| Il pianto del cielo grigio e scuro bagnava riccamente l’ingresso alla città del Vaticano quella mattina del 16 settembre 2016. Sotto la pioggia battente la guardia svizzera di servizio alla porta dei Cavalleggeri, intabarrata nell’ampio mantello impermeabile, controllava il personale all’entrata con la lista degli invitati in mano. Erano le 6 ed un quarto della mattina. I due coniugi Moretta (Antonio e Lella) sotto gli ombrellini di fortuna attendevano ansiosamente di poter entrare al Vaticano in occasione della SS. Messa officiata da Sua Santità nella chiesetta di Santa Marta presso la residenza del Papa.
La settimana prima Monsignor Antonino Scotti, curatore delle Pubbliche Relazioni del Vaticano, aveva regalato una telefonata al cellulare del marito della coppia, nella quale annunciava che il Papa aveva accolto la domanda inoltrata mesi prima di partecipazione alla SS. Messa officiata dal Pontefice. Il 5 ottobre del 2016 infatti cadevano le “Nozze d’oro” dei coniugi Moretta. L’istanza, fatta senza speranze di buon fine, era stata inoltrata al Vaticano attraverso una cara amica (Carmela) molto affezionata ai coniugi, una vera amica. La voce metallica del cellulare dava la notizia positiva del Vaticano. Il cuore del fortunato istante si mise a sobbalzare di gioia ed a correre all’impazzata provocando al poverino un principio di soffocamento. Avrebbe assistito alla SS. Messa officiata dal Papa ed avrebbe avuto un incontro con la benedizione speciale da Sua Santità in persona alle prime ore dell’alba del 16 settembre 2016. Ogni programma feriale andò alle ortiche e l’obiettivo del 16 settembre divenne il fulcro attorno al quale ogni programma dei coniugi doveva ruotare.
Superati i rigorosissimi controlli di rito i due fortunati coniugi, stretti in un solo abbraccio sotto l’ombrello di lui, si incamminarono verso gli alloggi del Santo Padre felici e smaniosi per quanto stava loro capitando. Quel raro e prezioso evento stava scivolando delicatamente addosso ai fortunati sposi quasi inaspettatamente creando loro un dolce subbuglio. La notte precedente infatti i due non riuscirono a dormire per la forte tensione che si era impadronita delle loro menti.
Il personale preposto all’accoglimento della sede del Papa graziosamente guidò i vecchi sposi verso la chiesetta di Santa Marta (raccolta e bellissima) accomodandoli nei banchi vellutati allocati dietro ai posti riservati per gli alti prelati e per le suore provenienti da tutto il mondo presenti alla SS. Messa.
Poco prima dell’inizio della cerimonia il coordinatore di sala si avvicinò ad Antonio Moretta chiedendogli se avesse gradito fare da chierichetto al Santo Padre durante la SS. Messa; le gambe dello sposo iniziarono a tremare per l’emozione ed il suo “sì” della risposta echeggiò nella chiesetta come un grido liberatorio: voleva dire che c’era la possibilità di servire il Padre Santo sull’altare nell’altissimo e supremo momento della eucarestia. Privilegio assoluto imprevedibile, immanente e che mai sarebbe stato capitabile in proseguo.
Tra prelati suore e personaggi presenti alla celebrazione, circa cinquanta persone, il cerimoniere aveva scelto proprio lui assieme ad un giovane signore per l’alto compito di servire il Papa. Era quello sicuramente un segno del destino, un privilegio regale, grande, incommensurabile ed era capitato proprio a lui, chissà forse ci sarebbe stato un perché dai contorni arcani e sconosciuti.
Alle 7 in punto entrò dalla sacrestia il Santo Padre e subito l’aria della chiesetta si illuminò d’immenso. Quell’uomo seminava nell’ambiente santità e regalità. Istantaneamente nutrì con la sua presenza i cuori dei presenti di una religiosità tanto compatta da potersi toccare con mano. L’aria era profumata di vita.
Terminato il bellissimo sermone iniziale profondo e pregno di contenuti ed argomentazioni sul soggetto del giorno del Vangelo che riguardava la “Resurrezione della carne”, venne il momento del sevizio dei chierichetti. Antonio trepidante camminava verso l’altare con in mano il vassoio di vetro che conteneva le ampolle dell’acqua e del vino che avrebbe dovuto depositare sul piano dell’altare dove era poggiato il sacro calice delle ostie benedette. Il percorso avvenne sotto lo sguardo del Santo Padre. Antonio pensò di vivere un sogno irrealizzabile e nel sogno si sentiva etereo, sollevato, senza peso corporeo… volava verso il cielo. Credette di essere in Paradiso.
Tornò indietro sul fianco dell’altare, prese un tovagliolo bianco candido e ricamato lo svolse e tornò sull’altare per porgere al Papa l’asciugatoio per le mani lavate del Santo Padre. Quando lo sguardo del Sant’Uomo si posò sul viso dell’improvvisato chierichetto egli si sentì penetrato dallo sconfinato carisma che dalla figura del Santo Padre scaturiva copiosa. Attraverso la profondità dello sguardo, il fluido entrò prepotentemente nell’animo di quell’umile peccatore privilegiato. L’attimo sarebbe durato per l’eternità.
La Santa benedizione precedette l’ “ite Missa est” e tutti i compartecipanti rimasero seduti in silenzio di preghiera per cinque minuti dopo la sortita dell’officiante. Il cerimoniere invitò i partecipanti ad uscire.
Il Papa in una nuvola di bianco immacolato stava in piedi davanti la scrivania dello studiolo privato e ricevette uno per uno i partecipanti alla Santa Messa dicendo a ciascuno parole di conforto e di speranza. Dopo il turno dei prelati e delle suore al primo posto dei privati toccò ai coniugi Moretta. Altro privilegio ed altro segno del destino.
La vicinanza al Santo Padre commosse i due festeggiati per le nozze d’oro al punto che l’emozione tolse la possibilità di parola. Ruppe l’imbarazzo Sua Santità: “Benvenuti signori” disse porgendo in avanti le mani. Prima lei e poi lui s’inchinarono per mostrare devozione e deferenza a quel Sant’Uomo Papa Francesco, poi Antonio trovò la forza ed il coraggio per dire: “Sua Santità… noi siamo qui per Sua volontà e stiamo onorando il cinquantenario delle nostre nozze avvenute felicemente in Roma il 5 ottobre del 1966… abbiamo assistito alla Sua Santa Messa e siamo felici ed onorati di averlo potuto fare…ci sentiamo privilegiati oltremodo… abbiamo raccolto la sua benedizione e conserveremo per il resto dei nostri pochi giorni rimasti questa immensa gioia”.
Il Papa sorrise compiaciuto, pose le sue mani sulle spalle dei due vecchi sposi e disse loro: “Non è vero, voi avrete una lunga vita e non pochi giorni per ricordare… andate in pace con le mie felicitazioni ed i miei migliori auguri per i vostri 50 anni di felice matrimonio, siate di esempio agli altri”.
Nel cuore dei festeggiati che s’incamminarono verso l’uscita della chiesa di Santa Marta, suonarono tutte le campane del mondo ed i due, pregni di felicità sognante ed ancora increduli del privilegio a loro assegnato dal destino, varcarono la porta dei Cavalleggieri per ritornare felicemente alla loro casa.
Il cielo grigio e plumbeo parve voler soddisfare gli sposi trattenendo le lacrime e regalando uno sprazzo di sereno che permise loro di recarsi sulla grande piazza del Vaticano senza la pioggia. Una campana del Vaticano suonò a ritmo i rintocchi delle 8 del mattino. Finiva l’attimo del miracolo e stava iniziando una delle più belle giornate della vita dei due vecchi coniugi, era il 16 settembre del 2016.
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