| D. Partiamo proprio dal titolo: come mai "Niente è uguale"? Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?
R.Mi ha colpita la ricerca del ricordo. L'attitudine a voltarsi indietro, palpabile in molti ambiti della nostra vita privata e collettiva.
La moda, la musica, il cinema, rivisitano, rievocano, esplorano momenti del passato. Mi sono chiesta quali possano esserne i motivi.
Ripercorrendo il mio vissuto, sono tornata in luoghi del Tempo che credevo dimenticati. Respirandone l'aria, come se fossi lì. Accorgendomi, invece, che niente è uguale. Nel presente, il ricordo assume colori e profumi diversi. Dati dalla consapevolezza del vivere di cui, in quegli istanti passati, nemmeno ci si rendeva conto. E sfrondandoli di tutto ciò che non ha più senso adesso, resta l'essenza del Tempo. Gli ideali, le speranze, che ci hanno condotti qui e ora.
E, forse, ho compreso che la ricerca del ricordo altro non è che il desiderio di ritrovare quell'essenza, per riportarla qui e ora e dare così un senso al futuro.
D. Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?
R. Ho intriso nella realtà la penna per scrivere "Niente è uguale".
Una realtà incerta, dove sono venuti a mancare quelli che erano punti di riferimento. E nemmeno sappiamo dove, come e perché li abbiamo smarriti. Questo è un male? O un bene, perché, a volte, perdere tutte le certezze ci permette di esaminare di nuovo la nostra vita e rinnovarla? Forse, non siamo ancora pronti. Così, torniamo nei luoghi conosciuti e sicuri del passato, per cercare conforto nel presente.
Ma niente è uguale.
D. La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall'oblio del tempo con questo libro?
R. Ho voluto raccontare un periodo storico recente del nostro Paese. Ma che, visto da qui, sembra lontanissimo!
Due decenni, in particolare: gli anni Sessanta e Settanta.
L'atmosfera dei Sessanta, un Tempo in cui tutto sembrava possibile. Forse perché, peggio degli anni dell'ultima Guerra, cosa sarebbe potuto accadere?
Il brusco risveglio dei Settanta, con il ripresentarsi della paura di una possibile guerra civile. La nuova spontanea mobilitazione degli Italiani, rivolta a sconfiggere quella paura.
I Sessanta: gli anni della mia infanzia. Quali migliori anni, per essere bambina?
I Settanta: gli anni della presa di coscienza (locuzione così cara a quel periodo) del mio diventare adulta.
Ho voluto salvare e custodire gli stati d'animo di quei decenni.
La speranza nel futuro dei Sessanta.
La voglia di lottare, privata e collettiva, per una vita migliore, di cui erano permeati gli anni Settanta.
D. A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito il libro "Niente è uguale", se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore, come li descriverebbe?
R. Resta indelebile, per me, l'incontro con il Don. Ha coinciso con un particolare momento della mia crescita personale, l'infanzia, in cui si forma il carattere. Rivelandomi che ubbidire alle regole non deve essere un atto passivo, o di facciata. Ma attiva partecipazione alla vita, consapevole scelta. Solo così è possibile comprendere, crescendo, quando e se è il momento di lottare per cambiarle, le regole. Assecondando il divenire del Tempo.
L'esperienza della Colonia, mi ha permesso di provare me stessa, e mettere in pratica gli insegnamenti del Don. Imparando così, a conoscere le mie risorse, e contare su di esse.
D. Quali sono le sue fonti di ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale?
R. I romanzi di Zola, Steinbeck e Cronin sono stati tra i primi libri che mio padre mi ha dato da leggere.
Autori che narrano della vita reale, delle sue difficoltà, della bellezza inaspettata che è possibile trovare anche nei momenti più bui.
Autori la cui crudezza non è mai fine a se stessa.
Chiudendo i loro libri dopo averli letti, resta forte il desiderio di viverla pienamente, comunque, al meglio di se stessi, la vita!
Ancora di più attraverso le prove, a volte durissime, che essa ci presenta.
D. Ci sono altre discipline artistiche o artisti, che hanno influenzato in qualche modo la sua scrittura?
R. La musica dei cantautori italiani degli anni Sessanta, i quali hanno cambiato il modo di fare, e intendere, la musica. Con i loro testi hanno avuto il coraggio di parlare dei sentimenti, della vita, rompendo gli schemi entro i quali, fino a quegli anni, restavano chiusi.
La fotografia dei primi fotografi attenti alla realtà della vita e degli eventi. Fotografi magari al seguito di giornalisti animati dallo stesso spirito, che sapevano fermare nelle loro immagini istanti di un'espressività autentica, vera, che arriva a chi le guarda come un pugno nello stomaco!
Il Cinema nelle opere di Ferzan Ozpetek. Un artista nel cercare di comprendere l'essere umano, nelle sue fragilità, diversità. Negli aspetti meno splendidi, ma proprio per questo più genuini e sinceri, del nostro vivere. Parlano, i suoi film, della possibilità, mediante l'accettazione dei nostri limiti, di superarli, di evolvere. Se si vuole.
D. Oltre a quello trattato nel suo libro, quali altri generi letterari predilige?
R. Amo tantissimo i romanzi nei quali si descrive un futuro ipotetico, dove gli uomini si trovano a dover contare solo sulle proprie risorse. Dopo che un progresso convulso, irrispettoso della Natura e indifferente alle conseguenze di un simile comportamento, ha creato un arido vuoto.
Romanzi come "La strada" di Cormac Mc Carthy, ad esempio.
Qui l'Uomo, il suo vero essere, è messo alla prova.
Ed è confortante scoprire, leggendoli, che abbiamo tutto ciò che cerchiamo, dentro di noi.
Ma solo davanti a prove estreme, alla paura, ne diventiamo consapevoli, dando loro luce nel buio.
D. Preferisce il libro tradizionale cartaceo, o quello digitale?
R. Se penso all'atto di leggere, mi vedo con il libro cartaceo in mano.
Ma il divenire del Tempo, i bisogni mutati, hanno creato i libri digitali.
Offrendo la possibilità di dedicarsi alla lettura in ogni ritaglio di tempo possibile.
Se è utile a leggere, comunque, perché no?
D. Per terminare, quale è stato il suo rapporto con la scrittura durante la composizione del libro?
R. Scrivere è un atto intimo. Un contatto profondo con se stessi. Ma anche con l'altro, gli altri da noi. Ai quali, mediante la scrittura, vogliamo comunicare qualcosa scegliendo accuratamente le parole.
Ho ricomposto nella mia mente il puzzle dei ricordi per dare loro un senso nel presente.
Racconti veri, sognati, ascoltati, immaginati.
Ho mischiato e poi riunito tutte le tessere e il puzzle "Niente e Uguale" si è composto!
D. Un motivo per cui lei comprerebbe "Niente è uguale", se non lo avesse scritto.
R. Quando ho ricevuto la copia del libro, l'ho presa tra le mani come se non fosse opera mia. Mi ero già distanziata da quanto avevo scritto.
Perché, quando si scrive, si ferma un momento sulla carta, un momento che non si ripeterà più.
Per questo posso dire con sincerità che il libro mi è piaciuto!
L'ho trovato scorrevole, e volevo sapere come andava a finire!
Leggendolo tutto d'un fiato!
D. Ha in progetto altre opere da scrivere nel prossimo futuro? In caso affermativo può darcene un'anticipazione?
R. Scrivo da sempre, di qualsiasi cosa accada intorno a me e del mio modo di viverla.
Per poi tornare a leggere, dopo un certo tempo, cosa è cambiato e cosa è rimasto della me di quel momento.
"Niente è Uguale" è nato così: mettendo in relazione i miei pensieri con la realtà.
Adesso sono curiosa di vedere se il mio libro piacerà.
Io, intanto, continuo a scrivere.
Magari, un altro puzzle si comporrà.
Collana Gli Emersi - Narrativa
pp.80 €12.00
ISBN978-88-591-4745-9
Il libro è disponibile anche in versione e-book
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