| Domanda - Partiamo proprio dal titolo, come mai “Equatore”? Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?
Silvana Marchionni - Il titolo del libro è quello del II racconto, come è normale in una raccolta.
Ho scelto quel racconto perché rappresenta la “nostalgia struggente e lo sperdimento” (come è scritto nella breve sintesi del libro) di chi va a lavorare e vivere in certi paesi del sud del mondo.
Sono emozioni quasi intraducibili per chi non le ha provate e condivise, che cerco di trasferire al lettore attraverso la giustapposizione del sogno e della realtà, della visione romantica e tenera dell’amore nella tradizione occidentale da un lato, e, dall’altro, il desiderio come urgenza, come bisogno primario
Due visioni dell’amore, che rimandano alla più generale differenza di valori, di tradizioni culturali, di necessità immediate e urgenti che dividono il nord dal sud del mondo.
Domanda - Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?
Silvana Marchionni - Sempre la realtà è ricca di suggestioni. Anche la fantascienza s’ispira alla realtà per ipotizzare altri mondi, altre possibili società.
Persino le favole, che partono dalla realtà per trasfigurarla, s’ispirano alla realtà delle nostre paure, dei nostri desideri e delle nostre speranze.
Ne “La fiaba di Angela” si parte da un dolore, dal bisogno di perpetuare un amore per arrivare al paradosso dell’amore come regalo, come dono totale e gratuito che si espande e, incompreso, fugge e si nega a un mondo che non lo ha saputo riconoscere.
Domanda - La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo suo libro?
Silvana Marchionni - La scrittura traduce in linguaggio le emozioni e permette di trasmetterle nella genuinità del loro farsi, sottraendole alla caducità del momento. Le emozioni sono anche colori, suoni e paesaggio:lo scrittore fissa con la parola quello che il pittore traduce col pennello, e il compositore con le note.
Sì, credo di aver voluto sottrarre all’oblio proprio le emozioni per rappresentarle e così trasmetterle ad altri, perché in esse si possano riconoscere.
Domanda - A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito il libro “Equatore”, se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore come li descriverebbe?
Silvana Marchionni - Ogni descrizione (un paesaggio, una persona, un’emozione) non fa che rappresentare qualcosa, che fisicamente non c’è, alla mente del lettore. Lo scrittore deve quindi scegliere, come fa il pittore, tutti gli elementi del quadro e la loro composizione. Con una difficoltà in più perché non ha colori, ma deve comunque farli vedere, non può ritrarre espressioni o sguardi, ma deve farli cogliere al lettore, ed allora la parola fa il miracolo di costruire la “visione”.
La domanda più difficile a cui rispondere se uno contempla un quadro è: “come potrei tradurlo con sole parole”? E siccome il quadro non solo rappresenta ma ancor più emoziona, ecco che la parola va scelta per descrivere certo, ma soprattutto per trasmettere quell’emozione.
Silvana Domanda - Quali sono le sue fonti di ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale?
Marchionni - Quanto abbiamo letto nella vita rimane dentro ciascuno di noi ed alimenta la nostra personalità. Potrei trovare tracce di stili, suggestioni, anche visioni del mondo, che sono i lasciti di quanti scrittori mi hanno comunicato parte del loro universo emozionale ed estetico.
Questi “lasciti” sedimentano dentro di noi, fino a formare quell’ “humus”, da cui chi scrive trae la sua linfa.
Domanda - Oltre a quello trattato nel suo libro, quali altri generi letterari predilige?
Silvana Marchionni - Amo, dalla poesia ad ogni tipo di narrativa, coloro che trattando di noi esseri umani, della nostra storia, delle nostre aspirazioni, parlino della vita e dei suoi molteplici sensi, della società e della complessità del vivere sociale.
Domanda - Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?
Silvana Marchionni - Per abitudine preferisco il libro cartaceo, ma in viaggio considero molto comodo il testo digitale.
Domanda - Per terminare, qual è stato il suo rapporto con la scrittura, durante la composizione del libro.
Silvana Marchionni - La scrittura ha il compito di comunicare ad altri quanto ciascuno di noi ha pensato, ha immaginato, ha visto, ha provato dentro di sé. Il mio rapporto con la scrittura è stato perciò di ricerca, di domande, di analisi e rivisitazioni, per arrivare quanto più semplicemente e chiaramente possibile al messaggio da trasmettere.
Domanda - Un motivo per cui lei comprerebbe “Equatore”, se non lo avesse scritto.
Silvana Marchionni - Se non lo avessi scritto e non lo conoscessi, comprerei “Equatore” se, aprendo la prima pagina, od una qualunque altra, e leggendo alcune frasi, fossi attratta e incuriosita: è quello che faccio quando in libreria sfoglio alcuni libri esposti. Devo ammettere che non mi sono mai pentita di quegli acquisti fatti “quasi” a caso.
Domanda - Ha in progetto altre opere da scrivere nel prossimo futuro? In caso affermativo, può darcene una anticipazione?
Silvana Marchionni - Ho appena concluso un piccolo volume su una bambina del dopoguerra, e un romanzo che descrive, durante i percorsi di una giornata, i problemi, i pensieri, i ricordi, gli incontri, di una giornalista che attraversa una crisi matrimoniale.
Intendo rivedere inoltre un romanzo di fantascienza che ipotizza una società dove l’innamoramento è precluso perché ritenuto pericoloso per l’equilibrio individuale e sociale.
Collana Gli Emersi - Narrativa
pp.80 €12.00
ISBN978-88-591-4495-3
Il libro è disponibile anche in versione e-book
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