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L’artista genovese ha ricevuto il prestigioso premio per il testo della canzone contenuta nel disco “Nomi e cognomi”, che a distanza di venticinque anni dalla pubblicazione riceve il giusto riconoscimento.
Anche quest’anno è andato in scena il Festival Internazionale della Poesia – Il Federiciano, giunto alla sua IX edizione, che regala musica e arte per le strade di Rocca Imperiale, piccolo comune calabrese situato in provincia di Cosenza. Come da tradizione, nel corso della rassegna ideata Giuseppe Aletti, i testi premiati vengono affissi sulle facciate delle abitazioni su di apposite stele di ceramica maiolicata, che arricchiscono il patrimonio culturale delle vie del borgo cittadino. Questo privilegio è toccato quest’anno a Francesco Baccini, uno dei pochi eredi della grande scuola dei cantautori genovesi, per il testo della sua “Renato Curcio”, canzone contenuta nel terzo disco dell’artista pubblicato nel 1992, che racconta la storia dell’omonimo ex terrorista, oggi stimato saggista, che ha vissuto per venticinque anni in carcere.
«Sono molto contento di aver ricevuto questo riconoscimento – racconta il cantautore – non nascondo che, di tutte le canzoni dei miei 14 album, è in assoluto quella che preferisco, anche se mi ha creato parecchi problemi. Il testo tratta un tema non facile, specialmente in Italia, perché parla della nostra storia abbastanza recente, con molte ombre e poche luci. Ma non è una canzone politica, è invece intimista: non ho parlato di Curcio come il famoso capo delle Brigate Rosse, ma ho cercato di mettere al centro l’uomo, un uomo che non ha rinnegato il proprio passato, ma ha pagato per le sue scelte e oggi è lontano anni luce da quel periodo, ed è egli stesso il primo a dirlo: adesso parla di libri, fa l’editore, e non si è mai più occupato di politica».
Una bella soddisfazione per Francesco Baccini, che negli anni ha pagato caro i forti contenuti senza filtro espressi nell’album “Nomi e cognomi” che, ricordiamo, conteneva tra le altre anche le controverse “Giulio Andreotti” e “Antonello Venditti” e “Radio Maria”, tutti brani che fanno da manifesto alla libertà di espressione e alla critica sociale. I suoi versi, da oggi, fanno compagnia a quelli di illustri colleghi quali Mogol e di grandi poeti contemporanei come Lawrence Ferlinghetti, Dacia Maraini, Mario Luzi e Alda Merini. Scusate se è poco! |