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L’unico indizio si traduce nella foto (in basso) che Miriam Zambelli ci regala a corollario di questo libro che se dovesse venir sottoposto ad un’obbligatoria catalogazione rientrerebbe fra i racconti dell’anima.
Romanzo breve, o racconto per capitoli, questo testo si capisce provenire da una penetrante sensibilità umana dell’autrice, derivata dal confrontarsi con gioie e dolori della vita, ma anche col viaggiare, attività che più di mille libri letti è in grado di aprire la mente.
«Ho intrapreso il primo viaggio importante all’età di diciotto anni, regalo di compleanno dei miei genitori. Da quel lontano 1982 non mi sono più fermata e, grazie al sostegno di mamma e papà che mi hanno sempre spronata a viaggiare, ho potuto visitare vari paesi riuscendo a carpirne la cultura e potendo ammirare, nella loro totalità, i meravigliosi luoghi locali», racconta Miriam Zambelli.
E difatti questa capacità di cogliere le diversità la si legge anche dall’originale incatenamento dei personaggi, e del timbro lessicale variabile a seconda delle circostanze.
«Non intraprendo un viaggio da sette anni, cioè da quando ho adottato un gatto che, purtroppo, ha sempre avuto problemi di salute e che ha sempre necessitato di cure – continua la scrittrice – . Non è stato un sacrificio per me, anzi. Ho ricevuto un amore incondizionato ben superiore a quanto potessi mai immaginare. A settembre il mio caro micetto se ne è andato lasciandomi in eredità un bagaglio di emozioni ed affetto che mai potrò dimenticare, lui è stato presente, fin da subito, durante tutta la stesura del mio romanzo divenendo anche fonte di ispirazione».
«Questo mio romanzo si è potuto realizzare in virtù di un sogno che mi ha cullato per una notte intera; con molta gioia vorrei portarlo a conoscenza.
Era una bellissima mattina di primavera: mamma, papà ed io, seduti al tavolino del nostro caffè preferito, conversavamo, quando, ad un tratto, la mia cara mamma che ora riposa in cielo mi ha sorriso dicendomi: tesoro perché non scrivi un romanzo che parli dell’amore anche visto da altri occhi, da altri cuori?
Volevo scrivere, ma l’ispirazione non raggiungeva la mia mente, mamma durante questo mio sogno mi ha dato lo spunto ed in modo ben definito; infatti il mattino seguente iniziai a scrivere e Gli occhi dell’alba e del tramonto ne è il risultato. Avrei potuto dedicarlo a lei, ma ho deciso di dedicarlo a mio papà perché, se ora sono qui a raccontare, lo devo in larghissima parte anche a lui. Nella mia vita ci sono stati accadimenti a volte estremamente drammatici, ma l’amore dei miei genitori mi ha consentito di superare quegli ostacoli che sembravano insormontabili e di divenire la persona che sono ora.
Non aggiungo altro se non l’augurio a chiunque leggerà il mio romanzo, di continuare a sognare e a mai perdere la speranza anche se, talvolta, questo mondo e società risultano essere difficili da vivere. Ringrazio Dio per le cose belle che mi ha concesso».
Maria Antonia Matilde “Miriam” Zambelli, Gli occhi dell’alba e del tramonto, Aletti Editore, 12 euro, disponibile anche in e-book.
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