era stato sulla cresta dell’onda, aveva risolto alcuni casi veramente difficili ed aveva ricevuto diversi encomi per i risultati ottenuti ma, negli ultimi tempi, dopo il tragico incidente nel quale avevano perso la vita il figlio, la nuora e l’amato nipotino e la grave malattia della moglie che lo aveva lasciato vedovo, aveva perso lo smalto dei tempi migliori, era diventato abulico, distratto ed era incorso anche in un errore di valutazione facendosi sfuggire un pericoloso delinquente.
Era stato quindi trasferito in un commissariato di periferia, una zona dove più che altro si verificavano piccoli furti, liti condominiali e qualche piccolo spaccio di droga, fino al giorno in cui gli era stato affidato un caso apparentemente abbastanza semplice, indagare su un incidente che aveva coinvolto un furgone portavalori che trasportava alle banche le nuove banconote in euro che sarebbero dovute entrare in vigore col successivo 1° gennaio 2002, bruciate nel rogo del furgone, nel quale avevano anche perso la vita i due agenti di scorta.
L’indagine sembrava un affare di normale amministrazione ma, anche per il fatto che nell’incidente si erano ridotti in cenere svariati milioni di euro, il Commissario cominciò a sentire odore di bruciato, che non era soltanto quello del rogo del furgone.
Nonostante l’impegno nell’indagine però non riusciva a trovare un indizio valido che giustificasse i suoi sospetti; gli interrogatori delle mogli dei due agenti, del titolare della società di Trasporto Valori, del direttore della “fabbrica” delle banconote e del titolare della compagnia aerea che aveva effettuato il trasporto da Roma a Torino non avevano approdato a nulla.
L’annuncio però che a breve sarebbe arrivato il suo sostituto spinge il Commissario Moretti a voler dimostrare nuovamente le proprie capacità scavando a fondo e giungendo finalmente, anche grazie ad un piccolo colpo di fortuna, alla soluzione del caso.
È proprio vero che il diavolo fa le pentole ma non i coperchi, ma chi se lo sarebbe aspettato?
Roberto Minocci è nato a Villadossola (VB) il 12 ottobre 1939.
Dopo aver completato gli studi presso il Collegio Rosmini di Domodossola ha lavorato per oltre quaranta anni in primarie ditte di produzione beni primari e di servizi.
Pensionato, coniugato con due figli, un maschio ed una femmina, quest’ultima coniugata con un figlio.
Risiede ad Azzano Decimo (PN) dal 1999.
Il romanzo “Il destino della Bell’Alda” qui presentato è la sua prima opera scritta e, fino ad oggi inedita.
Collana "Gli emersi - Narrativa"
pp.288 €14.00
ISBN 978-88-591-5113-5
Il libro è disponibile anche in versione e-book
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