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Info sull'Opera
Autore:
Rassegna Stampa
Tipo:
Racconto
 
Notizie Presenti:
 -

Intervista a Roberta Cinaglia, che presenta ai lettori il romanzo “Il risveglio della Fenice”

di Rassegna Stampa

Domanda - Partiamo proprio dal titolo, come mai “Il risveglio della Fenice”. Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?

Roberta Cinaglia - Sul titolo preferisco non rispondere in modo dettagliato. Posso solo dire che la Fenice è una creatura molto complessa. Vi sono due capitoli dedicati interamente a questo “essere”. Si spiega ad esempio in un capitolo il perché di questo nome, che cosa si intende per Fenice e qual è la sua storia, mentre nell’altro viene svelato che cos’è.
Per quanto riguarda, invece, gli argomenti fondamentali vi sono senza dubbio l’amore, che è il motore che spinge l’azione dei personaggi. L’amore presente nel romanzo ha varie sfaccettature: vi è l’amore puro che prova Alex per la protagonista del romanzo, Aurora, ma vi è anche l’amore che consuma e che lacera l’anima o l’amore che porta, in alcuni casi, alla follia. Accanto al semplice amore che può provare un uomo per una donna e viceversa, è presente anche quello per le persone care, ad esempio i genitori. Questo è il tipo di amore che spinge Aurora ad “entrare” all’interno di una storia più grande di lei in quanto, pur di saperli al sicuro, la giovane ragazza farebbe qualsiasi cosa ed è, per di più, un sentimento strettamente connesso al sacrificio, altra tematica importante all’interno dell’opera. Oltre al tema dell’amore, sono presenti il tema dell’innocenza, dell’infanzia rubata e della guerra intesa sia nell’accezione vera e propria del termine, dunque una guerra che non guarda in faccia chi colpisce e che porta alla morte di migliaia di innocenti – in particolar modo bambini, vittime di soprusi e della crudeltà degli adulti – ma vi è anche la guerra intesa come “lotta interiore”. In questo caso non mi riferisco solo al personaggio di Aurora che è sempre in bilico tra ciò che è costretta a fare e ciò che è giusto fare, ma anche ad altri personaggi.


Domanda - Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?

Roberta Cinaglia - Moltissimo. Penso sia inevitabile per chi scrive rifarsi – consapevolmente o inconsapevolmente - alla realtà e alle esperienze personali.
Alcuni eventi presenti nel libro ad esempio sono realmente accaduti e alcuni personaggi riprendono persone molto vicine a me o persone che hanno avuto – nel bene e nel male - un forte impatto nella mia vita. Può accadere anche che all’interno di uno stesso personaggio mi sia rifatta a più persone, a più amici. Anche il personaggio di Aurora racchiude più personalità. Questa ragazza di me non ha nulla, se non il forte amore per i propri cari. È un personaggio a volte fragile a volte molto sicuro di sé. In questo non mi somiglia affatto. Per non parlare di Alex e Gabriel. Alex è il personaggio forse più positivo all’interno del romanzo; è un ragazzo leale, coraggioso. Il suo amore per Aurora è un amore puro e “genuino”, perché lui è disposto a fare qualsiasi cosa per amore o, ancora di più, ad essere qualsiasi cosa. Gabriel è il suo opposto. Lui è sfrontato e arrogante, sa esattamente ciò che vuole e fa di tutto pur di raggiungere il suo scopo.


Domanda - La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo suo libro?

Roberta Cinaglia - Senza dubbio ho voluto custodire il mio sogno di ragazzina diciottenne perché, come ho raccontato ad alcuni amici, il progetto di scrivere questo libro è nato tanti anni fa. Avevo scritto qualche capitolo, ma tra gli esami di stato e, successivamente, la vita universitaria non ho più scritto nulla. Quando ho ripreso quelle pagine e le ho lette, mi è tornato in mente quel sogno e quel desiderio di raccontare la storia di Aurora che aveva già come titolo “Il risveglio della Fenice”. Ho pensato e ripensato a come continuare la storia e volevo continuarla mantenendo, per quanto possibile, quella scrittura fresca e scorrevole che avevo a quell’età. Dopotutto è un libro per ragazzi e per piacere, a prescindere dalla storia, un libro deve essere facile da comprendere e da leggere. Quando l’ho terminato, ho pensato che forse era giunto il momento di farlo conoscere e di far conoscere a tutti che il mio sogno da ragazzina liceale era questo. Dopotutto oggi è così difficile credere nei sogni e a me sembra ancora incredibile di essere riuscita a realizzarne uno. Sembra così strano trovare la forza di affermare “Il mio sogno è quello di scrivere.” o “Il mio sogno è quello di diventare un grande giornalista o un insegnante o un dottore o un avvocato.”, forse perché il percorso sembra infinito, ma l’importante è non mollare.


Domanda - A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito il libro “Il risveglio della Fenice” se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore come li descriverebbe?

Roberta Cinaglia - Crudi, perché gli episodi che preferisco sono quelli in cui i personaggi danno il peggio.
Solitamente ci si aspetta il meglio da quelli che possiamo definire come i “personaggi positivi”, ma io preferisco il contrario. Preferisco far vedere che anche i migliori – in situazioni estreme - possono diventare i peggiori e viceversa.


Domanda - Quali sono le sue fonti di ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale?

Roberta Cinaglia - In realtà gli autori sono tanti e appartengono tutti a generi differenti. Senza dubbio un autore che ho amato e che continuo ad amare è Calvino, in particolar modo Il sentiero dei nidi di ragno. Non so perché ma, leggendo le ultime pagine, in particolar modo quelle in cui Calvino scrive “Ora camminano per la campagna e Pin tiene la sua mano in quella soffice e calma del Cugino, in quella gran mano di pane. (…) E continuano a camminare, l’omone e il bambino, nella notte, in mezzo alle lucciole, tenendosi per mano.”, mi viene sempre da piangere. Forse perché adoro la storia del piccolo e fragile Pin o forse perché penso che, a malincuore, troppi bambini ancora oggi vivono la terribile e devastante esperienza della guerra. Molti di loro, al contrario di me, non avranno mai la fortuna di realizzare il proprio sogno e la loro vita si spegnerà troppo presto a causa dell’odio che tuttora divora l’animo degli uomini.
Altri autori che mi hanno sempre affascinato sono: Shakespeare (Amleto, Otello, Romeo e Giulietta), De Amicis (Cuore), Lewis Carroll (Alice nel Paese delle Meraviglie e Attraverso lo specchio), Licia Troisi (soprattutto la trilogia de Le Cronache del Mondo Emerso), Rowling (Harry Potter), Michael Ende (Momo) e Sergio Bambarén (Il guardiano del faro, Il delfino, Fratello mare, Il cuore dell’oceano). Ovviamente accanto a questi ce ne sono molti altri.


Domanda - Ci sono altre discipline artistiche, o artisti, che hanno in qualche modo influenzato la sua scrittura?

Roberta Cinaglia - La letteratura, la musica, il teatro, il cinema, la fotografia… qualsiasi cosa ha avuto influenza sul mio modo di scrivere. Ho sempre visto tutte queste discipline come fortemente concatenate tra loro, non so se una ha avuto più influenza rispetto ad un’altra.


Domanda - Oltre a quello trattato nel suo libro, quali altri generi letterari predilige?

Roberta Cinaglia - Mi piace leggere di tutto. Forse, se dovessi proprio scegliere, direi le opere teatrali o, ancora più, le poesie, perché non c’è niente di più interessante che dare una propria interpretazione al testo – a prescindere da quello che possono dire i libri. Leggere un testo e dire “Secondo me l’autore vuole dire questo”.


Domanda - Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?

Roberta Cinaglia - Senza alcun dubbio preferisco il libro cartaceo, perché penso che non ci sia niente di più bello che sfogliare le pagine di un libro e sentirne l’odore. Avere tra le mani un libro vecchio e chiedersi chi, prima di te, ha sfogliato quelle pagine, cosa pensava mentre lo leggeva, cosa provava.


Domanda - Per terminare, qual è stato il suo rapporto con la scrittura, durante la composizione del libro.

Roberta Cinaglia - Tormentato e difficile. Come ho spiegato precedentemente, ho iniziato a scrivere questo romanzo quando ero ancora una ragazzina del liceo e i capitoli erano tutti in terza persona e non riuscivo più ad entrare nella storia. Quando ho corretto il testo, passando dalla terza alla prima persona, tutto è sembrato più semplice. Riuscivo quasi a immaginare la storia nella mia mente quasi fossi io la protagonista di quella storia che, per tanti anni, avevo abbandonato. Per la maggior parte scrivevo di getto, perché la storia era tutta nella mia mente e ricordavo anche come doveva finire. Scrivevo e correggevo. Ho corretto praticamente fino a qualche mese fa perché avevo paura che la storia non venisse compresa fino in fondo. Ovviamente spero che ora non sia così. Spero con tutto il cuore che possa piacere, sia ai più grandi che ai ragazzi. Ho ancora molto da imparare, ma c’è tempo.


Domanda - Un motivo per cui lei comprerebbe “Il risveglio della Fenice” se non lo avesse scritto.

Roberta Cinaglia - Lo comprerei perché è un libro molto scorrevole e pieno di colpi di scena. Lo reputo un libro che, a prescindere dal genere, può piacere a tutti perché molti sono i temi affrontati e gli spunti di riflessione. Prima ho parlato di amore, morte, infanzia rubata, ma vi sono anche le maledizioni, i tradimenti, il sacrificio. Magari ogni lettore vi leggerà qualcos’altro. Spero comunque che le persone, nel leggere queste pagine, riescano ad immaginare la storia nella loro mente, quasi fosse un film, e che alla fine dicano tra sé e sé “È un bel libro”.


Domanda - Ha in progetto altre opere da scrivere nel prossimo futuro? In caso affermativo, può darcene una anticipazione?

Roberta Cinaglia - Sì, ho iniziato già a buttare giù qualche idea per un prossimo libro. Sarà sempre genere fantasy, quindi adatto molto ai ragazzi. Posso dire solo che il nome della protagonista è Andrea.


Collana Gli Emersi - Narrativa
pp.284 €12.00
ISBN978-88-591-4494-6
Il libro è disponibile anche in versione e-book

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