| Domanda - Partiamo proprio dal titolo, come mai "La Voce delle Stelle"? Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?
Dennys Cambarau - Nella mente del poeta la voce delle stelle è il canto degli astri, i quali hanno sempre ispirato, appunto, poeti e sognatori e, come la luna, vegliano sui nostri sogni atavici e primordiali. Gli argomenti trattati negli haiku, nelle tanka e nelle altre poesie, sono di natura eterogenea: piccoli quadretti di genere descritti in versi brevi, in grado di trasmettere un’immagine improvvisa, un’emozione scaturita dall’osservare o da quel che ci si sente dentro, nel nostro Io…
Domanda - Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?
Dennys Cambarau - La realtà per questo libro è stata fondamentale, anche se alcuni quadretti di genere sono stati carpiti dalla fantasia e dalle mere emozioni del momento per farne oggetto di poesia. Tengo a precisare che il libro l’ho dedicato a mia madre che ha combattuto sino alla fine per una malattia orribile, il cancro, per cui il poetare è stato un mio rifugio naturale e obbligato mentre tutt’intorno il mio mondo e le mie certezze si stavano lentamente sgretolando sotto il peso degli eventi.
Domanda - La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo suo libro?
Dennys Cambarau - Sicuramente le mie emozioni e il ricordo di una persona a me tanto cara, come si evince da quello che ho scritto dianzi…
Domanda - A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito il libro "La Voce delle Stelle", se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore come li descriverebbe?
Dennys Cambarau - Traumatici ma vivi. Nella fantasia e nella realtà si fondono gli estremi d’una vita vissuta ai bordi d’un contrasto che non si vede ma che è presente in qualsivoglia poesia.
Domanda - Quali sono le sue fonti di ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale?
Dennys Cambarau - Amo i poeti ermetici, come Ungaretti, Quasimodo e Montale, ma anche quelli “storici”, come Leopardi e Carducci; tuttavia in questo senso non vorrei fuorviare il lettore, poiché il libro è nato quale raccolta di haiku e di tanka, sebbene siano presenti pure poesie che con esse non hanno niente a che fare. Adoro la poesia giapponese, come quella nata da Matsuo Bashō, creatore del genere, Issa, Buson, Ryōkan, e i cosiddetti altri autori “minori”, Il Kokin Waka Shū, raccolta poetica di poesie antiche e moderne. Chiusa questa digressione nipponica, mi hanno influenzato molto anche altri autori, quali Kostantinos Kavafis e Alda Merini.
Domanda - Ci sono altre discipline artistiche, o artisti, che hanno in qualche modo influenzato la sua scrittura?
Dennys Cambarau - Sì, la fotografia, per esempio… Mi piace l’idea di fermare il tempo, così effimero e fugace, in uno scatto che rende l’istante quasi eterno. Soffermarsi sui particolari, osservarli per farli propri, immaginare il contesto e i sentimenti che ci sono dietro quello che vedo. Forse anche per questo mi piacciono fotografi come David Lachapelle, Bruce Weber, Michael Freeman e Steve McCurry.
Domanda - Oltre a quello trattato nel suo libro, quali altri generi letterari predilige?
Dennys Cambarau - Amo la cultura a 360°, per cui mi è difficile rispondere in modo mirato. Leggo di tutto, dai saggi ai romanzi di qualsivoglia genere, non disprezzando nemmeno i fumetti, che spesso sono opere poetiche nate dalla fusione delle immagini con un testo scritto, dietro i quali c’è sempre una storia da raccontare. Mi riferisco a opere quali “L’uomo che cammina”, “Furari”, di Jirō Taniguchi, “Kagemaru Den” di Sanpei Shirato, “Ali d’argento” di Ayumi Tachihara, Sandman di Neil Gaiman e così via… Per quanto concerne la narrativa, ho letto di tutto, dai classici di vario genere, come quelli di Hermann Hesse, Marguerite Yourcenar, Umberto Eco, per esempio, a libri contemporanei di diverso ma non minore spessore, come i libri di Valerio Evangelisti con la sua serie basata sull’inquisitore Nicholas Eymerich, Paulo Coelho e Gabriel Garcia Marquez… Ma, ripeto, i libri sono tanti ed è difficile fare una cernita sui generi letterari prediletti.
Domanda - Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?
Dennys Cambarau - Bellissima domanda. Personalmente entrambi. Viviamo in un periodo di transizione, dove la tecnologia si sta sviluppando sempre più. Adoro l’odore dell’inchiostro, le pagine ruvide, il tocco della copertina, i colori delle stampe; ma sono anche affascinato dal formato digitale che offre notevoli vantaggi, quale avere sempre un dizionario incorporato e una enciclopedia cui fare riferimento nell’immediato, oltre che avere in uno spazio ridotto tantissime opere da leggere, quasi come una vera e propria libreria sempre a portata di mano da poter portare ovunque con sé… Insomma, sono un nostalgico proiettato verso il futuro.
Domanda - Per terminare, qual è stato il suo rapporto con la scrittura, durante la composizione del libro.
Dennys Cambarau - Il mio rapporto con la scrittura è sempre di tipo introspettivo, per cui, anche nella descrizione di un mero ambiente naturale c’è l’auscultazione, sempre influenzato dai miei stati d’animo del momento.
Domanda - Un motivo per cui lei comprerebbe "La Voce delle Stelle", se non lo avesse scritto.
Dennys Cambarau - Io lo comprerei perché c’è tanto lavoro e sentimento dietro, nel quale ho cercato di rendere a livello introspettivo emozioni non semplici da descrivere con una forma poetica ridotta. Tutto, spesso, viene condensato in pochi versi.
Domanda - Ha in progetto altre opere da scrivere nel prossimo futuro? In caso affermativo, può darcene una anticipazione?
Dennys Cambarau - Sì, un romanzo per una nota casa editrice, il cui titolo sarà “Storie di una Fenice”, e altre opere poetiche, possibilmente con la prestigiosa casa editrice Aletti, come “Il rumore del vento e del silenzio”, “A mia madre” e “Bruchi d’erba”, in onore a Walt Whitman.
Collana Le Perle
€12.00
ISBN 978-88-591-5092-3
Il libro è disponibile anche in versione e-book
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