| Domanda - Partiamo proprio dal titolo, come mai “La Legge non è uguale per tutti”? Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?
Domenico Mecca - Sono fondamentalmente due gli argomenti per me fondamentali in questo romanzo. Il primo, quello più importante, è legato alla pedofilia: documentandomi, come è doveroso fare, sull’argomento, ho scoperto un vuoto normativo alla Legge Italiana sulla pedofilia, per il quale, per un passaggio sfuggito al nostro legislatore, se il minore ha meno di dieci anni la legge non richiede la querela essendo il reato punito di ufficio. Se il minore ha più di quattordici anni il codice qualifica il reato come prostituzione minorile e, anche in questo caso, si procede d’ufficio, ma nella fascia d’età dai dieci ai quattordici anni, purtroppo, non si può procedere in mancanza di querela di parte. Quindi ho voluto portare all’attenzione di chi leggerà questo romanzo e raccontare proprio quest’ultima grave mancanza normativa. La storia è ovviamente il frutto della mia fantasia.
Il secondo argomento per me fondamentale ha a che fare con il modo di fare giornalismo oggi. Il protagonista che ho creato è appunto un giornalista, il quale, nonostante sia incompreso dal suo direttore, non ha perso “il vizio” di fare giornalismo di inchiesta: quel giornalismo che, prima di interpretare i fatti, li fiuta, li va a cercare, cerca riscontri e poi racconta i fatti così come si sono svolti o si stanno svolgendo. Un giornalismo che, a mio parere, oggi si è largamente perso nei meandri degli ideologismi, delle prese di posizione, della servile pronazione agli editori e alla politica.
Domanda - Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?
Domenico Mecca - Parecchio.
Per quanto il vuoto normativo alla Legge Italiana sulla pedofilia penso sia sconosciuto alla maggior parte della gente, a parte gli addetti ai lavori, il fatto che ci sia è una tremenda realtà a cui il Parlamento sta per fortuna ponendo rimedio: a ottobre 2016 è passata al Senato una proposta di legge che rimedia a questa grave svista del nostro ordinamento.
Infine la realtà della pedofilia è purtroppo sotto gli occhi di tutti e se ne parla ancora in questi giorni.
Domanda - La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo suo libro?
Domenico Mecca - Io credo molto al valore testimoniale anche di un romanzo. Osservo molto la realtà, non solo per attitudine personale, ma anche perché il mio lavoro mi porta sempre in giro per l’Italia. Inoltre oggi internet e “i social” ti danno la possibilità di essere informato molto più velocemente di un tempo. Io mi informo, guardo la notizia e la realtà che si muove dentro la notizia.
Il valore testimoniale di un romanzo non è solo necessariamente in una storia come quella che racconto in questo romanzo, ma può essere in una storia d’amore, in una storia di cambiamento di una persona, in una storia di amicizia.
Domanda - A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito il libro “La Legge non è uguale per tutti”, se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore come li descriverebbe?
Domenico Mecca - Sono tantissimi gli episodi che ricordo con particolare favore: per brevità mi limito a due o tre di questi.
Innanzi tutto l’episodio in cui il direttore del giornale, che non può vedere Vito – il protagonista – gli affida un’inchiesta giornalistica di presunta pedofilia: è l’episodio nel quale comincia la rinascita professionale di Vito.
Ho un ricordo molto vivo della famiglia che per prima e da sola ha sporto denuncia alla Procura di un presunto caso di pedofilia che riguarda la figlia: la frustrazione, la paura, il senso di solitudine, il giudizio dei perbenisti trasformano la loro esistenza fino ad incidere nello stesso aspetto fisico dei genitori.
Un altro episodio a cui sono molto affezionato è l’incontro di Vito con la psicologa: è l’incontro che più di tutti segna il cambiamento umano del protagonista.
Domanda - Quali sono le sue fonti di ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale?
Domenico Mecca - Sono sempre stato innamorato del Verismo, movimento letterario dell’800, per il quale la letteratura deve fotografare oggettivamente la realtà sociale e umana, rappresentandone rigorosamente le classi, comprese quelle più umili, in ogni aspetto anche sgradevole; gli autori devono comportarsi quasi come gli scienziati che analizzano gli aspetti concreti della vita. In Verga e nei veristi, a differenza del Naturalismo, a cui si ispirano, convive comunque il desiderio di far conoscere al lettore il proprio punto di vista sulla vicenda, pur non svelando opinioni personali nella scrittura.
E’ assolutamente entusiasmante cimentarsi nella scrittura di una storia declinando le “regole” fondamentali del Verismo.
Domanda - Ci sono altre discipline artistiche, o artisti, che hanno in qualche modo influenzato la sua scrittura?
Domenico Mecca - Nessuna disciplina artistica in particolare, ma mi vengono in mente la pittura e la fotografia, nelle quali si dipinge o si fotografa ciò che si osserva. Ecco, il mio romanzo è anche questo.
Domanda - Oltre a quello trattato nel suo libro, quali altri generi letterari predilige?
Domenico Mecca - Mi piace un genere letterario completamente diverso da quello trattato nel libro: il legal thriller, anche se ho voluto dare qualche tinta di giallo alla storia di questo romanzo.
Mi piace il genere letterario giallo ed inoltre quello che mi piace definire “tipo commedia”: in fondo le commedie più belle del passato e del presente nascono dalla semplice osservazione della realtà di tutti i giorni.
Domanda - Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?
Domenico Mecca - Sono “vecchio stampo” e quindi preferisco quello cartaceo, ma ho molti amici e colleghi che preferiscono quello digitale.
Domanda - Per terminare, qual è stato il suo rapporto con la scrittura, durante la composizione del libro.
Domenico Mecca - Stupendo. Immedesimarmi nel protagonista e nella storia è stato un po’ come, immagino, recitare. Faticoso, ma catartico. Vivevo con lui ed imparavo con lui. Inoltre, pur avendo in mente l’impianto della storia, mi sono lasciato guidare nella scrittura dalla storia stessa, con deviazioni dal copione ed improvvisazioni appaganti.
Domanda - Un motivo per cui lei comprerebbe “La Legge non è uguale per tutti” se non lo avesse scritto.
Domenico Mecca - Perché tratta di un argomento estremamente attuale sotto forma di romanzo, raccontando anche la rinascita professionale ed umana di un giornalista.
Domanda - Ha in progetto altre opere da scrivere nel prossimo futuro? In caso affermativo, può darcene una anticipazione?
Domenico Mecca - Sì, ho in mente altre “storie”. Tutte prendono spunto dalla osservazione della realtà, come dicevo precedentemente. Posso dare un’anticipazione di ciò che sto scrivendo adesso. E’ un romanzo che prende spunto da un’esperienza che ho personalmente vissuto come medico in Africa: la storia ne prende spunto ma si discosta da ciò che mi è realmente successo e pone all’attenzione del lettore la bellezza, pur nelle sue contraddizioni, dell’Africa, e le contraddizioni della presenza di alcune Organizzazioni Non Governative nei Paesi del Terzo Mondo.
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