| Domanda - Partiamo proprio dal titolo, come mai "Madre per sempre"? Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?
Giovanna Capucci - Desideravo mettere a fuoco un rapporto che mi ha sempre intrigato. Quello fra madre e figlia. Rapporto pieno di contrasti. Condizionato dalla figura materna che lascia un’impronta dentro di noi incancellabile.
Domanda - Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?
Giovanna Capucci - Certamente mia madre ha inciso profondamente nella mia vita, lasciando un ricordo sempre vivo e insostituibile. Pur fra alcuni contrasti, non mi sono mai stancata di esserle figlia e di chiamarla ‘mamma’.
Domanda - La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo suo libro?
Giovanna Capucci - Nel romanzo non c’è nulla di biografico in senso stretto. A volte dei rimpianti e dei sensi di colpa, che mi appartengono, per non essere stata sempre all’altezza di certe situazioni.
Domanda - A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito il libro "Madre per sempre", se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore come li descriverebbe?
Giovanna Capucci - Nessuno in particolare. Solo il fatto di aver voluto raccontare quanto il legame con la propria madre, soprattutto per noi femmine, sia talvolta complicato e difficile. Spesso le incomprensioni travalicano i buoni sentimenti.
Domanda - Quali sono le sue fonti di ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale?
Giovanna Capucci - Potrei citarne molti e fra i più disparati. Uno di questi è J. M. Coetzee.
Domanda - Ci sono altre discipline artistiche, o artisti, che hanno in qualche modo influenzato la sua scrittura?
Giovanna Capucci - Gli scrittori inglesi dell’Ottocento, in particolare Thomas Hardy e le sorelle Bronte, per la loro scrittura romantica e tragica e per l’ambientazione così sorprendente e misteriosa. Tanto da indurmi ad andare più volte in Inghilterra a visitare i luoghi dove loro hanno vissuto.
Domanda - Oltre a quello trattato nel suo libro, quali altri generi letterari predilige?
Giovanna Capucci - Amo le storie di ‘gente comune’. Mi attirano gli utopisti e in un certo senso i perdenti. Quando scrivo, racconto una storia prima di tutto a me stessa. La trama scaturisce spesso da qualcosa che ho visto o sentito e che mi ha particolarmente colpito. Poi si amplia e si sviluppa nella mia fantasia.
Domanda - Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?
Giovanna Capucci - Quello cartaceo. Amo il contatto palpabile, diretto. Sfogliare e risfogliare pagina dopo pagina. Tenere i libri sul comodino accanto al letto. Addormentarmi alla fine di un capitolo.
Domanda - Per terminare, qual è stato il suo rapporto con la scrittura, durante la composizione del libro.
Giovanna Capucci - Un rapporto diretto, immediato. Come se una voce dal subconscio dettasse ciò che volevo dire. Forse un fallimento personale: più di madre che di figlia. Ma le due cose possono essere sovrapponibili.
Domanda - Un motivo per cui lei comprerebbe "Madre per sempre", se non lo avesse scritto.
Giovanna Capucci - Perché “MADRE PER SEMPRE” è una storia dolce e amara, lacerante e subliminale. Un rapporto d’amore eterno, che neppure la morte potrà cancellare.
Domanda - Ha in progetto altre opere da scrivere nel prossimo futuro? In caso affermativo, può darcene una anticipazione?
Giovanna Capucci - Ho scritto in questi ultimi vent’anni diversi romanzi e libri di poesia. Mio malgrado mi sono messa in gioco. Ho due nuove storie già pronte: “La bottega delle donne” e “La villa dei cani”.
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