| Domanda - Partiamo proprio dal titolo, come mai “Il sogno di Giuliano Preda”?Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?
Ciro Adinolfi - Il titolo è voluto essere una commistione tra il contenuto dell’opera ed un autore in particolare dal quale ero rimasto fortemente affascinato durante il periodo antecedente la scrittura del libro. Il nome Giuliano “deriva” da quello del protagonista di una delle mie opere preferite, "Il Rosso e il Nero" di Stendhal: Julien Sorel è stato il personaggio letterario che più di altri mi ha fatto comprendere l’importanza e la forza che la convinzione, il sogno e il desiderio hanno nella nostra vita. Il cognome Preda invece è un piccolo gioco di parole: il protagonista del mio libro è tutto sommato “preda” delle sue aspirazioni e della sua quotidianità. Direi che la volontà di migliorarsi, di comprendersi, di cambiarsi in meglio, insieme allo sconvolgimento che tutto questo comporta, sono i tratti fondamentali che questa piccola “opera di formazione” ha voluto sondare.
Domanda - Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?
Ciro Adinolfi - Moltissimo. Infatti nel periodo in cui portavo avanti la scrittura del libro molte delle domande che mi ponevo si sono impresse indelebilmente nel testo, nel quale ho quindi cercato di comprendermi dall’esterno, come fosse qualcun altro a guardarmi. Se non avessi portato a termine l’opera probabilmente molte di quelle questioni sarebbero rimaste insolute, e viceversa se non avessi avuto l’esigenza di rispondere a quelle domanda l’opera non sarebbe nata.
Domanda - La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo suo libro?
Ciro Adinolfi - La mia volontà è stata quella di consegnare all’eternità della mia memoria il punto sorgivo della mia maturazione e della presa di coscienza di me stesso, che attraverso la stesura del testo è stata finalmente possibile. Ho voluto incastonare tra le pagine la mia nascita in quanto individuo, per non dimenticare, rileggendo quelle pagine, cosa è davvero importante per me, nel caso in cui la vita mi costringesse a dimenticarmene.
Domanda - A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito il libro “Il sogno di Giuliano Preda”, se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore come li descriverebbe?
Ciro Adinolfi - Ricordo che l’opera non era nata nella forma che ha poi definitivamente assunto, bensì era stata pensata come una poesia. Difatti, nel passaggio dal primo al secondo capitolo penso si possa notare un radicale cambio di impostazione del registro linguistico: è stato in quel momento che ho effettivamente sentito la possibilità e quasi l’esigenza di scrivere. Quell’attimo me lo ricorderò sempre come una svolta, a partire dal quale ho compreso dove volessi effettivamente dirigermi.
Domanda - Quali sono le sue fonti di ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale?
Ciro Adinolfi - Penso di essere stato più ispirato dalla riflessione filosofica che dalla storia della letteratura, a causa della mia formazione. In particolare sono tre le figure che mi hanno guidato, direttamente o indirettamente, verso la nascita dell’opera: Descartes, Nietzsche e Sartre. Il primo mi ha insegnato il valore assoluto ed universale della presa di coscienza della nostra esistenza in quanto individui pensanti, il secondo mi ha personalmente condotto verso temi e riflessioni sulla mia capacità di volere e di affrontare le difficoltà, l’ultimo, ma non ultimo, sul quale i miei studi si sono soffermati più a lungo anche da un punto di vista letterario e filosofico, mi ha fatto comprendere la contingenza della nostra esperienza quotidiana, la sua assoluta assurdità, a partire dalla quale è necessario ritrovarsi, per essere definitivamente qualcuno.
Domanda - Ci sono altre discipline artistiche, o artisti, che hanno in qualche modo influenzato la sua scrittura?
Ciro Adinolfi - Sono una persona che subisce il fascino della bellezza e della verità, in ogni sua forma. Sicuramente la parola è lo strumento umano che mi influenza ed affascina di più, ma personalmente ritengo che ogni opera ed ogni gesto nei quali sia possibile riscontrare un messaggio vero e bello possano ispirare chiunque. Però, se dovessi proprio rispondere con un sì od un no, la mia risposta sarebbe no, poiché sono un amante del mondo letterario in quanto personalmente mi trasmette molto di più rispetto ad altre discipline artistiche.
Domanda - Oltre a quello trattato nel suo libro, quali altri generi letterari predilige?
Ciro Adinolfi - La poesia è sicuramente l’altro modo di comunicare se stessi dal quale rimango costantemente affascinato. Non amo particolarmente i generi letterari nei quali la psicologia del personaggio non sia sondata fino alla radice della sua nascita. Prediligo, per non dilungarmi, romanzi di formazione, psicologici, introspettivi, nei quali l’individuo e la sua identità vengono messi a nudo.
Domanda - Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?
Ciro Adinolfi - Sarò romantico e potrei essere tacciato di anti-ambientalismo, ma non credo che a questa domanda si possa rispondere in altro modo, se non affermando che il libro cartaceo abbia un fascino ed un potere magico mentre lo si sfoglia e lo si tiene tra le mani che nessun tablet potrà mai avere. Sicuramente ci si sta muovendo in direzione di una digitalizzazione del mondo letterario, ma penso che tutto questo faccia perdere il valore del libro inteso come volume col quale si ha un rapporto anche fisico, oltre che mentale.
Domanda - Per terminare, qual è stato il suo rapporto con la scrittura, durante la composizione del libro?
Ciro Adinolfi - È stato altalenante, poiché c’erano momenti in cui sentivo di non possedere parole adatte all’esplicitazione del mio pensiero, mentre ce n’erano altri in cui mi stupivo della capacità della scrittura di universalizzare la nostra intimità. Scrivendo ho imparato sempre più ad apprezzare la parola scritta come forma di comunicazione autentica.
Domanda - Un motivo per cui lei comprerebbe “Il sogno di Giuliano Preda” se non lo avesse scritto.
Ciro Adinolfi - Lo comprerei perché è un libro in cui si parla di domande, azioni, gesti concreti e quotidiani, analizzati da uno sguardo avido di verità ed altro rispetto al mio, perché tratta di un uomo alle prese con la sua identità, e tutti noi dobbiamo affrontarla per scoprire chi siamo, perché è ambientato nella città in cui ho per la prima volta maturato la convinzione di avere un sogno nella vita, e sarei molto curioso di comprendere Bergamo con un occhio estraneo a quello del “semplice” cittadino che si muove nei suoi spazi.
Domanda - Ha in progetto altre opere da scrivere nel prossimo futuro? In caso affermativo, può darcene una anticipazione?
Ciro Adinolfi - Per ora mi sto occupando di questioni di carattere accademico, quindi purtroppo non posso dedicare alla scrittura il tempo che merita e che vorrei. Ho però racchiuso le mie poesie in una raccolta inedita, la seconda se devo essere onesto, e sto pensando di proseguire la narrazione delle vicende di Giuliano Preda, questa volta però andando a descrivere i suoi anni giovanili, la sua formazione, le sue decisioni fondamentali, in poche parole: le tappe fondamentali della sua esperienza, antecedenti alle questioni emerse nel libro in cui si tratta della sua maturità.
Collana Gli Emersi - Narrativa
pp.72 €12.00
ISBN 978-88-591-4158-7
Il libro è disponibile anche in versione e-book
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