| Domanda - Partiamo proprio dal titolo, come mai “Cerchi”? Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?
Piergiovanni Mariano - Il titolo del libro è la sintesi di un pensiero. I cerchi sono oggetti, simboli o situazioni, persone o spazi che pervadono o si rincorrono in modo impercettibile nei brani che compongono la raccolta.
Se riflettiamo ci accorgiamo che i cerchi sono una costante della nostra vita e che la loro presenza detta il ritmo delle nostre giornate: le lancette dell’orologio segnano il tempo muovendosi in un cerchio, le ruote sono cerchi che consentono il movimento nello spazio. Il Sole, la Luna, un anello nuziale sono cerchi. Sono cerchi anche i divieti, lo sono i limiti, le pupille, il perimetro di un fascio di luce nel buio, le lenti di un cannocchiale. È un cerchio anche lo zero, il nulla. Due cerchi congiunti rappresentano l’infinito…
E cerchi sono anche i percorsi che spesso si compiono nella vita e che, nonostante le nostre continue partenze e i nostri sogni, ci riconducono nello stesso punto indistinto facendo diventare la meta un dove che non esiste se non in come noi stessi lo viviamo.
Il cerchio rappresenta la compiutezza: non ha rottura, non ha inizio e non ha fine, le estremità si annullano l’una nell’altra. Il cerchio non ha angoli né opposizioni, non ha alto né basso. Al tempo stesso indica la dimensione intellettuale e, in opposizione al quadrato, è antitesi e rifiuto della materialità. Di qui la ricerca di trasformarli in versi cercandoli nella realtà di tutti i giorni.
Il libro è un insieme di tanti cerchi. Non un cerchio solo, ma più cerchi, ognuno con un suo centro immaterialmente rappresentato da una città, da una persona, da un evento, da un’illusione o da una delusione, dallo scandire del tempo che passa e dal dischiudersi dei luoghi raggiunti.
Domanda - Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?
Piergiovanni Mariano - Ogni singola composizione è realtà, vissuto, spazio o tempo, città o persona; quindi direi moltissimo. Spesso scrivere ha rappresentato una fuga dalla realtà anche se la realtà ne è diventata l’anima. Non ho lasciato molto spazio alla fantasia, direi che l’ho quasi repressa nel tentativo di fotografare degli attimi e di fissarli per non dimenticarli o esorcizzarli in funzione delle situazioni e degli stati d’animo.
Domanda - La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo suo libro?
Piergiovanni Mariano - Ho riflettuto molto sulla pubblicazione del libro e l’ho rimandata molte volte. Ogni volta che l’ho fatto mi sono sentito al tempo stesso rassicurato e triste per aver richiuso nel cassetto avvenimenti, persone, istanti che avevano in qualche modo suscitato in me delle emozioni così forti da farmi sentire il bisogno di dare loro forma sulla carta.
La scrittura è testimonianza di tanti noi, del nostro rapporto con un preciso istante e con le persone che hanno segnato il nostro cammino. O con molti istanti che rileggiamo dopo tempo ma che non sono cambiati anche se la vita ne ha fatto un diverso paradigma. Dall’oblio del tempo vorrei salvare le persone citate e, per quelle che ancora ci sono, la presenza di me in loro. Anzi, soprattutto me in loro. I luoghi hanno già una propria immortalità, le situazioni si stemperano in quello che diventiamo e non sono importanti di per sé stesse.
Domanda - A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito il libro “Cerchi”, se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore come li descriverebbe?
Piergiovanni Mariano - L’esperienza ha avuto una gestazione molto lunga. Alcuni brani appartengono all’adolescenza, altri alla prima maturità. L’episodio più bello è stato comunque la correzione delle bozze. In Umbria, a Todi, d’estate. Lì ho realizzato che avevo spezzato il cerchio principale, il gesto di aprire e chiudere il cassetto che aveva contenuto silenzioso le emozioni, i momenti, le certezze e le incertezze di una vita riprodotte su fogli bianchi.
Domanda - Quali sono le sue fonti di ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale?
Piergiovanni Mariano - L’ispirazione è sempre venuta dai classici. Leopardi il primo con tutte le sue influenze nell’età dell’adolescenza. Poi Caproni, Montale e Quasimodo. Ungaretti in assoluto l’Autore più amato. Ho sempre letto i suoi versi trovandoli vicini al mio modo di essere e di interpretare la vita. Mi emoziona ciò che è sintetico, scabro, essenziale. C’è già tanto rumore a questo mondo e una grande smania di dare insegnamenti. Ho sempre preferito scrivere che parlare. Di qui l’amore anche per i simbolisti Verlaine, Rimbaud, Mallarmè.
Domanda - Ci sono altre discipline artistiche, o artisti, che hanno in qualche modo influenzato la sua scrittura?
Piergiovanni Mariano - Credo che la musica sia la fonte artistica che più mi ha influenzato assieme alla poesia. Quando ascolto un brano cerco spesso di isolarne i testi per viverli prima assieme alla musica e poi da soli. Facile indicare Giulio Mogol quale l’autore più amato per rispondere alla domanda. In secondo luogo ho trovato spesso ispirazione dalla fotografia. Istanti cristallizzati, definiti, certi, irripetibili, brevi. Un altro modo per descrivere la realtà e fermare le emozioni. Spesso mi sono ispirato alla fotografia, quella di ricerca chiaramente non quella oggi abusata dei selfies ad ogni costo.
Domanda - Oltre a quello trattato nel suo libro, quali altri generi letterari predilige?
Piergiovanni Mariano - Mi sono appassionato a diversi generi, ognuno dei quali corrisponde a periodi precisi della mia vita e per questo necessariamente differenti tra loro. Diciamo che ho cercato di leggere quanto in quel dato momento meglio rappresentava il tratto di percorso che stavo facendo. Di conseguenza non ho generi che preferisco, ma certamente ho Autori che amo. Di questi cerco di leggere tutto quello che esiste. E ripeto le stesse letture non appena si affievoliscono nella memoria. Di Italo Calvino e Josef Kafka ho letto e riletto ogni scritto più volte. Quasi un cerchio.
Domanda - Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?
Piergiovanni Mariano - Il libro cartaceo è più caldo, emozionante, personale, intimo. I libri che leggo sono pieni di appunti, sottolineature, punti esclamativi, pagine piegate. Il digitale consente tutto questo, ma in forma impersonale e cancellabile. È sufficiente un reset e si possono cambiare le evidenziature, far sparire gli appunti, sostituire le pagine, cambiare i preferiti e i collegamenti con il proprio io. Quindi rispondo il libro cartaceo, anche se la diffusione che consente la forma digitale è sicuramente impareggiabile e, oggi, irrinunciabile.
Domanda - Per terminare, qual è stato il suo rapporto con la scrittura, durante la composizione del libro.
Piergiovanni Mariano - Non c’è un rapporto solo. Alcune volte la scrittura ha rappresentato una via di fuga, altre l’alternativa ad una foto. Altre volte mi ha fatto arrabbiare per l’incapacità di tradurre l’emozione che stavo provando, altre ancora l’ho trovata l’unico modo possibile per fermare un istante. Mi è capitato di lanciare fogli stropicciati incapaci di impressionare le emozioni o di fermarmi in un luogo e immortalarlo descrivendolo in un minuto. Forse quest’ultimo aspetto descrive più di tutti il rapporto tra me e la scrittura : la Poesia come strumento per fermare il tempo e, magari, rimandarne l’interpretazione nel momento in cui diviene lettura. È alla scrittura che ho affidato il compito ancestrale di frantumare la ripetizione indesiderata di tempi, luoghi e stati d’animo e suggerirmi se fermare, nascondere o far emergere quanto celato nel profondo. In sintesi di assecondare o abbandonare i cerchi.
Domanda - Un motivo per cui lei comprerebbe “Cerchi” se non lo avesse scritto.
Piergiovanni Mariano - Nessun particolare motivo e, al tempo stesso, gli infiniti motivi che la ri-cerca del sé riesce a dare. Non ho inventato nulla ne avevo la pretesa di farlo. Mi piace pensare che in "Cerchi" ognuno possa cercare e trovare un frammento disperso di sé stesso, immergendosi negli avvenimenti che hanno segnato il mio cammino, e in una comunanza di sensazioni ed emozioni, sia capace di attraversare ed oltrepassare il tempo e lo spazio che compongono il cerchio del proprio vissuto personale.
Domanda - Ha in progetto altre opere da scrivere nel prossimo futuro? In caso affermativo, può darcene una anticipazione?
Piergiovanni Mariano - Sì. Stavolta ho aperto il cassetto e non l’ho richiuso grazie anche all’insistenza di chi mi sta vicino. Vorrei ora mettere insieme il pensiero dell’età matura, quella attuale. Nella vita si cambia e oggi mi piace pensare a delle rette, a delle lunghe linee orizzontali dove rinnovare delle emozioni nuove e limitare i Cerchi agli oggetti che mi circondano anziché al ripetersi delle situazioni.
Collana Gli Emersi - Poesia
pp.196 €12.00
ISBN 978-88-591-3721-4
Il libro è disponibile anche in versione e-book
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