| Domanda - Partiamo proprio dal titolo, come mai “Il binocolo rosso - Vicende di famiglia”? Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?
Maria Luisa Andreucci - Il binocolo è uno strumento per avvicinare e mettere a fuoco (ma anche per allontanare se usato al contrario) qualcuno o qualcosa. In questo caso serve simbolicamente per parlare o ricordare fatti accaduti più o meno lontano nel tempo e nello spazio o che hanno segnato “dentro”, più profondamente.
Gli argomenti trattati in questo libro sono suggeriti dal sottotitolo “Vicende di famiglia”. Sembra che, a una certa età, scatti un impulso irresistibile e diffusissimo a ricostruire la storia della propria famiglia anche quando per decenni si è trascurata, ignorata o addirittura snobbata. Penso che, in realtà, sia l’esigenza di fare ordine in se stessi, di capire da dove veniamo ecc. ecc. e allora ci si accorge che anche le famiglie non blasonate, molto comuni e normali acquistano spessore e significato e i loro rappresentanti possono diventare (se chi scrive ne è capace) perfino personaggi dignitosi di un romanzo.
Domanda - Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?
Maria Luisa Andreucci - Molto. Sono stati fondamentali documenti, lettere, ricerche in archivi comunali, uffici catastali e parrocchie, nonché racconti e ricordi di alcune persone. Ci sono poi parti romanzate che non solo soddisfano il piacere di scrivere, ma che colmano, plausibilmente, vuoti e mancanza di notizie e che, comunque, non alterano in modo sensibile l’andamento reale dei fatti.
Domanda - La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo suo libro?
Maria Luisa Andreucci - Non ho francamente pretese di “eternità”… Siamo in troppi a concorrere!! Più semplicemente (ma non meno importante), scrivere questo libro è servito a me stessa e mi auguro che, essendo in buona fede, piaccia e sappia regalare qualcosa a chi lo leggerà. Non è modestia, ma realismo e questo è il massimo a cui per ora (!) posso aspirare. Se poi il libro diventa un best-seller, ne riparleremo…!!
Domanda - A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito il libro “Il binocolo rosso - Vicende di famiglia”, se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore come li descriverebbe?
Maria Luisa Andreucci - Ritrovare lettere e documenti della propria famiglia risalenti alla fine dell’ ’800 e alla prima metà del ’900, è stato emozionante e coinvolgente nello stesso modo in cui lo è stato andare alla ricerca di notizie e dati per approfondire. Vedere scritto il nome del bisnonno o del nonno in registri ottocenteschi ingialliti e un po’ polverosi ha fatto provare non solo l’esperienza emotiva di appartenenza familiare, ma anche il gusto della ricostruzione storica e della “riesumazione” di vicende lontane e ormai dimenticate.
Domanda - Quali sono le sue fonti di ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale?
Maria Luisa Andreucci - Ho letto fin da piccola e adolescente e nel corso del tempo alcuni autori sono stati particolarmente importanti e determinanti. Ne citerò due. Il mio approccio alla scrittura è stato, nell’adolescenza, attraverso la poesia: i primi versi erano ridondanti di emozioni e sentimenti, sempre legati a dolorose esperienze personali. Leggere Ungaretti ha contribuito a ripulire e limare il mio stile e a cercare di esprimere le emozioni in modo più scarno e contenuto ma, mi auguro, altrettanto intenso e profondo. Anche in prosa cerco di non cadere nel retorico e di fuggire da spiacevoli svolazzi sentimentali. Spero di riuscirci. Un altro autore che ha influito molto nella mia formazione è Freud, iniziato a leggere prima dei venti anni e che mi ha aperto strade inaspettate di conoscenza e consapevolezza di me stessa. Questo ha avuto come ricaduta nella scrittura l’attenzione alla psicologia e alla credibilità dei personaggi spesso problematici.
Domanda - Ci sono altre discipline artistiche, o artisti, che hanno in qualche modo influenzato la sua scrittura?
Maria Luisa Andreucci - Sono appassionata di cinema. Amo in particolare quei film che trattano storie in cui prevale e scaturisce l’interiorità. Non quindi film solo di svago e di evasione, ma quelli, drammatici o commedie intelligenti o anche provocatori, che facciano pensare e rimangano un po’ più a lungo dentro di te. Tanti, e i più diversi, i registi amati almeno per qualcuno dei loro film che mi offrono, ciascuno a suo modo, spunti e materiale emotivo per le mie storie: da Woody Allen a Tarantino, da De Sica a Diritti, da Polanski a Bellocchio, da Ken Loach ai Fratelli Dardenne, da Almodovar a ecc.ecc. Penso che vedere i loro film (ma questo accade anche per altre discipline artistiche) spesso aiuti ad affinare la sensibilità e ampli la capacità non solo di percepire le sfumature emotive, ma anche di saperle a nostra volta comunicare meglio.
Domanda - Oltre a quello trattato nel suo libro, quali altri generi letterari predilige?
Maria Luisa Andreucci - Quello che ho detto sopra per i film, lo ripeto anche per i libri: preferisco storie che abbiano a che fare con l’interiorità. Ho amato leggere o rileggere Virginia Woolf, Marguerite Yourcenar, Primo Levi, Marquez, Pratolini, Saramago, Irene Nemirovsky, Doris Lessing, Yehoshua, Bartlet, Strout, Munro, McEwan ecc. ecc. Ma amo anche la saggistica: psicologia, scienza, tematiche religiose, politica, storia, ecc. Recalcati, Yalom Irving, Odifreddi, Augias, Rovelli, Hack, Travaglio ecc. sono autori ricorrenti nelle mie letture di questo genere.
Domanda - Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?
Maria Luisa Andreucci - Sono abbastanza “grande” per rinunciare al fascino del cartaceo, ma penso comunque che importante e fondamentale per un libro sia il contenuto. Quindi il tipo di fruizione alla fine diventa secondaria. Certo, dovessi leggere un libro digitale e per di più brutto, per me sarebbe troppo!!
Domanda - Per terminare, qual è stato il suo rapporto con la scrittura, durante la composizione del libro?
Maria Luisa Andreucci - È stato un rapporto molto intimo. Ho avuto la sensazione di relazionarmi realmente con i personaggi, con alcuni in modo particolare. Ci sono stati degli episodi che mi hanno talmente coinvolto nel raccontarli che sono rimasti dentro di me per giorni interi come se li avessi vissuti in prima persona. Ho avuto bisogno di alcuni distacchi e di darmi la regola di non scrivere la sera fino a tarda ora (cosa che in altre occasioni ho sempre fatto) per non rischiare poi di passare la notte in bianco.
È stata comunque un’esperienza positiva che mi ha arricchito e dalla quale mi è dispiaciuto staccarmi dopo un lungo periodo di preparazione e di vera e propria stesura.
Domanda - Un motivo per cui lei comprerebbe “Il binocolo rosso - Vicende di famiglia” se non lo avesse scritto.
Maria Luisa Andreucci - Mi dovrei quindi attenere a cose molto esteriori tipo la copertina accattivante e alle poche ma sufficienti notizie sul retro del libro. Se poi, fingendo di non essere io l’autrice, dovessi consigliare a qualcuno di comprarlo, direi che è un libro scritto bene e… non è poco! Attraversa uno spaccato di storia che permette di inquadrare i personaggi in un contesto preciso e anche da un punto di vista psicologico e sociologico. Un libro che fa scoprire, a chi non lo avesse ancora fatto, come ogni famiglia, anche la più semplice e banale, sia, nel bene e nel male, un mondo inesauribile di vita e di passioni.
Domanda - Ha in progetto altre opere da scrivere nel prossimo futuro? In caso affermativo, può darcene una anticipazione?
Maria Luisa Andreucci - Sì. Ho due progetti che devono essere ancora ben definiti: una storia d’amore nata sul web e un romanzo che ha per protagonisti solo uomini, ma dove le donne, pur assenti come personaggi, si fanno sentire e finiscono col predominare, nel bene e nel male, con la loro energia e vitalità.
Collana Gli Emersi - Narrativa
pp.432 €14.00
ISBN 978-88-591-3788-7
Il libro è disponibile anche in versione e-book
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