| Prefazione di Cristina Morandi
Il poeta cammina per le vie del centro, solitario e senza meta, scrutando con distacco l’umano bestiario: osservatore attento raccoglie e descrive, in un florilegio pregiato e nello stesso tempo sfregiato da un’ironia corrosiva, il dilagante stupidario del vivere. Vivere che, se appare come individuale - è infatti l’individuo che si annienta e si esalta fra gli sconti del grande magazzino, nella movida del sabato sera, nel vortice anaffettivo del fare carriera - è in realtà asservito al comune pensare, anzi, al comune non-pensare.
L’esistenza si schiaccia, rinunciando a se stessa, sulla libertà-illusione di comprare, cambiare oggetti, buttare via cose, prenotare sogni apparenti... Si tratta in realtà di feticci e foglie di fico, forme di consolazione e ottundimento, nei confronti dell’insoddisfazione del vivere e dell’annientamento di ogni forma di interiorità. Scopo ultimo del perdersi nell’inutile come se fosse l’essenziale, è dunque celare a se stessi le inconfessate devastazioni, la solitudine, il vuoto asfittico delle relazioni.
Eppure esiste una dimensione altra, che come un contrappunto chiude ogni poesia-satira, evocata da memorie di fumi, sortilegi, meandri delle vene percepiti fisicamente e psicologicamente, sia nel mistero sempre rinnovato della natura, sia nel mito, nella magia, nella musica, nella danza rituale.
Attraverso l’ironia beffarda con cui l’acchiappadiscorsi racconta i luoghi comuni su tutto e su tutti, l’autrice ripropone i temi portanti della dialettica che sempre si rinnova nelle sue opere, fra effimero e permanente, fra apparenza e profondità del mistero, fra vivere inautentico e autenticità che viene occultata e negata, forse per paura della parola ambita, perfetta, / proibita, benedetta…/ parola mai detta, che salverebbe l’uomo da quel se stesso tutto esteriore che è diventato e in cui si è perduto.
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Isabella Horn. Nata in Germania, ha viaggiato in Francia e Inghilterra e ha soggiornato a lungo in Spagna.
Vive a Firenze, dove si è laureata in Lingue Straniere Moderne.
Ha lavorato come traduttrice e interprete, ha condotto un corso propedeutico di Filologia Germanica presso la Facoltà di Lettere di Firenze, e si è in seguito dedicata all’insegnamento della lingua e letteratura tedesca.
Da diversi anni coniuga la poesia e l’impegno civile nonviolento.
Autrice di dodici raccolte liriche, ha conseguito diversi riconoscimenti tra cui:
- 1° premio per la raccolta inedita al concorso “Omaggio a Corrado Alvaro” (1995);
- 1° premio per la poesia inedita al concorso “Val di Magra” (2006);
- 1° premio per la raccolta edita al concorso “Santa Rita” (2006);
-vincitrice del Premio internazionale “Letteratura” dell’Istituto Italiano di Cultura di Napoli, per la raccolta inedita (2014);
-vincitrice di una ‘dignità di stampa’ per la raccolta inedita al Premio “I Murazzi” (2015);
-vincitrice del Premio internazionale “Letteratura” dell’Istituto Italiano di Cultura di Napoli per la raccolta edita “Codice Barbaro” (2016);
Ha tradotto e curato il saggio di Theodor Lessing Maledetta civiltà, Stampa Alternativa, Viterbo, 2014.
Nel 2015 ha pubblicato uno studio sulla traduzione tedesca di Horcynus Orca di Stefano D’Arrigo:
(http://www.retididedalus.it/…/PRIMO_PIA…/3_trasposizione.htm)
Con la Aletti Editore ha pubblicato Codice Barbaro (2013), La Stanza della Luce (2015), Impermanenze (2016), Lunae Antiquae (2017).
Collana Gli Emersi - Poesia
pp.80 €12.00
ISBN978-88-591-4880-7
Il libro è disponibile anche in versione e-book
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