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Alessandro Quasimodo, il suggeritore di emozioni, respira poesia da quando è nato. Ha ricevuto molti premi, ecco l'incontro di Cinzia Alibrandi con una personalità della cultura italiana.
Alessandro Quasimodo è solito dire: sono nato baciato dalla poesia, per questo sono un suggeritore di emozioni. Il cognome è di quelli da devozione: succede quando ci si chiama Quasimodo, poeta premio Nobel per la Letteratura nel 1959. Eppure Alessandro, figlio di cotanto padre, anni portati con la grazia di un giovanotto, ne tutela, espande e glorifica la memoria. Anzi fa di più: rende anche vivo il ricordo della moglie e sua madre, Maria Cumani artista poliedrica, per cui il detto ‘dietro a un grande uomo c’è una grande donna’ sembra coniato su misura.
Incontro Alessandro in prossimità dell’uscita di un’antologia dedicata all’ultima edizione targata 2017 del premio ‘Il Federiciano’ con sede a Rocca Imperiale.
Cosa significa per te la poesia?
Poesia è parlare un linguaggio universale: molti mi seguono e ringraziano, oltre per l’attività di artista che mi ha dato immense soddisfazioni, sia al cinema che in teatro, per essere la memoria storica di mio padre. Sono felice di questa missione e con le armi della cultura e personalità, ho elaborato l’essere figlio di tale gigante: ne potevo uscire schiacciato, invece ho donato al pubblico, oltre alla diffusione della sua produzione, l’aspetto intimo e privato che ho condiviso con mia madre, la grande artista Maria Cumani, sua moglie e musa ispiratrice. Presiedo molti concorsi legati alla poesia, lo storico ‘San Domenichino città di Massa’, il ‘Premio Quasimodo’ e il ‘Premio femminile Maria Cumani Quasimodo’, gli ultimi due organizzati da Aletti. quasimodo
Aaletti Editore ti ha invitato nel 2015 anche al premio ‘Il Federiciano’.
Intanto il premio che è alla IX edizione, reca il nome di Federico II, fautore della “scuola poetica siciliana” e qualunque celebrazione poetica, a me che sono stato nutrito dalla musa Calliope, mi fa sentire ospite felice dentro una casa amata. Sono stato invitato nel 2015: oltre a scoprire una stele commemorativa di Salvatore Quasimodo, ho presentato il libro di Maria Cumani ‘Lontana da gesti inutili.’ Il recital é stato un successo: avevo ideato un dialogo a due voci, in un incrocio poetico tra maschile e femminile, in un botta e risposta tra le poesie di Quasimodo e quelle della Cumani, assolutamente toccante.
E la targa dedicata a Salvatore Quasimodo?
Un attestato insolito, tra le innumerevoli testimonianze a cui ho partecipato nel corso della mia vita. Alla presenza delle autorità e di un pubblico affettuoso, ho scoperto una larga stele in maiolica decorata, affissa poi nella strada che conduce alla rocca del castello di Federico II, con incisa la poesia più evocativa di mio padre ‘L’alto veliero’. Prova a immergerti nella suggestione di un uomo che apre il terrazzo di casa e viene rapito dalla visione di un’isola azzurra mentre le vele di una barca sembrano dita pronte all’abbraccio. Un attimo di tentennamento, e la voce dell’amata lo riporta alla realtà rifuggendo l’istinto dell’evasione.
Mi racconti una particolare suggestione del premio?
Sicuramente il momento dedicato alle declamazioni poetiche degli autori: sia alla marina che al castello, come dire che da mare a monte si viene avvolti da un immaginario cordolo di parole e emozioni. Dalle 21 fino a mezzanotte, una lunga teoria di poeti, dopo una paziente attesa, si esibisce sul palco, tra gli svariati umori del pubblico sovrano. Ho trovato molto democratica la possibilità di dare a tutti un personale momento di gloria.
Cosa consiglieresti al futuro poeta che calcherà le scene al prossimo ‘Federiciano’?
Di scegliere una poesia magari collaudata prima da un piccolo comitato di ascolto, e di rispettare i tempi concessi per non esagerare nella permanenza in scena, visto che il desiderio di declamazione, é da condividere con tanti altri poeti.
Che emozioni ti ha dato il paese cosentino di Rocca Imperiale?
Ha confermato in me la convinzione che l’Italia é bella tutta, e valorizzare luoghi meno turistici serve sia a recare ovvia pubblicità, sia a vivacizzare la popolazione locale. Tieni presente che il premio viaggia su molteplici binari che, oltre alla poesia, spaziano dal cinema, alla musica, al teatro. Per ben nove giorni il pubblico può godere di spettacoli di vario genere con un notevole impatto territoriale. Il paese si colora a festa e ricava un beneficio anche economico riempiendosi di visitatori giunti da ogni dove, attratti dalla magia dell’evento. Infine, a memoria futura, resta la colorita testimonianza delle stele con incise le poesie dei vincitori: macchie di colori siglate con versi e disseminate nei più disparati punti del borgo, come a indicare che la poesia, resta eterna e viva: basta fermarsi e leggere quello che i poeti hanno riversato dal proprio animo, quali eterni suggeritori dei moti del cuore.
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