| "Impermanenze" raccolta di Isabella Horn, edita dalla Aletti Editore, è finalista al Premio Nazionale “Onirika” 2016.
Dalla quarta di copertina del libro:
L’effimero e il caduco, che continuamente trasformano la realtà, in un gioco caleidoscopico di manifestazioni che si susseguono l’una all’altra, sono solo il soggetto apparente di questa intensa raccolta: alla vacuità e vanità del divenire, infatti, si oppongono dialetticamente il segno e il sogno di una dimensione assoluta. Nel continuo trasmutare delle cose, gli opposti sfumano l’uno nell’altro: i marosi diventano valli, il riso diventa ghigno, il capriccio di nube si fa pietra di pieve / romanica, santa / dimora di qualche divino / aureo miraggio: ogni luogo, come ogni realtà umana, anche la più cruda, volto atroce di un ‘‘male’’ forse solo provvisorio, diviene soglia per trascorrere dall’apparente all’assoluto, dalla caducità all’essenza. Questa si esprime come un ‘‘tendere verso’’, ma anche come il contenitore di una incomprensibile congiunzione fra ciò che diviene e ciò che è eterno, fra mancanza di senso e espressione di ciò che necessariamente è. Il Fato che governa la Natura, identificato con una divinità impenetrabile e assente, si configura come il luogo permanente che nel fluire continuo delle cose trova la propria manifestazione. Siamo all’interno di una hegeliana identità di essere e divenire: oltre la vanità, identificata con la clessidra - una imperitura galattica partitura unisce nella musica dei mondi Vuoto e Pieno, increato e creato, domanda e risposta. Sapiente è colui che coglie e accoglie, come lo scultore Vulca mentre plasma il volto del dio, l’imperscrutabile necessità dell’assoluto e del caduco, con mano che con devozione, /umilmente fiera, sente e plasma i tuoi decreti / svelando crudeltà e dolcezza d’immortale Natura/ a umana impermanenza. (Cristina Morandi)
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