| Domanda - Partiamo proprio dal titolo, come mai “L’arma segreta per Peter Daland”? Quali sono gli argomenti ricorrenti o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?
“Attraverso la storia di formazione di un semplice ragazzo di tredici anni, George Rennan, il quale diventa con una vera e propria cerimonia di investitura una spia a tutti gli effetti con il nuovo nome di Peter Daland, ho voluto trascrivere il passaggio di età, dalla preadolescenza all’adolescenza, in sé già molto problematico e ho cercato altresì di testimoniare la storia personale di ciascuno di noi che, soprattutto all’inizio della vita, si fa portavoce degli ideali del Bene e della Giustizia in un mondo in cui sono evidenti troppi “strappi” e troppe “storture”.
Domanda - Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?
“Mi piace ambientare i libri che scrivo in un particolare e preciso momento storico. In questo romanzo ho scelto la storia di tutti i giorni per fare meglio comprendere il significato del medesimo romanzo a lettori di tredici e quattordici anni.
Domanda - La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo suo libro?
“Ognuno di noi deve avere fiducia in se stesso e, dunque, possedere una sufficiente autostima di sé per riuscire a superare gli ostacoli e le difficoltà di un mondo e di una società che non danno nulla per scontato. Soltanto con l’uso della forza della ragione si può giungere a compiere le imprese che la vita ci riserva, riuscendo a fermare lo scorrere del tempo che trascina via ogni cosa con sé, come un vero e proprio fiume che, impetuoso, cancella ogni traccia sia del Bene che del Male.”
Domanda - A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito il libro “L’arma segreta per Peter Daland”, se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore come li descriverebbe?
“Se alcuni episodi possono apparire onirici e surreali (consegna del medaglione d’argento a Peter Daland da parte dell’indovino Al; apparizione della moglie brutalmente uccisa dello scià Namer…) in realtà hanno la sostanza fondante in tutto ciò che ho precedentemente scritto e sottolineato.”
Domanda - Quali sono le sue fonti di ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale?
“Tra gli autori che ritengo fondamentali per la mia fonte di ispirazione per tale genere di libri vi sono senza dubbio Josteein Gaarder, che ha scritto il “Mondo di Sofia”, un libro giallo e allo stesso tempo reale e Micheal Ende con “La storia infinita” che ha aperto le porte alla nuova letteratura giovanile.”
Domanda - Oltre a quello narrato nel suo libro, quali altri generi letterari predilige?
“Oltre al genere fantasy, sono interessata, anche, ai romanzi di carattere giallo, ai romanzi di carattere esistenziale e psicologico, alle poesie con le quali voglio comunicare le impressioni e le emozioni che provo, quando mi interrogo sul valore dell’esistenza e della vita in generale, agli articoli di critica letteraria e filosofica.”
Domanda - Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?
“Certamente il tradizionale libro cartaceo, poiché mi sembra un po’ troppo prematura la lettura di un libro digitale, avendo sempre instaurato relazioni esclusivamente con libri cartacei.”
Domanda - Per terminare, qual è stato il suo rapporto con la scrittura, durante la composizione del libro?
“Ho cercato di esprimere quello che intendevo comunicare con l’uso di un linguaggio semplice adatto appunto a lettori dai 10 ai 13 anni.”
Domanda - Un motivo per cui lei comprerebbe “L’arma segreta per Peter Dalans” se non lo avesse scritto.
“Mi incuriosirebbe proprio il titolo. L’arma in questione nel romanzo non è, infatti, una delle tanti e tradizionali armi, ma una segreta, quella appunto che l’indovino Al dona a Peter Daland prima di morire.”
Domanda - Ha in progetto altre opere da scrivere nel prossimo futuro? In caso affermativo, può darcene una anticipazione?
“Questo libro riprende il romanzo scritto nel 2014 dal titolo “Una sfida per Peter Daland: 3000-3083?”. Ho intenzione perciò di scrivere ancora altri libri con questi stessi personaggi, lo stesso protagonista e la stessa scuola di spionaggio americana, la New Age. Un ciclo insomma!”
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