| L'autrice Eugenia Berti Lindblad è italiana e vive a Stoccolma. Dopo studi classici, laurea in giurisprudenza, dirigente nella Pubblica Amministrazione, inizia l'esperienza cosmopolita in Svezia, Turchia, Emirati Arabi e Gran Bretagna.
Esordisce in poesia fotografica con "Parole intrappolate nelle icone", tratto dalla raccolta poetica "Ortogonali". Regista ed autrice del poetry-film "Eclipse", è co-fondatrice del manifesto culturale Eclissi9 www.eclissi9.com
Il libro è costituito da una introduzione e da 45 poesie.
All'interno del libro vengono citate alcune frasi del Nobel Salvatore Quasimodo. Riporto la prima citazione: "Il linguaggio dei poeti è difficile non per ragioni di filologia o di oscurità spirituali, ma in virtù dei contenuti". L'introduzione è a cura del Professor Enrico Pozzi, docente di Psicologia presso l'Università "La Sapienza" di Roma. Leggendo le poesie "Ortogonali" il professore dice: "La realtà, soprattutto quella dentro di noi, è come il piano di Euclide. Inafferrabile, impensabile, informe. La costruzione delle coordinate cartesiane è un gesto poetico".
Leggendo questo libro di poesie mi sono chiesto perché il titolo "Ortogonali", perché il professor Pozzi parla di geometria euclidea e mi sono dato questa risposta. Ortogonali corrisponde all'incrocio di due assi cartesiani per individuare la posizione attuale, dove l'Autrice in continuo movimento per il mondo di volta in volta vive: Gran Bretagna, Svezia, ecc. Perciò tante poesie sono dedicate a varie città: Roma, Stoccolma, Parigi, Istanbul. Questo continuo girare fa sì che si abbia una nostalgia dei posti dove si è vissuto. Pertanto traspare nelle poesie un certo pessimismo sulla caducità dei sentimenti umani (amore, affetti, nostalgia dei luoghi dove si è vissuto... Ho trovato interessante e originale questa raccolta di poesie.
Riporto, come esempio, una poesia:
VERTIGO
Vertigine insensata
quella dell’amore
Nell’attimo dell’incontro
è già annientata
Nel mio ventre i sensori
traducono segnali biologici
in cibernetica indifferenza
Figura disperata
converto in assurdo ologramma
il riflesso del nulla
Dalle mie aride viscere il dramma
di Essere non vivente
(Recensione di Giuseppe Giorgioli)
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