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Info sull'Opera
Autore:
Rassegna Stampa
Tipo:
Racconto
 
Notizie Presenti:
 -

Intervista a Paolo Gentili che presenta ai lettori il libro “Il Tulipano azzurro e il Caprone dai riccioli viola - Libro primo La dama con l’ermellino”

di Rassegna Stampa

Domanda - Partiamo proprio dal titolo, come mai “Il Tulipano azzurro e il Caprone dai riccioli viola - Libro primo La dama con l’ermellino”? Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?

Paolo Gentili - Alla domanda posso in larga parte rispondere con la quarta di copertina del presente volumetto: “Questa lunga narrazione in versi (undici libri, di cui ecco il primo: quasi un poema epico di tempi remoti!), si snoda, nei toni d’una “favola” non per bambini, dagli anni Trenta ai primi anni Settanta del Novecento e illustra le vicende di due famiglie e in particolare di due cugini, che sono anche, ma non lo sanno, fratelli. Geltrudina e Pepi nascono subito dopo la fine della seconda guerra mondiale e vivono la loro giovinezza appassionata fino ai cosiddetti anni di piombo, quando la loro storia d’amore ha drammaticamente fine. L’opera fonde in sé, nei toni di una tragicomica favola, vari generi di romanzo: storico, psicanalitico, di formazione, d’appendice e forse altro ancora, con l’intenzione di obbedire ai soli canoni della verosimiglianza poetica e non a quelli del realismo narrativo. In essa sono tuttavia certamente presenti, calati in forme e personaggi “esagerati”, alcuni temi tra i più vivi e problematici del nostro tempo: la tenacia per esempio e la fragilità di un eros che è sempre anche conflitto tra i sessi; il bisogno, la ricerca e l’abbandono di una metafisica dell’esistenza; la fede nelle ideologie e il loro fallire e dissolversi; il contrasto tra il sogno-illusione e la realtà; la ricerca sofferta dell’identità soggettiva ecc. Questo primo libro, intitolato “La dama con l’ermellino”, costituisce l’antefatto della vicenda di Geltrudina e Pepi: la storia cioè dei loro nonni e dei loro genitori. La favola intera si concluderà tra altri dieci libri: qui, in questo primo, già appare il “Tulipano azzurro”, non però come l’affettuoso soprannome che sarà di Geltrudina, bensì come simbolo della potenza di Eros, vero motore costruttivo e distruttivo delle umane esistenze”. Quanto al Caprone dai riccioli viola, qui la simbologia è meno forte: l’immagine si riferisce, scherzosamente, a Pepi, per la sua irruenza ed esuberanza sessuale, per la potenza del suo atletico corpo, per le forme faunesche del suo volto e per i suoi riccioli di un raro colore rosso scuro, quasi viola.

Domanda - Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?

Paolo Gentili - Potrei dire che ogni pagina affonda le sue radici in un mio vissuto intimo e profondo e nello stesso tempo che ogni pagina è frutto di pura invenzione poetica. Credo questo del resto accada ad ogni narrazione che abbia intenti d’arte. Il vissuto dell’autore è sempre presente, ma trasfigurato in personaggi, atmosfere, situazioni dotati di vita del tutto autonoma rispetto al mondo reale dell’autore.

Domanda - La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo suo libro?

Paolo Gentili - Memorie personali molto intime e profonde, soprattutto della mia infanzia, ma anche dell’adolescenza e della maturità. Naturalmente queste memorie di vicende ed emozioni così lontane nel tempo hanno dato vita a fantasmi e a forme poetiche che sono all’apparenza tutt’altra cosa rispetto alla loro origine, se non altro per l’ironia, la tragicomicità, il grottesco e l’elemento onirico che li contraddistingue e che, ovviamente, sono frutto di una rielaborazione mentale a posteriori del ricordo che lo trasforma in sogno artistico.

Domanda - A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito il libro “Il Tulipano azzurro e il Caprone dai riccioli viola - Libro primo La dama con l’ermellino”, se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore come li descriverebbe?

Paolo Gentili - Sì, questo primo libro, come gli altri che seguiranno, è appunto diviso in episodi. Non ve ne è nessuno che io ricordi “con particolare favore”, perché mi sono tutti cari e tutti sono strettamente interconnessi e importanti per la storia narrata. Ne segnalo comunque qualcuno. Il primo, che s’intitola “Il principe azzurro e il rosso ingegnere”, è l’episodio di apertura, quello che ci immette nella vicenda che origina tutta la storia. Siamo a Roma, negli ultimi anni Trenta del secolo scorso, alla vigilia quindi dello scoppio del secondo conflitto mondiale. Ermelinda, giovanissima figlia dell’ operaio antifascista Riccardo Faldelli, detto l’ ”ingegnere”, s’innamora di Arturo, un affascinante venticinquenne, universitario fuori corso e figlio unico del ricco commendatore Giuseppe Piagnilungo. Questo giovane, che si stima e dichiara poeta e scrittore, non piace affatto al “rosso ingegnere”, che lo considera un fascistello viziato e vizioso; mentre la signora Geltrude, mamma di Ermelinda, lo vede come “il principe azzurro” che renderà felice sua figlia. Attorno a questi primi, personaggi, se ne muovono molti altri, tra cui, importantissima, la sorella di Ermelinda, Giuditta, la cui somiglianza con la figura femminile del famoso quadro di Leonardo dà il titolo a questo primo volumetto. Le due sorelle si amano profondamente e non hanno segreti l’una per l’altra. Ma l’entrata in scena di Arturo, se di certo non muterà la forza del loro reciproco affetto, scatenerà tuttavia in Giuditta una passione che, consumata segretamente, sarà da lei sentita come gravissima colpa nei confronti di Ermelinda. Il secondo episodio s’intitola “L’ora del coraggio”. È il momento della partecipazione alla Resistenza di Riccardo Faldelli, di Arturo (che si rivela un anarchico individualista, non un fascista) e di Ermelinda. Il terzo che cito è centrale in tutta la storia perché narra la seduzione di Giuditta ad opera di Arturo: l’episodio s’intitola “Un piccolo, meraviglioso segreto”. Arturo riesce a sedurre e a possedere Giuditta una cupa sera di dicembre del 1943, approfittando di un fortuito ritrovarsi solo con lei. È il trionfo del “Tulipano azzurro”, il gigantesco fiore, simbolo della forza di Eros, nel quale, Giuditta, in un suo sogno allucinato, si vede sprofondare nel momento del suo abbandono ad Arturo. Segnalo un ultimo episodio (in questo primo libro gli episodi in tutto sono quindici), intitolato napoletanamente “‘O Scarrafone”: qui vediamo impegnati in un paio di cruente azioni partigiane contro i tedeschi e i fascisti i tre amici Arturo (nome di battaglia “poeta”) Enrico (“David”) e Gustavo (“Scarrafone”) e facciamo la conoscenza quindi con Gustavo Agliano, altro personaggio di rilievo. Costui, un giovane studente napoletano, povero e bruttino, buono e ingenuo, amico affezionatissimo e leale del bell’Arturo, diverrà, restando per tutta la vita all’oscuro di quanto intercorso tra sua moglie e il suo amatissimo amico, il marito di Giuditta e sarà quindi il “padre” di Geltrudina e farà da padre a Pepi, che, dopo il suicidio dei suoi genitori, sarà appunto amorevolmente allevato dalla zia Giuditta e dallo zio Gustavo: il buon zio Gustavo il cui nome di battaglia era, nel tempo eroico che vieppiù si allontana della guerra e della Resistenza, “ ‘o Scarrafone”.

Domanda - Quali sono le sue fonti di ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale?

Paolo Gentili - Ci sono state stagioni della mia esistenza dominate dal fascino di qualche grande scrittore, assunto persino a volte come modello di vita. Penso per esempio a Ernest Hemingway o a Jean Paul Sartre; o, in anni oggi remoti, ai miei entusiasmi adolescenziali per Manzoni, per Dante, per i lirici greci, per Lucrezio; o più tardi, per Tomasi di Lampedusa, Moravia, Pasolini; per Shakespeare; per i poeti americani della beat generation; per i poeti spagnoli Antonio Machado, Miguel Hernàndez e Garcia Lorca; per i romanzieri e poeti sudamericani Marquez, Borges, Amado, autori da me letti in originale, avendo avuto la fortuna di lunghi soggiorni, per lavoro, in paesi di lingua spagnola e non solo. Le mie letture sono state dunque molte, e talvolta anche sistematiche. Ma non saprei indicare una fonte letteraria diretta d’ispirazione per la mia scrittura. Dovrei pensare ad autori di romanzi in versi, ma il genere è piuttosto infrequente, fa pensare ai romanzi cavallereschi se non agli antichi poemi della classicità e sa quindi di antiquato e di ricercato e di velleitario. E tuttavia esistono ottimi romanzi in versi di scrittori italiani contemporanei, come ad esempio Pagliarani, Bertolucci, Ludovica Ripa di Meana ecc. Io stesso, nel mio piccolo, ne ho scritto uno: “Anabasi d’un anarca”, Gangemi 1998, citato come “originale romanzo in versi” da Luca Serianni, nel suo “Introduzione alla lingua poetica italiana”, Carocci 2001. Oggi la mia scrittura “poetica” si serve volutamente di un linguaggio assai poco ricercato e vicino invece a quello comune del parlato, molto usando anche il dialetto: una scrittura poetica quindi di tipo prosastico, ma modulata dai versi musicalmente: una sorta di “concinnitas” che dà grazia, almeno nelle mie intenzioni, all’ironia antieroica e antiretorica che circola nell’opera.

Domanda - Ci sono altre discipline artistiche, o artisti, che hanno in qualche modo influenzato la sua scrittura?

Paolo Gentili - Certamente la musica e la pittura, due generi d’arte in qualche modo presenti nel ritmo e nelle immagini della mia narrazione: la quale ha un indubbio carattere estetizzante, forse morbosamente estetizzante, temperato per fortuna da una sana autoironia.

Domanda - Oltre a quello trattato nel suo libro, quali altri generi letterari predilige?

Paolo Gentili - Oggi leggo soprattutto filosofia e poesia: ma se mi capita di imbattermi in un buon romanzo, possibilmente non di genere, lo leggo con grande piacere. Non mi piacciono opere di tipo smaccatamente commerciale: amo una narrativa (ma quel che dico vale per qualsiasi forma d’arte) capace di indurre nel lettore non soltanto ammirazione estetica ma soprattutto inquietudine esistenziale e stimolo ad una conoscenza non piattamente conformista, ma il più possibile originale ed autentica della cosiddetta “realtà".

Domanda - Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?

Paolo Gentili - Leggo l’uno e l’altro con piacere perché danno emozioni diverse ed hanno funzioni diverse. I libri elettronici hanno il vantaggio della comodità e della leggerezza: un lettore elettronico può contenere una biblioteca che si può rifornire con pochi spiccioli di molti capolavori della letteratura mondiale. Il libro cartaceo ha natura più “sensuale”, per così dire. È un oggetto d’affezione, materia a volte di care memorie personali. In definitiva, secondo me non deve esservi contrasto tra i due tipi di libro: essi non sono in competizione, sono bensì complementari.

Domanda - Per terminare, qual è stato il suo rapporto con la scrittura, durante la composizione del libro.

Paolo Gentili - Un rapporto complesso, piacevole e faticoso ad un tempo. Vittorio Alfieri (si parva licet) con tre parole espone il metodo di scrittura delle sue tragedie: “ideare, stendere, verseggiare”. Qualcosa del genere cerco di fare io. Di tutta questa mia opera in undici libri esiste infatti già un prototipo, per cosi dire, in prosa: è la “stesura” da cui ho tratto e traggo i miei versi.

Domanda - Un motivo per cui lei comprerebbe “Il Tulipano azzurro e il Caprone dai riccioli viola - Libro primo La dama con l’ermellino” se non lo avesse scritto.

Paolo Gentili - Leggere qualcosa di originale.

Domanda - Ha in progetto altre opere da scrivere nel prossimo futuro? In caso affermativo, può darcene una anticipazione?

Paolo Gentili - Be’ ci sono gli altri dieci volumetti del “Tulipano azzurro e il caprone dai riccioli viola” già quasi pronti, solo da rifinire e pubblicare. Il prossimo sarà intitolato -Un’infanzia felice- . È l’infanzia di Pepi e dunque anche quella della sua cuginetta Geltrudina. Sono loro i protagonisti di tutta la storia, sono loro il Tulipano azzurro e il Caprone dai riccioli viola, sono loro i protagonisti di una lunga e complessa storia d’amore.
Ho poi quasi pronti tre volumetti di poesie: Quaderni giocosi 1,2,3. Si tratta di componimenti anch’essi in versi lunghi: appunti di piccole avventure della mia anima.

Collana Gli Emersi - Narrativa
pp.156 €12.00
ISBN 978-88-591-3682-8
Il libro è disponibile anche in versione e-book

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