| Domanda - Partiamo proprio dal titolo, come mai “I tre giorni di Eva”? Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?
Simona Petrecca - Per il più semplice dei motivi. Eva, la protagonista, ci conduce per mano attraverso questi Tre Giorni. Tre spaccati della sua vita. Tre fotografie ripescate dalla scatola dei ricordi. Eva è la Riflessione, il Pensiero, Occhi che osservano e mente ed anima che tirano le somme sulla vita. Tre momenti che compongono il mosaico di una vita immaginata che spero di aver modo di raccontare per intero un giorno.
Domanda - Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?
Simona Petrecca - È un argomento molto vasto. Cercherò di riassumerlo al meglio. Parlo per me, ma credo che molti scrittori condividano il mio pensiero. Quello che ho vissuto, la realtà che mi ha circondato e che mi circonda sono lo spunto per creare. Istintivamente mi ritrovo ad osservare le persone e le cose che mi circondano come se stessi guardando un film. Così incontro personaggi, idee... riflessioni. Proprio come fa Eva: riflette. Detto questo, però, la mia scrittura è posta su un piano parallelo rispetto alla vita vera. Quello che narro attraverso una poesia, un racconto, un personaggio deve essere alla portata del lettore. Deve accogliere l'essere più profondo di chi legge ed allo stesso tempo regalare uno spazio, una nuova visione delle cose, un'emozione nascosta che ognuno deve poter interpretare a suo modo. Mi viene in mente, mentre rispondo, che in un mio precedente racconto “Il Faro e l'Onda”, sempre edito da Aletti, molti hanno visto una simbolica storia d'amore, altri una storia passionale, altri un amore come quello tra padre e figlia. Ecco, questo è il mio fine. Ogni realtà valida allo stesso modo.
Domanda - La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo suo libro?
Simona Petrecca - Il valore dei ricordi, dell'insegnamento, della continuità. Senza svelare troppo, quando ho cominciato a scrivere "I tre giorni di Eva" sono partita dalla fine per poi a ritroso ricostruire la vita di questa donna. Ripeto, Eva ha ancora molto da raccontare di sé, ma il suo scopo è quello di far notare che prima o poi arriva un momento in cui ci si ferma e si tirano le somme. Il risultato che troviamo è il frutto di ricordi, vita vissuta, tradizioni, cultura non scritta, quel “narrato” della nostra infanzia che sembra dimenticato ed invece è più vivo che mai in ogni nostra decisione. Un mosaico in continuo divenire.
A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito il libro “I tre giorni di Eva”, se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore come li descriverebbe?
Simona Petrecca - “Come faccio a spiegare a mia moglie che quando guardo fuori dalla finestra sto lavorando” diceva Conrad. Il primo momento è questo guardare nel vuoto con la fantasia a mille e ancora niente di chiaro nella mente. È la certezza che sta per succedere qualcosa. Il secondo momento è, infatti, incontrare la tua storia o il tuo personaggio quando meno te lo aspetti: al semaforo, al supermercato, mentre lavori ad altro, mentre dormi. È esaltante come conoscere un nuovo amico con cui giocare. Poi il rifiuto categorico “non scriverò mai questa storia”. Poi, ovviamente, la storia la scrivo. Sono tre momenti che hanno caratterizzato questo libro come gli altri. Succede sempre... non so se essere divertita o preoccupata da tutto ciò sinceramente!
Domanda - Quali sono le sue fonti di ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale?
Simona Petrecca - Difficile selezionarli, sicuramente dimenticherò qualcuno di fondamentale, ma concentrandomi su quelli che ho amato di più potrei citare in un ordine assolutamente casuale: Luigi Pirandello, Giovanni Verga, Quasimodo, Alda Merini, Ippolito Nievo, Leone Tolstoj, Oriana Fallaci, Corrado Augias, Bruno Vespa, Sveva Casati Modignani, Agatha Christie, Sir Arthur Conan Doyle, Georges Smenon, Oscar Wilde, Andrea Camilleri etc. etc.
Domanda - Ci sono altre discipline artistiche, o artisti, che hanno in qualche modo influenzato la sua scrittura?
Simona Petrecca - La musica, senza la quale non potrei scrivere, da Rossini a Ligabue, da Shostakovich a Vasco Rossi, Fiorella Mannoia, gli U2 etc etc. Passando alla pittura, amo molto tutti gli impressionisti, anche se la follia di Van Gogh e l'eleganza di Monet mi affascinano più degli altri. E poi il teatro che sto amando sempre di più studiandolo dall'interno.
Domanda - Oltre a quello trattato nel suo libro, quali altri generi letterari predilige?
Simona Petrecca - Come sicuramente si evince da alcuni autori citati, amo molto i romanzi gialli, la letteratura poliziesca, ma anche il romanzo storico, le inchieste giornalistiche, il giornalismo che racconta la storia e, riferendomi in particolar modo ad Augias (Misteri di Roma, I misteri di Londra etc etc), narrare fatti storici, a volte misteriosi, rimasti nell'immaginario collettivo o al contrario del tutto sconosciuti, attraverso la descrizione di luoghi che siamo abituati a vivere nella quotidianità, mi affascina in modo particolare.
Domanda - Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?
Simona Petrecca - Cartaceo senza dubbio. Un libro va tenuto in mano, respirato e sopratutto deve trovare un posto nella nostra personale libreria. Non posso, però, negare che il formato digitale fornisce una fruizione immediata dell'opera, la qual cosa facilita non poco lavori di ricerca e studio. Credo anche che un E-book abbia più possibilità di arrivare ai più giovani rispetto al formato cartaceo.
Domanda - Per terminare, qual è stato il suo rapporto con la scrittura, durante la composizione del libro.
Simona Petrecca - Non credo di avere avuto un rapporto con la scrittura durante la composizione di un libro. Io ho un rapporto con la scrittura! È la mia forma di espressione, l'arte a cui indegnamente mi sono accostata per farla mia. Giocare con le parole, trasformarle in strumenti per disegnare le mie idee e a volte per nascondere e custodire i sentimenti, i pensieri miei o dei miei personaggi.
Domanda - Un motivo per cui lei comprerebbe “I tre giorni di Eva”,se non lo avesse scritto.
Simona Petrecca - Per lo stesso motivo per cui si compra qualsiasi tipo di libro: Curiosità.
Domanda - Ha in progetto altre opere da scrivere nel prossimo futuro? In caso affermativo, può darcene una anticipazione?
Simona Petrecca - Sì. Senza svelare troppo, sto lavorando ad un soggetto per il teatro, opera che spero di vedere in scena il prima possibile, insieme a Cristiano Malacrino, autore con cui ho già collaborato per un'altra sceneggiatura, esperienza formativa ed artistica veramente bella ed importante. Inoltre sto cominciando a lavorare ad un nuovo romanzo, ma la cosa è del tutto in divenire.
Collana Gli Emersi - Narrativa
pp.52 €12.00
ISBN978-88-591-4741-1
Il libro è disponibile anche in versione e-book
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