| Due famiglie destinate a incontrarsi per il matrimonio di due componenti delle medesime: una impegnata nella costruzione di un patrimonio e condannata ad assistere alla sua successiva dissipazione e perdita, l’altra alle prese con le difficoltà di una giovane donna nei primi anni del Novecento. E poi i vari personaggi, ora dell’uno ora dell’altro gruppo familiare, che si avvicendano con le loro peripezie e le loro storie in un arco di tempo compreso tra la fine del 1800 e i primi del 1950 con rapide incursioni negli anni successivi fino a sfiorare i giorni nostri. Sullo sfondo gli eventi storici, politici e sociali quali l’emigrazione, la prima guerra mondiale, il fascismo, le guerre coloniali, la seconda guerra mondiale, la prigionia nei campi di concentramento inglesi…
Come definire questo romanzo? Saga familiare, libro di memorie, ricostruzione storico-biografica? E chi è il vero protagonista? Si direbbe Tommaso di primo acchito, il personaggio positivo, amato e apprezzato, il primo che impariamo a conoscere, ma subito dopo indicheremmo i soldi, quei soldi inseguiti, agognati quasi in ogni pagina e mai raggiunti: rimasti appunto una chimera. Verso la fine però ricompare Marta che aveva fatto capolino nel prologo e poi rimasta nell’ombra per lasciare spazio al dispiegarsi delle varie vicende. Marta è l’ultima discendente di cui si parla e il suo restare defilata per molto tempo non le risparmia, suo malgrado, il ruolo di burattinaio, di chi tira le fila a suo piacimento per mostrare, comparare, evidenziare, attestare con dovizia di informazioni e documenti senza per questo sembrare mai parteggiare per qualcuno in particolare. È lei che decide come e dove guardare al passato col suo “binocolo rosso”: il suo essere “qui e altrove”, “vicino e lontano”, “dentro e fuori” la rende testimone e insieme partecipe, contemporaneamente presente e assente, anche se l’assenza sembra concepita per rendere più pregnante e densa di significato la chiusa del romanzo dove l’episodio dell’infanzia riaffiorato alla coscienza, legato appunto a un binocolo rosso, la segna e la definisce, senza equivoci, unica vera artefice e “responsabile” della ricostruzione dei fatti e misfatti, dei meriti e delle miserie della sua famiglia in una sorta di presa d’atto e di desiderio di pacificazione.
Maria Luisa Andreucci. Nata a Firenze, dove ha fatto studi di tipo psico-pedagogico e sociologico, ha insegnato per diciassette anni nella scuola elementare e successivamente ha lavorato nel settore sociale del Comune di Firenze. Ha sempre scritto, fin da adolescente, poesie e racconti, alcuni dei quali hanno ricevuto riconoscimenti nell’ambito di premi e concorsi letterari. Nel dicembre 2011 ha pubblicato con l’editore Serarcangeli di Roma un libro di sette racconti intitolato “Il figlio imperfetto”.
Collana Gli Emersi - Narrativa
pp.432 €14.00
ISBN 978-88-591-3788-7
Il libro è disponibile anche in versione e-book
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