| Una vita, quella di Nicola Comberiati, dedicata alla trasmissione del sapere ai giovani nella scuola, come si legge dalla quarta di copertina del libro. Nato a Petilia Policastro (KR) il 12 giugno 1947, vive a Roma fin dagli anni ‘60.
Laureato in Filosofia e Teologia alla Pontificia Università Lateranense, si è poi laureato in Psicologia alla Sapienza. Impegnato nel sociale, ha creato una scuola popolare nelle baracche della borgata alessandrina di Roma, ha lavorato all’AIAS e poi al Comune di Roma per l’integrazione dei ragazzi diversamente abili. Dagli anni ‘80 ha insegnato Storia e Filosofia in molti Licei di Roma ed è stato Dirigente Scolastico nell’ITC Lucio Lombardo Radice. Con studio e passione per la trasmissione della cultura alle nuove generazioni, ha dato il suo contributo teorico e pratico per una trasformazione della scuola scrivendo di didattica e di nuove teorie dell’apprendimento. Attualmente lavora con l’ANCEI - Formazione e Ricerca come psicologo all’Istituto Paritario Bonifacio VIII di Anagni e all’Istituto Maria Consolatrice in Roma-Portonaccio e si interessa della formazione dei docenti.
Il suo intenso impegno nel sociale dimostra una spiccata sensibilità, la stessa che riversa nella poesie. Come quelle contenute nel libro appena pubblicato dai tipi della Aletti Editore: "Orizzonti in-finiti", che l'autore presenta ai lettori in questa intervista.
Domanda - Partiamo proprio dal titolo, come mai “Orizzonti in-finiti”? Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?
Nicola Comberiati - Il titolo "Orizzonti In-finiti" nasce dal desiderio profondo in ognuno di noi di innalzarsi al di là del reale anche quando la vita scorre nella quotidianità, una trascendenza appunto. Solo che non è una trascendenza verso un al di là, ma una interiorizzazione del fatto emotivo per non lasciarlo cadere nell’oblio. In tal senso la poesia si rivela come la profondità del quotidiano, la sapienza (da sapio=gustare) dell’avvenimento semplice, a volte anche casuale, per farne un regalo a sé stesso e agli altri, l’antidoto alla dispersione delle emozioni. Guardare quindi l’orizzonte, la prospettiva altra, che sta nel finito.
Il volume comincia così con l’elaborazione del lutto per un amore scomparso e continua con il tema dell’amore ritrovato, della fragilità, della ripresa, del rapporto con un ragazzo autistico che scriveva pensieri poetici e mi ripeteva che un giorno avrebbe ritrovato la “voce”; molte poesie cantano l’indignazione, la rabbia per la corruzione, l’ingiustizia, per una città tradita, una politica senza passione. Un tentativo anche di cura in momenti difficili immergendosi nel mare infinito degli affetti.
Domanda - Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?
Nicola Comberiati - Moltissimo, sia la realtà intesa come gomitolo della vita, che scorre nonostante la morte delle persone care e che a volte ci costringe a riannodare i fili, sia nei momenti felici (le nascite, l’amore della donna che amo) e sia nei momenti di immersione nella natura che a volte ci culla, facendoci tornare a sognare.
Domanda - La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo suo libro?
Nicola Comberiati - Ho voluto consegnare a chi lo leggerà la trasparenza del mio io, fatto di immersione profonda in ciò che la vita mi ha riservato e degli incontri fortunati che conservo dentro di me. Mio figlio lo ha letto e mi ha detto che ha scoperto il padre della sua infanzia, ma molti miei studenti e docenti compagni di viaggio troveranno il valore testimoniale dell’impegno e dell’amore-interesse per gli esseri umani.
Domanda - A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito il libro “Orizzonti in-finiti”, se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore come li descriverebbe?
Nicola Comberiati - Posso ricordare il mio ritorno alle radici, nella terra che mi ha visto nascere – la Calabria – e il paese che ha conservato nelle strade, nei fiumi, nelle montagne le tracce della mia infanzia e da cui sono partito a soli 11 anni. Ma ogni volta è emozionane, mi riempie l’animo di gioia.
Domanda - Quali sono le sue fonti di ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale?
Nicola Comberiati - Mi ha sempre affascinato il Montale degli "Ossi di Seppia" e tra i meno recenti, come ogni studente a scuola, imparavo a memoria Leopardi e "l’Infinito" mi è rimasto come memoria inconscia della mia giovinezza. Ma da grande ho apprezzato Andrea Zanzotto, Clemente Rebora, Baudelaire, Adonis, Hikmet; recentemente invece mi sono cimentato con il maggiore poeta svedese contemporaneo Tomas Transtromer, ho letto Izet Sarajlic, che durante l’assedio di Sarajevo scriveva: “Chi ha fatto il turno di notte per impedire l’arresto del cuore del mondo? Noi, i poeti”.
Domanda - Ci sono altre discipline artistiche, o artisti, che hanno in qualche modo influenzato la sua scrittura?
Nicola Comberiati - Certamente la pittura dei Grandi del Rinascimento (Leonardo, Michelangelo…), ma ho un’attrazione particolare per “Caravaggio” per il suo modo tragico e perturbante di farti scoprire le passioni dell’anima dietro quei volti intensi (la Maddalena penitente, Giuditta e Oloferne, Incredulità di S. Tommaso…). Dei moderni, tra i miei preferiti Van Gogh e Edvard Munch. Opere come il "Campo di grano" o "Melancolia", etc, mi hanno sempre ispirato meditazioni interiori.
Domanda - Oltre a quello trattato nel suo libro, quali altri generi letterari predilige?
Nicola Comberiati - Leggo molto la narrativa contemporanea. In passato mi sono immerso nei grandi romanzieri russi (Dostoevskiji, Tolstoj, Bulgakov…), oggi leggo Philip Roth, McEwan ecc. Ma mi piacciono anche i saggi filosofici o psicologici, il teatro e la musica.
Domanda - Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?
Nicola Comberiati - Decisamente quello cartaceo. Mi piace toccare il libro, farlo mio e conservarlo.
Domanda - Per terminare, qual è stato il suo rapporto con la scrittura, durante la composizione del libro.
Nicola Comberiati - A volte la mano e la testa si irrigidivano, a volte sinergicamente ritrovavano la leggerezza. Pause di riflessioni sul contenuto diventavano anche un fare i conti con il proprio passato. La scrittura è stata comunque una catarsi liberatoria.
Domanda - Un motivo per cui lei comprerebbe “Orizzonti in-finiti” se non lo avesse scritto.
Nicola Comberiati - Perché non è una poesia solipsistica: si percepisce la tensione degli eventi del presente, sensibilità e affetti di rapporti umani.
Domanda - Ha in progetto altre opere da scrivere nel prossimo futuro? In caso affermativo, può darcene una anticipazione?
Nicola Comberiati - Ho in mente di scrivere racconti più o meno dal titolo “Storie umane di adolescenti e prof nelle scuole”, far scoprire il volto umano delle persone che si incontrano ogni giorno per tante ore in un luogo formativo più di quante ne passano in famiglia. Scoprire il mondo del secchione di turno, di quello seduto all’ultimo banco, della ragazza svampita e sognatrice, ma anche della storia umana che c’è dietro il precario, del prof severo, della professoressa che non si dà pace se i ragazzi non scrivono bene e non rispondono. Esseri umani, insomma, che ogni giorno fanno i conti con le aspirazioni più profonde, le tensioni, i sogni, a volte i fallimenti e che spesso vengono rappresentati cinematograficamente in modo goliardico e superficiale.
Collana Gli Emersi - Poesia
pp.64 €12.00
ISBN 978-88-591-4002-3
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