| Domanda - Partiamo proprio dal titolo, come mai “Cuore d’Africa - Diario di un viaggio nell’anima del mondo e nella propria anima”? Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?
Manuela Agate - L’espressione “cuore d’Africa” ha una doppia valenza: da una parte indica che il mio cuore appartiene all’Africa, e nel testo ho cercato di individuare e spiegare (a me stessa e al lettore) questo mio senso di appartenenza; dall’altra parte il cuore d’Africa è l’Etiopia stessa, che è il posto in cui ho scritto il diario e che, più di altri paesi dell’Africa che ho visitato successivamente, mi sembra rappresentare bene proprio il cuore, l’essenza, di questo continente. Ciò che l’Etiopia mi ha trasmesso è la sensazione di riscoprire una umanità quasi primordiale, e quindi l’opportunità di ritrovare le proprie radici e di riconciliarsi con se stessi. Ecco perché l’ho definito un viaggio nell’anima del mondo e nella propria anima.
Domanda - Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?
Manuela Agate - Direi al 100%. Tutto ciò che ho scritto nel libro è la realtà. I fatti sono reali ma naturalmente narrati da un punto di vista totalmente soggettivo e su un piano emozionale. Ho sempre utilizzato la scrittura in questo modo, mi aiuta ad elaborare ed esprimere le emozioni che la realtà mi offre. Spesso nella vita accadono cose che sono persino in grado di superare la fantasia, da queste prendo spunto per scrivere mettendo sempre al primo posto le emozioni.
Domanda - La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo suo libro?
Manuela Agate - Ricollegandomi alla risposta precedente, senza dubbio le emozioni. Altri potranno fare un viaggio simile al mio. Simile, ma mai uguale. Solo io ho vissuto quei precisi istanti e ho provato quelle emozioni che ho deciso di racchiudere nel diario. Quelli sono i miei ricordi e sono talmente belli che ho ritenuto valesse la pena condividerli e renderli indelebili attraverso la scrittura. Ritengo inoltre che ci possa essere anche un valore testimoniale nel raccontare un’esperienza di volontariato, che magari potrebbe essere da stimolo per chi vorrebbe farne una.
Domanda - A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito il libro “Cuore d’Africa - Diario di un viaggio nell’anima del mondo e nella propria anima”, se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore come li descriverebbe?
Manuela Agate - Ho descritto nel libro gli episodi che mi hanno colpito di più di questa esperienza. Sono state sensazioni profonde, talvolta di dolore e sofferenza, talvolta di gioia, gratitudine e altruismo. Ma quando ripenso all’Africa, tutte le volte, la prima e unica immagine che ho negli occhi è il viso di una bambina con un sorriso smagliante, che ho incontrato una domenica mattina. Ecco, tutti i miei ricordi più belli di questo viaggio sono legati alle persone che ho conosciuto e a quello che loro mi hanno trasmesso.
Domanda - Quali sono le sue fonti di ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale?
Manuela Agate - Da ragazza divoravo i libri di Coelho e Hosseini. Di quest’ultimo in particolar modo amavo, oltre che la profondità dei temi trattati e delle storie ambientate in contesti di guerra, la capacità di trasmettere sensazioni forti attraverso descrizioni molto accurate di fatti, luoghi e persone. In questo mi piacerebbe essere brava come lui. Negli ultimi anni però sono diventata una grande appassionata di thriller e del genere noir. Ho iniziato con i racconti del terrore di E.A. Poe ma adesso i miei idoli in questo ambito sono Joel Dicker e Carlos Ruiz Zafon. Zafon, oltre che tenermi incollata al libro, mi trascina davvero dentro quelle atmosfere gotiche della Barcellona di inizio 900, e a lui mi piace ispirarmi nel tentare di far innamorare il lettore di un luogo anche senza esserci mai stato. Infine nella mia formazione culturale e sentimentale hanno inciso molto anche autori come Conrad, Shakespeare e soprattutto Montale.
Domanda - Ci sono altre discipline artistiche, o artisti, che hanno in qualche modo influenzato la sua scrittura?
Manuela Agate - Non so se abbiano influenzato il mio modo di scrivere, ma il mio modo di essere certamente sì. In generale le forme d’arte che prediligo e che mi ispirano di più sono le arti figurative e la musica. Come accenno anche nel libro, l’artista che più di ogni altro ha avuto un ruolo determinante nella mia formazione è Lorenzo Jovanotti. Mi sento molto legata a lui e ai testi delle sue canzoni: quando ero più piccola mi spingevano a interrogarmi su alcuni argomenti ed erano di ispirazione riguardo ai valori e al modello di vita che volevo seguire. I suoi brani sono sempre stati la colonna sonora di ogni mia esperienza di vita e spesso ho la sensazione che riescano ad esprimere proprio quello che sento.
Domanda - Oltre a quello trattato nel suo libro, quali altri generi letterari predilige?
Manuela Agate - Finora mi sono cimentata soltanto in racconti per ragazzi e qualche poesia. Ma credo che il sogno di ogni scrittore sia vedere ultimato, stampato e rilegato, il romanzo che ha nella testa…
Domanda - Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?
Manuela Agate - Mai letto un e-book. Apprezzo le potenzialità della tecnologia e sono anche molto attiva sui social, ma per me il bello di leggere un libro non consiste soltanto nella lettura ma anche nel piacere di entrare in una libreria, magari una piccola e antica, farsi consigliare dal libraio oppure lasciarsi attrarre da un’immagine di copertina, per poi arrivare a casa e sfogliare il libro ed anche annusarlo. Non avete mai annusato un libro nuovo? Lo stesso vale per la musica: sono molto dispiaciuta che la digitalizzazione stia facendo scomparire i negozi di dischi. Spero resistano almeno le librerie!
Domanda - Per terminare, qual è stato il suo rapporto con la scrittura, durante la composizione del libro.
Manuela Agate - Quando mi trovavo in Etiopia e ho iniziato il diario, questo era il mio migliore amico e il mio inseparabile compagno, per cui un rapporto bellissimo. Ma quando ha iniziato a trasformarsi in un libro da pubblicare, il mio rapporto con la scrittura è diventato di amore e odio: era un sogno che si realizzava e mi rendeva felice, ma ho dovuto convivere con l’ansia di non essere all’altezza e soprattutto di sentirmi come... messa a nudo. Un conto è scrivere delle proprie emozioni per renderle permanenti solo per sé stessi, un altro è condividerle, aprendo il proprio cuore ad altre persone. Ma la scrittura mi ha sempre aiutato a fare ciò, e non mi ha mai tradito.
Domanda - Un motivo per cui lei comprerebbe “Cuore d’Africa - Diario di un viaggio nell’anima del mondo e nella propria anima” se non lo avesse scritto.
Manuela Agate - Beh, io lo farei perché sono attratta dall’Africa! Lo comprerei per leggere un racconto di viaggio che può emozionare e per conoscere qualcosa in più su un popolo che troppo spesso è vittima di pregiudizio. Inoltre lo acquisterei per una giusta causa, perché l’autrice ha deciso di devolvere i suoi proventi ad Engera APC ONLUS (per info www.forengera.org)
Domanda - Ha in progetto altre opere da scrivere nel prossimo futuro? In caso affermativo, può darcene una anticipazione?
Manuela Agate - È proprio il caso di dire che avrei un sogno nel cassetto, o meglio nella testa. Qualche tempo fa ho fatto uno strano sogno, così emozionante da sembrare reale. Al mio risveglio la prima cosa che ho pensato è stata “ci si potrebbe scrivere un libro!” …così ho preso subito una penna…
Collana Gli Emersi - Narrativa
pp.72 €12.00
ISBN 978-88-591-4218-8
Il libro è disponibile anche in versione e-book
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