| Domanda - Partiamo proprio dal titolo, come mai “LINGUE DI TE”?Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?
Giovanni Carmine Costabile - Il titolo, nella presunzione connaturata a un giovane scrittore di poesie (poeta mi par troppo!), voleva essere un'eco delle lingue di fuoco che avvolgono gli apostoli negli Atti il giorno di Pentecoste, simbolo dello Spirito Santo a cui volevo ricollegare il mio innamoramento invece profano, ma al tempo stesso volevo evocare le diverse lingue a cui, infarcito di pseudonimi à la Pessoa, questo stesso innamoramento di volta in volta mi ispirava a dar voce in dialogo verbale o tentativi più o meno riusciti di prosa e poesia.
Le diverse lingue possono essere indice di diversi stili (compaiono componimenti dalla costruzione baroccheggiante simil-allitterativa, sonetti in pose stilnovistiche, poesie ermetiche, esperimenti surrealisti e componimenti realisti, persino prosaici), diversi temi all'interno della comune cornice amorosa oppure letteralmente diversi idiomi, dall'italiano all'inglese e finanche una lingua inventata.
Queste diverse lingue danno voce a diverse prospettive, diversi momenti, diversi stati d'animo di un'unica esperienza, la mia storia d'amore bruscamente interrottasi con una ragazza che forse ho idealizzato un po' troppo in certi momenti, come le ultime poesie più sofferte ma più consapevoli rendono atto.
Eppure gli slanci lirici che questo innamoramento se vogliamo un po' irreale mi ha ispirato restano i momenti che personalmente reputo più felici non solo
della storia in sé, ma anche della mia espressività poetica.
Domanda - Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?
Giovanni Carmine Costabile - Assolutamente tantissimo. Se non avessi conosciuto Anna non so se avrei mai pensato di scrivere un libro di poesie, anzi addirittura non so dire se avrei mai scritto poesie del tutto. La mia storia personale, con gli eventi concreti che l'hanno segnata, è imprescindibile per la mia produzione, la motiva e la ispira, senza peraltro contraddire le tensioni ideali e spirituali che ne sono l'anima stessa.
Domanda - La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo suo libro?
Giovanni Carmine Costabile - Certe esperienze che mi hanno segnato, certi momenti che mi hanno cambiato, e il modo in cui li ho vissuti. La sfida che l'amore lancia alle circostanze avverse, che non possono prevalere per sempre. Volendo ergermi su un piedistallo. Oppure, più semplicemente, un ingenuo ragazzo che non ha saputo smettere di inseguire la suggestione offerta dal rosso di due labbra, di una rosa, di quel vestito da sera che lei mise al nostro primo appuntamento.
Domanda - A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito il libro “LINGUE DI TE”, se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore come li descriverebbe?
Giovanni Carmine Costabile - C'è uno dei componimenti della raccolta dove parlo di lei con le cuffie alle orecchie e la bicicletta in mano che passeggia sui lungarni venendomi incontro, mentre chissà quali dolci sogni che mai si realizzeranno prendono forma nella sua mente inconsapevole quanto la mia.
E' una scena che non ho mai potuto vedere in questa esatta forma, dal
momento che io invece ero sul luogo dell'appuntamento ad ammirarla.
Ma molte volte mi sono fermato a immaginarla, commovendomi come uno sciocco per la banalità del bene e pensando che anche la Arendt si chiamava Anna, e che aveva una relazione con quell'Heidegger nel cui pensiero per molti versi ancora mi riconosco (vedi lo spregio delle macchine di cui parlo in un altro componimento e la critica heideggeriana della tecnica), e molte altre cose che sovvengono quando si inizia a “ragionar d'amore”. Dolci follie dei vent'anni, chiaramente, ma ancora ci penso con una certa nostalgia.
Domanda - Quali sono le sue fonti di ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale?
Giovanni Carmine Costabile - Bella domanda. Potremmo far notte se dovessi citare tutti gli autori che in qualche modo mi hanno ispirato. Non perché voglia darmi importanza, ma perché noi autori di oggi (credo di potermi dire autore, se a questo termine non conferiamo nessun particolare valore ideale come succede a “poeta”) siamo tutti nani sulle spalle dei giganti, come voleva il motto rinascimentale.
Posso fare qualche nome particolarmente importante, ad ogni modo.
Petrarca ha influenzato i miei componimenti stilnovistici. Quando ho annunciato sui social network la pubblicazione della raccolta ho scritto: “In sul mio primo giovenil errore”. Tolkien è il motivo principale per cui ho ricercato goffamente di riprodurre qualcosa di vagamente allitterativo. Avevo sempre in mente cose come “trammes of tresoun” di Sir Gawain e il cavaliere verde e “the shining shores and shallow water” di La caduta di Artù, e credo che chi sa di cosa sto parlando lo possa notare ampiamente. “Pioggia di rosa” mi sa molto di Jacques Prévert, che è un autore che ho ultimamente accantonato ma all'epoca apprezzavo molto. Ma più importante sicuramente è la lezione del già citato Pessoa, con i suoi diversi pseudonimi, la sua modestia sognante e provocatoria e quel vago sentore di esoterismo (o puzza di zolfo dovrei dire? A volte arrivano suggerimenti dal mio pubblico interiore). Aggiungerei che tutti conoscono Neruda, mentre non abbastanza apprezzato è Solinas, autentico virtuoso del sentimento, cosa diversa dal sentimentalismo (di cui non voglio accusare Neruda, anche se forse excusatio accusatio eccetera). Ma noto già che la posa dell'occasione sta avendo la meglio sulle mie buone intenzioni, quindi mi fermo qui.
Domanda - Ci sono altre discipline artistiche, o artisti, che hanno in qualche modo influenzato la sua scrittura?
Giovanni Carmine Costabile - Su questo non posso che suggerire di osservare la copertina della raccolta, che riporta una fotografia da me scattata nell'agosto 2013 a Londra. Si tratta dello spettacolo teatrale “A Midsummer Night's Dream” di William Shakespeare, eseguito in forma sperimentale all'aperto, in uno dei parchi di Highgarden. Splendida performance, a cui ho assistito con una cara amica che purtroppo ho un po' perso di vista ma con cui ho avuto uno splendido rapporto. Lei canta e suona la chitarra, ha una voce fuori dal comune che a volte riascolto ancora su disco. Che la poesia sia da associare alla musica quindi mi pare scontato, il concetto di ritmo e musicalità del verso è un pilastro imprescindibile della valutazione di un componimento, che troppo spesso gli aspiranti poeti oggi trascurano. Leggete ad alta voce quello che scrivete, e buttate nel cestino quello che non suona. Non lo dico perché mi sento chissà chi, sapeste quante pseudopoesie ho cestinato per questo motivo! Eppure, per chi ha orecchio...
L'altra arte in questione è il teatro. Ho scritto anche un dramma qualche tempo fa, e ho avuto qualche esperienza come attore oltre che come spettatore. Il teatro, analogamente alla poesia, è una modalità espressiva potentissima, qualcosa che la televisione e il cinema possono soltanto sognare: perché il teatro detiene la presenza scenica, fisica, corporea dell'attore. Allo stesso modo la poesia non è per come io la vedo una presenza di carta, ma deve sempre farsi voce, arrivare dai timpani oltre che dagli occhi, come era anticamente, quando i poeti erano skopoi, bardi, aedi, rapsodi, skaldi...
Domanda - Oltre a quello trattato nel suo libro, quali altri generi letterari predilige?
Giovanni Carmine Costabile - Il romance, anche se sono consapevole che non è una categoria familiare a tutti i lettori italiani. Alcuni potrebbero fraintendere con storia d'amore, ma non è quello il senso in cui uso la parola. Altri potrebbero credere che sia il romanzo, ma non è il romanzo tout court. Si tratta di un genere che esiste sia in poesia che in prosa, una categoria contenutistica più che formale: tutte quelle opere letterarie che non si basano su un concetto riduttivo o riduzionista delle possibilità di una vicenda, ma si aprono a un ampio ventaglio di possibilità narrative. Posso già vedere qualche lettore strabuzzare gli occhi, e chiedersi di cosa stia parlando concretamente. Ebbene, epica, fiabe, miti, leggende, racconti popolari principalmente, ma anche qualcosa di fantasy, horror, fantascienza e realismo magico...
Domanda - Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?
Giovanni Carmine Costabile - Indubbiamente cartaceo. In realtà io vorrei che tutti i libri fossero manoscritti miniati del XIV secolo, se dipendesse da me!
Domanda - Per terminare, qual è stato il suo rapporto con la scrittura, durante la composizione del libro.
Giovanni Carmine Costabile - Mi permette una battuta? Io e la scrittura siamo grandi amici, non litighiamo quasi mai.
Domanda - Un motivo per cui lei comprerebbe “LINGUE DI TE” se non lo avesse scritto.
Giovanni Carmine Costabile - Credo che, se fossi un altro, una poesia come “Bella” mi piacerebbe comunque. La vorrei dedicare alla mia ragazza, se fossi un uomo, e mi incuriosirei dell'autore se fossi una donna. Detto questo, ciascuno è libero di contraddirmi.
Domanda - Ha in progetto altre opere da scrivere nel prossimo futuro? In caso affermativo, può darcene una anticipazione?
Giovanni Carmine Costabile - Mi piacerebbe scrivere, non so se in versi o in prosa, la storia di un cavaliere oppresso dal senso di colpa di un passato per cui nessuno lo giudica eccetto lui stesso.
Collana Gli Emersi - Poesia
pp.92 €12.00
ISBN 978-88-591-3945-4
Il libro è disponibile anche in versione e-book
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