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Info sull'Opera
Autore:
Rassegna Stampa
Tipo:
Racconto
 
Notizie Presenti:
 -

Intervista a Margherita Tabacco, che presenta ai lettori il libro “Il profumo delle finte rose” ( Aletti Editore )

di Rassegna Stampa

Domanda - Partiamo dal titolo, come mai “Il profumo delle finte rose”? Quali sono gli argomenti ricorrenti o per lei fondamentali che tratta in questo volume?

Margherita Tabacco - La scelta non è stata casuale ed è arrivata immediatamente dopo alla storia che mi accinsi a narrare e non trascorsero che pochi secondi. Esso, altro non è che la contrazione di un mio vecchio aforisma, dove il “senso della Vita”, al quale il protagonista è chiamato a rispondere per una volontà propria è racchiuso nel significato di ciò che apparentemente ha dell’assurdo.
Trattandosi della visione che ho della vita nella sua imprescindibile dualità, la narrazione si accompagna spesso con episodi che lasciano emergere una condizione spicciola e materialistica dell’esistenza, in un continuo scontrarsi ad altrettante vicende che interagiscono invece più in profondità, fino a infiltrarsi nei meandri più nascosti dell’Io. L’intera opera affronta dunque diverse e mirate tematiche difficilmente in una situazione di equilibrio e saranno proprio i protagonisti a raccontarla tramite la propria indole e il proprio vissuto, sia essi reali che inventati. Ognuno di loro con la propria testimonianza ma soprattutto nell’essere in quel luogo (evidenziato spesso dagli avverbi là e lì) e, in quel preciso istante, assume nel racconto una connotazione spazio-temporale già predeterminata, come conseguenza di quel continuo e silente intreccio che i molteplici destini compiono, influenzandosi vicendevolmente, inconsapevolmente e questo persino senza conoscersi mai. Ragion per cui nonostante ci sia nell’opera un protagonista principale, egli non è da considerarsi l’artefice assoluto del proprio destino, in quanto la sua vita è universalmente legata a quella degli altri. Inoltre nel racconto “il mondo esterno, reale”, non è lasciato fuori ma converge dentro la storia, attraversa i personaggi inventati e si colloca, assume sembianze, palesandosi con dichiarazioni e fatti storici realmente accaduti. Mossa essenzialmente dal desidero di mettere in evidenza tutto ciò di cui taluni sono in grado di compiere, partendo dalla semplice superficialità sino ad arrivare nell’orrore e nel fallimento dell’uomo moderno, (sempre uguale a ieri) soprattutto quando alcuni, misurandosi coi propri simili per affermare supremazia, adoperano la macchina della guerra. Ho inoltre occultato di proposito un particolare lanciando per questo una sfida al lettore più attento e alcune questioni che ruotano attorno alla protagonista, il personaggio più enigmatico, rimarranno nel mistero, a significare che la vita a noi non si svela mai del tutto e che anche ciò che noi non possiamo vedere, a causa della limitatezza dei nostri sensi, accade ugualmente. A dimostrare ciò, a tratti viene evidenziato il rapporto dell’uomo con moti e leggi superiori che agiscono e si muovono indipendentemente dal suo volere o dal suo percepirli, riconducibili a un altro aspetto fondamentale per l’uomo che è la ricerca di “Dio” o del “senso del vivere”.

Domanda - Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?

Margherita Tabacco - Senza di essa non ci sarebbe stata nessuna storia da narrare. Il mio racconto si sviluppa all’interno di una realtà storica ben precisa e documentata. E l’idea mi venne proprio dal risultato delle paure che in quel periodo mi attanagliavano, procuratemi subito dopo l’attacco alle Torri gemelle, attentato che senza alcun dubbio destabilizzò il mondo intero, segnandone irreversibilmente le sorti. Un tempo lontanissimo se consideriamo che sono trascorsi ben sedici lunghi anni, ma dovetti dopo qualche mese bruscamente interromperlo per poi riprenderlo solamente qualche anno fa. Uno dei motivi, ma il secondo per ordine di importanza, fu che il presidente Bush all’epoca proibì categoricamente che si scrivesse sull’accaduto per non alimentare delirio, esaltazione tra gli attentatori e a tutta la rete terroristica di al-Qāʿida. Inoltre veniva affrontata con timore la questione di una probabile ritorsione da parte degli iracheni, in quanto si presupponesse in possesso di armi batteriologiche e armamentario nucleare. In quel periodo mancavano meno di due mesi alla nascita di mio figlio e mi ripetevo: sto mettendo al mondo una creatura in un momento in cui le sorti dell’umanità sono appese a un filo. E mi terrorizzava l’idea che avrei potuto non vederlo, mi sentivo maledettamente impotente. L’amore di una madre o di un genitore, per quanto grande possa essere, non potrà mai preservare i propri figli dal manifestarsi della lucida follia di alcuni.

Domanda - La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare o custodire dall’oblio del tempo con questo suo libro?

Margherita Tabacco - Più d’ogni altro ho voluto salvare la memoria di quanti hanno combattuto per difendere l’idea della Libertà, dell’Amore, della Pace e quanti sono scesi in campo in difesa dei più deboli e del loro diritto alla Vita.

Domanda - A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito il libro “Il profumo delle finte rose”, se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare fervore come li descriverebbe?

Margherita Tabacco - Difficile rispondere a questa domanda. Perché l’intera struttura del romanzo, e conseguente riempimento, è carica di contenuti, di riflessioni, di emozioni, di interrogazioni e di testimonianze storiche altrettanto significative. Ma se dovessi isolarne qualcuno probabilmente sceglierei la parte in cui il protagonista in qualità di inviato, in mezzo alla guerra, osserva il dolore, la morte, l’afflizione, l’annientamento, tutte condizioni che risultano essere deleterie e che considero il fallimento dell’essere umano.

Domanda - Quali sono le sue fonti di ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale?

Margherita Tabacco - Ho sempre letto avidamente per un bisogno innato e questo ha portato la mia mente ad aprirsi. Appena adolescente mi rintanavo nella mia camera, isolandomi dal resto del mondo prediligendo Freud ai testi scolastici che ritenevo noiosi e leggendo molto di Pirandello, tra l’altro influenzato dall’indagine sull’inconscio proposta dallo stesso Freud in quel lontano 1915. Successivamente Hesse col suo “Siddhartha” ha lasciato che la dottrina filosofica orientale divenisse la mia seconda pelle, in quanto collimava con la concezione della vita e dell’essere che ho sempre avuto. Altri libri che mi hanno catapultata in quella che poi sarebbe stata la mia casa sono stati: “La vita, la mente, la materia” di Ugo Plez e “Supernove” di Isaac Asimov. Da lì in poi la scienza, o comunque la divulgazione scientifica, ha avuto un ruolo determinante nel completamento della mia forma mentis. Per quanto riguarda invece il lato sentimentale, la poesia mi ha accompagnata parallelamente a tutto il resto. Baudelaire è uno dei miei poeti preferiti, perché come lui concepisco, vivo e subisco la vita, l’amore e le passioni come una “dolce carezza che contemporaneamente ti spacca in due”.

Domanda 6- Ci sono altre discipline artistiche o artisti che hanno influenzato in qualche modo la sua scrittura?

Margherita Tabacco - All’osservazione fa seguito indubbiamente l’emozione, ma non credo di essere stata influenzata a tal punto da modificare la mia essenza o le mie capacità cognitive. Arricchita sicuramente, questo sì.

Domanda - Oltre a quello trattato nel suo libro, quali altri generi letterari predilige?

Margherita Tabacco - Faccio prima forse a dire ciò che non prediligo, e cioè il genere Horror e Fantasy, tutto il resto, se possiede un suo fondamento, una sua logica, che ben venga!

Domanda - Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?

Margherita Tabacco - Adoro il profumo della carta sempre e comunque.

Domanda - Per terminare qual è stato il suo rapporto con la scrittura durante la composizione del libro?

Margherita Tabacco - Di pura felicità. E questo nonostante le difficoltà che la scrittura comporta, perché non sempre è facile descrivere con le parole un’emozione o un concetto astratto. Delle volte mi è capitato di perdermi dentro alcune pagine dimenticando persino il tempo, come sono arrivati anche quei giorni bui che perdurando mi obbligavano a fermarmi. Quando comunque siedo davanti al monitor e butto giù tutto quello che sento, non mi manca nulla, esistiamo unicamente io e il Pc, quindi posso benissimo affermare che realizzo appieno me stessa attraverso la scrittura e spesso rido, rido di gusto perché scrivendo di getto mi capita di storpiare le parole.

Domanda - Un motivo per cui comprerebbe “Il profumo delle finte rose”, se non l’avesse scritto?

Margherita Tabacco - Perché è un volume che non risparmia dal guardare tutti quegli aspetti fondamentali dell’animo umano e lo fa attraverso la vita dei protagonisti che viene rivoltata al contrario come un qualunque indumento, obbligandoli, se vogliamo, a guardarsi internamente e a interrogarsi in un continuo bianco/nero. Questo perché è un romanzo costruito sui due punti cardini dell’esistenza: il bene e il male.

Domanda - Ha in progetto altre opere da scrivere nel prossimo futuro? In caso affermativo può darcene un’anticipazione?

Margherita Tabacco - Sì certo! Sono alle prese con un secondo romanzo. Questo è un vero poliziesco, ambientato a Londra, dove il capitano Dixon con la sua squadra un giorno non qualunque si trova ad affrontare un delitto dall’iconografia agghiacciante e surreale allo stesso tempo, e non ci vorrà molto a capire che si tratta di un omicida seriale. Un uomo dal passato angosciante e il caso vuole che capitano e assassino siano due facce della stessa medaglia…

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