| Domanda - Partiamo proprio dal titolo, come mai “Briciole di tempo”? Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?
Roberto Pelo - La vita di tutti noi, più o meno, e quando dico noi intendo quelli che nascono e vivono in questa parte di mondo, è assorbita per buona parte da ‘impegni’ sui quali abbiamo poca influenza (i nostri bisogni fisiologici: dormire, curare la persona, mangiare, preparare ciò che serve per garantire il nostro livello accettabile di esistenza, a meno di scelte radicali o di situazioni molto particolari; il lavoro, che ci consente di vivere – o la ricerca del lavoro, per chi si trova in difficoltà o è meno fortunato-; le scadenze quotidiane, tra burocrazie e città che consumano tempo). Quello che possiamo dedicare alla vita come noi vorremmo che fosse (quella dei nostri sogni, dei desideri seppur minimi, delle aspettative e delle speranze personali o collettive) possiamo dedicare scampoli del nostro tempo, briciole a volte. Quella parte di tempo che abbiamo codificato come ‘tempo libero’, espressione che sta a significare che l’altro tempo tanto libero non è.
Ma il tempo, libero o costretto che sia, che abbiamo a disposizione è dato: anche in questo caso briciole sono, più o meno grandi.
Il tema fondamentale di questa raccolta, quindi, è il tempo: quello passato, quello che viviamo, quello che ancora ci resta.
Domanda - Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?
Roberto Pelo - La realtà incide inevitabilmente su tutto ciò che si scrive. Almeno, nel mio caso, è un dato ineliminabile. Tuttavia nelle varie poesie, ma anche nelle traduzioni, non è che sia un valore assoluto. Il tentativo (che ci sia riuscito o meno è da verificare) è di trasformare un ricordo personale, un’esperienza, una delusione, un attimo di felicità in una testimonianza di valore (mi si perdoni la pomposità) universale. Ma vale anche la riflessione (in forma di poesia) su un tema astratto, assolutamente svincolato da ogni tipo di esperienza personale. In un certo senso la scrittura cerca (ha cercato) di amplificare la realtà.
Domanda - La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo suo libro?
Roberto Pelo - Innanzi tutto me stesso. Per riprendere il tema gozzaniano esposto in quarta di copertina, quel che vorrei è che di me rimanga (nella memoria delle persone che ho amato, che ho incontrato, con cui ho condiviso qualcosa) un’immagine ridente, come in un ritratto. Ma, ovviamente, non un ritratto fisico, bensì umano e morale, dove ridente sta per positivo, piacevole, caro. Questo tema è esplicitato, in modo particolare, nella poesia "Per dopo" e nella traduzione della meravigliosa poesia di Thomas Hardy, Afterwards.
Domanda - A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito il libro “Briciole di tempo”, se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore come li descriverebbe?
Roberto Pelo - Scrivo poesie (e non solo) da più di cinquant’anni ed anche se non scrivo poesie a ripetizione o di getto, in un arco di tempo di mezzo secolo ne ho scritte abbastanza: quello che mi ha colpito – in modo favorevole- è che anche questa volta, come in occasione della pubblicazione della prima raccolta, sono riuscito con relativa facilità ad escludere le poesie che non ritenevo omogenee al tema della silloge. Per il primo libro, trattandosi di quarant’anni di produzione, il lavoro è stato complesso; questa volta, considerando che si trattava soltanto degli ultimi otto anni, il lavoro è proceduto più armoniosamente. La scelta (il saper sostenere una scelta) come valore formativo ma anche creativo: è questo che più mi è rimasto di questa esperienza.
Domanda - Quali sono le sue fonti di ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale?
Roberto Pelo - Elencarli tutti non è possibile: ci vorrebbero un paio di pagine. Ne segnalo una ventina, italiani e stranieri, premettendo che alcuni mi hanno influenzato per la forma espressiva, altri per i contenuti e i temi trattati, altri ancora per la ‘filosofia’ che sta alla base del loro poetare. Tra gli italiani (dando per scontati i grandi classici, da Dante , Petrarca, Leopardi, fino a Carducci e Pascoli, ma D’Annunzio escluso), in ordine cronologico, il già ricordato Gozzano e quasi tutti i Crepuscolari, ampiamente intesi, cioè includendo Palazzeschi e Sbarbaro; Montale, Pavese, Quasimodo; Luzi, Caproni, Pagliarani, Erba, Pasolini. Tra gli stranieri (anche qui escludendo i giganti: Shakespeare o Baudelaire, per capirci), Jimenez, Lorca, Machado, Neruda; Majakovskij, Pasternak, Pessoa, Hardy; T.S. Eliot, Prevert, Szymborska, Cohen. Tra gli stranieri prediligo, perché posso leggerli in originale ( e mi sono anche avventurato in traduzioni), quelli di lingua spagnola e inglese.
Debbo dire che non di tutti i poeti, salvo qualche eccezione, amo tutte le poesie. Anzi.
Domanda - Ci sono altre discipline artistiche, o artisti, che hanno in qualche modo influenzato la sua scrittura?
Roberto Pelo - Sicuramente i grandi romanzieri dell’Otto-novecento. Anche qui la lista sarebbe lunghissima. Senza alcuna gerarchia: Turgeniev, Toltoij, Flaubert, Balzac, Svevo, Tozzi, Moravia, Buzzati, Pavese, Mann, Roth, Vittorini. Ma anche Oe, Murakami, Ishiguro, Yoshimoto e tanti, tanti altri.
Domanda - Oltre a quello trattato nel suo libro, quali altri generi letterari predilige?
Roberto Pelo - Il romanzo. Ho tentato anche questa strada, un paio di volte.
Domanda - Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?
Roberto Pelo - Appartengo ad una generazione che è cresciuta e si è formata sul libro stampato e la sensazione di un libro sfogliato è ancora vincente.
Domanda - Per terminare, qual è stato il suo rapporto con la scrittura, durante la composizione del libro.
Roberto Pelo - Il solito: tentare di cristallizzare in una parola un’idea, un sentimento, una sfumatura. Personalmente vivo la scrittura come ‘fatica’, cioè come uno sforzo continuo di amplificare la forza espressiva e comunicativa di ogni parola, di ogni verso. Ci sono poesie che hanno richiesto mesi e mesi di rielaborazioni, limature, riscritture. Solo quando il lavoro sembra compiuto e immodificabile, allora (ma solo allora) la scrittura diventa per me un atto liberatorio, di piacere.
Domanda - Un motivo per cui lei comprerebbe “Briciole di tempo” se non lo avesse scritto.
Roberto Pelo - Il titolo: lo trovo accattivante, perché lascia ad intendere che dietro (o sotto) ci sia un discorso strutturato.
Domanda - Ha in progetto altre opere da scrivere nel prossimo futuro? In caso affermativo, può darcene una anticipazione?
Roberto Pelo - Sto lavorando da un paio d’anni ad un nuovo romanzo. La storia ruota attorno a tre personaggi: Michele, Giulio e Pietro. Alla morte di Giulio, improvvisa e inattesa, il figlio Michele, quarantenne, fa i conti con la vita: la sua e quella del padre, che, morendo, lo indirizza a ritrovare un suo lunghissimo diario e un romanzo non pubblicato.
Nel diario Michele scopre verità difficili da gestire (il terrorismo, la violenza, le omertà) e nel romanzo inedito la proiezione del padre su un eroe del Risorgimento. I tre piani narrativi (il presente precario e incerto di Michele; il passato diaristico e confessionale di Giulio; l’epopea eroica e tragica di Pietro) si intersecano, sovrappongono, intrecciano. Fino all’epilogo, quando Michele, che sta cercando faticosamente di ricostruire il suo equilibrio di uomo, è chiamato ad una scelta radicale: deve scegliere tra mantenere il suo stato di tranquillità esistenziale o farsi testimone della verità, ben sapendo che in questo secondo caso salterebbero molte certezze acquisite.
Collana Gli Emersi - Poesia
pp.96 €12.00
ISBN978-88-591-4566-0
Il libro è disponibile anche in versione e-book
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