| ROVERETO. Un romanzo storico ma anche un appassionante thriller ambientato nella Rovereto del Settecento. È il “Delitto della roggia grande” (edizioni Aletti), dello scrittore e musicista roveretano Fulvio Zanoni. Una documentata e meticolosa ricostruzione della città sullo scorcio dell’epoca dei Lumi fa da sfondo alla narrazione degli eventi, che vede due musicisti, Wolfgang e Gottifredo, al centro di un mistero. «Tutto è rigorosamente suffragato da fatti reali, - spiega Zanoni - e la fiction ha un’importanza limitata. Così come sono personaggi storici, realmente esistiti, non solo i protagonisti della vicenda, ma anche le figure di secondo piano». Perché Fulvio Zanoni, non è solo un talentuoso pianista, insegnante per sedici anni al conservatorio di Verona e allievo di Renato Dionigi, ma anche un profondo conoscitore della storia roveretana. «So tutto delle case di Rovereto costruite prima del 1950», si vanta. E nel corso delle sue ricerche ha potuto anche sfatare alcuni miti della cultura locale. Il più famoso riguarda il luogo dove Mozart tredicenne tenne il primo concerto in terra italiana, che non è palazzo Todeschi di via Mercerie, come recita la lapide affissa sulla facciata. «Lì Mozart non ha mai suonato, - spiega Zanoni - il concerto c’è stato, ma nell’altro palazzo Todeschi, quello che dà su via Tartarotti, dove c’era la sala della musica». Altra imprecisione riguarda il soggiorno di Goethe nel palazzo all’inizio di corso Bettini, evento anch’esso ricordato in una lapide. «L’albergo alla Rosa, - precisa ancora Zanoni - dove effettivamente ha soggiornato Goethe, era nel palazzo di fronte, dall’altra parte della strada».
Insomma, leggere il libro di Zanoni significa calarsi nella Rovereto di alcuni secoli or sono. Centro della trama è un delitto, in cui sono coinvolti due illustri personaggi, uno è niente meno che Wolfgang Amadeus Mozart, l’altro è sempre un musicista, nato a Rovereto ma dai roveretani però un po’ dimenticato, anche se ai suoi tempi figurava tra i grandi di Europa: Gottifredo Ferrari, che una lapide sulla casa natale in via della Terra ricorda che nacque nel 1769 e morì a Londra nel 1832. «Un musicista incredibile che ebbe una vita avventurosa, - racconta Zanoni - basti dire che fu maestro di cembalo di Maria Antonietta d’Austria e, amico di Paisiello, fu il primo ad eseguire musiche di Mozart a Napoli». La stessa Rovereto, nella seconda metà del Settecento era tutt’altro che ai confini dell’Impero. «Lo era, ma solo dal punto di vista geografico - aggiunge l’autore - dal momento che, soprattutto per la presenza di notabili della Vallagarina a Salisburgo, primi fra tutti componenti della nobile famiglia Lodron, la piccola cittadina vantava relazioni dirette con i più alti esponenti dell’Impero». Tra i nomi di spicco, non potevano mancare quelli di Giacomo e Antonio Bridi, rispettivamente zio e nipote, amici dei Mozart padre e figlio. E son proprio le voci dei due nobili, avvicendandosi nel ruolo di “io narrante”, che accompagnano il lettore nello sviluppo della trama. In particolare spetterà proprio ad Antonio, figura centrale nella vita culturale della Rovereto di allora, l’amico di Rosmini e di Vannetti, risolvere, in un finale a sorpresa, il mistero della roggia grande.
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