| Domanda - Partiamo proprio dal titolo, come mai "Il canto dell’evaso"? Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?
Daniele Mizzoni - Amo inoltrarmi al di là di ogni comune limitazione. Ritengo, oggi, che non vi sia nulla di più serio per ogni essere umano che la comprensione del proprio essere, del proprio volere, dei propri reali bisogni, da qui la scelta "Il canto dell'evaso" in quanto riconobbi, nel cammino in me stesso, una reale quanto invisibile prigione, che identificai nella mente, scoprendo che ero proprio io l'unico vero prigioniero. La consapevolezza acquisita e il puro intento mi convinsero verso il primo passo nel tentativo di evasione.
Domanda - Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?
Daniele Mizzoni - La realtà, cos'è reale e cosa non lo è, la comprensione della realtà è mio "cruccio" sin da giovane età, ha inciso totalmente, ed è proprio nel percorso, intrapreso, di questo meraviglioso viaggio, verso ciò che è vero e che fa bene, che mi ritrovai anche nella scrittura.
Domanda - La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo suo libro?
Daniele Mizzoni - Probabilmente per preservare ciò che intendo veramente occorrerebbero ancora svariati testi, su fatti reali di esperienze vissute, è così vasto il concetto realtà che a volte non basta una vita per testimoniarla con l'espressione. Vorrei poter rendere visibile l'invisibile a coloro che non vedono. Sono salvo e scrivo grazie all'amore.
Domanda - A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito il libro "Il canto dell’evaso", se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore come li descriverebbe?
Daniele Mizzoni - Il mondo invisibile delle probabilità è in azione continua e diretta secondo la nostra volontà. Gli eventi e le situazioni del momento generavano l’ispirazione per il testo.
Domanda - Quali sono le sue fonti di ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale?
Daniele Mizzoni - "Sono un ignorante" ho imparato a leggere e scrivere a circa sette o otto anni grazie all'amata zia, ripudiavo completamente quell'ambiente così ostile e opprimente come la scuola, non ho mai scritto e letto nessun libro fino a trenta anni, la più grande fonte di ispirazione è nella mia stessa esistenza.
Domanda - Ci sono altre discipline artistiche, o artisti, che hanno in qualche modo influenzato la sua scrittura?
Daniele Mizzoni - Mi reputo fortunato per aver compreso di dover ricercare quel che i saggi cercavano continuamente. “L’influenza” interiore.
Domanda - Oltre a quello trattato nel suo libro, quali altri generi letterari predilige?
Daniele Mizzoni - Non vi sono dei generi letterari che preferisco ad altri, anche perché non amo catalogare o classificare. Tutto è magia, dopo i trent’anni erano i libri a venire da me... ed ognuno trattava verità.
Domanda - Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?
Daniele Mizzoni - Preferisco il cartaceo ma mi rendo conto perfettamente che in questa epoca è incisivo guardare anche al digitale, specie per quelli come me che ambiscono a diffondere il proprio messaggio attraverso ogni mezzo a disposizione.
Domanda - Per terminare, qual è stato il suo rapporto con la scrittura, durante la composizione del libro.
Daniele Mizzoni - Principalmente distacco e profonda osservazione degli avvenimenti.
Domanda - Un motivo per cui lei comprerebbe "Il canto dell’evaso" se non lo avesse scritto.
Daniele Mizzoni - Per amore. Il messaggio è universale, parla il linguaggio dell'amore.
Domanda - Ha in progetto altre opere da scrivere nel prossimo futuro? In caso affermativo, può darcene una anticipazione?
Daniele Mizzoni - La mia è un'ambizione esigente, non vuol conoscere limiti, a volte fatico per alimentarla, ma non ho altro interesse che riuscire a sfamarla. Sto lavorando su un nuovo libro dove tento di trattare due specifici argomenti, che ritengo essere di estrema importanza; il pensiero e la sofferenza.
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