| Domanda - Partiamo proprio dal titolo, come mai “Parole in giuoco”?
Alfredo Guarino - Da un lato ho voluto significare il carattere proprio giocoso, a tratti anche un po’ ironico, a tratti anche un po’ libertario, della forma espressiva impiegata e dall’altro ho inteso manifestare come debba accogliersi con benevolenza quanto scritto, in assenza di qualsiasi pretesa di rispondenza ad un canone e di qualsiasi aspirazione ad esser preso troppo sul serio.
Domanda - Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?
Alfredo Guarino - Nel volume “Parole in giuoco” sono presenti i temi del vivere: l’amore, gli affetti, la morte, il senso del tempo, la curiosità per il significato degli oggetti, il fascino dei luoghi, la variegata espressione delle sensazioni, i valori saldi dell’esistenza umana, il fiato robusto della libertà, la tenerezza per le donne ed i bimbi, l’approccio ad una sensualità carnale e romantica intessuta di gesti verbali né di greve corporeità né di angelicata diafanità, le tracce miliari della riflessione e dell’impegno, la poesia come giuoco dell’intelletto e del cuore, l’impiego della lingua come scroscio di fantasia, la gioia della ricerca di Dio affrancata da bussole e grimaldelli. Osservando, quel che mi era dintorno, mentre incrociavo lo sguardo trepidante, del bimbo che è in me, con lo sguardo disincantato dell’uomo che è sopra di me.
Domanda - Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?
Alfredo Guarino - La realtà ha guidato la mia ispirazione; non avendo giorni o ore o minuti deputati a scrivere poesie, mi sono indotto a scriverne, di getto, in qualsiasi momento, ovunque mi trovassi e qualunque mezzo potessi impiegare, traendo molto spesso spunto dalla realtà che osservavo o, poi, in me meditavo.
La forma poetica impiegata, nella scrittura, è immediata espressione di libero animo e svelato pensiero, fuori da ogni schema precostituito e dai costumi letterari di qualsivoglia scuola.
Domanda - La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo suo libro?
Alfredo Guarino - Dall’oblio del tempo ho voluto salvare le esperienze maturate, nella scrittura poetica, sin dagli anni degli studi liceali, per raffermare quegli attimi di intreccio di sguardo trepidante, del bimbo che è in me, con lo sguardo disincantato dell’uomo che è sopra di me, per donare agli altri il sapere di esperienze, nella speranza che inducano alla riflessione perché non si smarrisca il pregio della lingua ed il valore dei sentimenti e degli affetti della convivenza umana.
Domanda - A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito il libro “Parole in giuoco”, se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore come li descriverebbe?
Alfredo Guarino - Molteplici sono gli episodi che mi hanno indotto a maneggiare di poesia e troppo affollata è la cesta dei ricordi per farne un catalogo. Posso citare che, ad esempio, ho scritto “La margherita delle carceri”, quando, uscendo da un carcere ove avevo visitato un detenuto, in un ambiente di grande tristezza e in un giorno plumbeo, la mia vista fu attratta da un fiore rigoglioso, solo e solitario, che s’ergeva nella sua bellezza e fierezza in un campo altrimenti tetro; inoltre ho scritto “Al piccino” quando nel vedere in una spiaggia due bambini, un bimbo e una bimba, che giocavano felici e si abbracciavano teneramente, quando poi, con loro mestizia, furono separati dai rispettivi genitori che li allontanarono l’uno dall’altro, poi, “Sotto il parco delle stelle” è stata da me pensata mentre in una notte d’estate camminavo nel buio fra i vicoli di Panarea; infine – e qui mi fermo – “Al padre che ho avuto” è stata scritta alla mia età di 27 anni, appena il giorno dopo la morte di mio padre, mentre lo ricordavo da un lato disteso sul letto di morte e dall’altro mentre mi aveva dato l’ultimo abbraccio, con affettuosa cura, prima di recarmi ad una riunione a Roma.
Domanda - Quali sono le sue fonti di ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale?
Alfredo Guarino - Nel campo della poesia – tralasciando altri generi – vi sono moltissimi poeti che hanno suscitato la mia ammirata attenzione. In epoca classica Anacreonte, Lesbo e Catullo, in particolare. Nella poesia di lingua francese Verlaine, Rimbaud, Eluard; nella poesia di lingua spagnola Pablo Neruda, Borges, Rafael Alberti, Garcia Lorca, Vejar, Octavio Paz; nella poesia di lingua russa Mandel'štam, Majakóvskij, Achmatova, Cvetaeva; nella poesia portoghese Saramago; nella poesia turca Hikmet; nella poesia polacca Szymborska. Ma, per me, è certamente forse la poesia italiana quella più affascinante, con particolare riferimento a quella che si è formata, sviluppata ed affermata nel Novecento: Quasimodo, Alda Merini, Ungaretti, Montale, Gatto, Luzi raggiungono l’apice dell’espressione poetica ma anche altri autori, come Cappello, Pasolini, De Filippo, De Luca, Compagnone, Ada Negri e tanti altri sono degni di alta considerazione. E, per fortuna, la linfa poetica ancora accompagna il corso della lingua italiana e tanti giovani poeti si cimentano e comprovano, passo dopo passo, di essere eredi creativi di una grande tradizione letteraria, per cui a loro spesso è rivolta la mia lettura, per assaporarne il gusto e lasciarmi trascinare in un brulichio di indicibile piacere intellettuale. Può darsi che mi sbagli e potrò essere validamente contraddetto ma ho la sensazione che le lingue latine (italiano, spagnolo, francese e portoghese) e le lingue slave, più di altre, si offrano per una composizione poetica che realmente dia voce ai pensieri e ai sentimenti più profondi, vuoi per la armoniosa duttilità dei dizionari e delle sintassi, vuoi per l’innato carattere dei relativi popoli, senza voler togliere merito naturalmente a significative espressioni poetiche che pure si segnalano in altri spazi linguistici.
Domanda - Ci sono altre discipline artistiche, o artisti, che hanno in qualche modo influenzato la sua scrittura?
Alfredo Guarino - Sono molto attratto dalla pittura, dalla scultura, dalla letteratura e dalla musica e mi riesce difficile indicare una prevalenza assoluta. Posso soltanto dire che l’ascolto della musica favorisce molto la mia concentrazione, come aiuta la distensione ed anche la forza con la quale affronto le prove più dure. La distensione mi è procurata dal jazz, la concentrazione favorita dalla musica classica, la gaiezza dai singers più amati e la intraprendenza dalla lirica e dalle canzoni più socialmente impegnate. Mi fermo poi innanzi a sculture e quadri, scrutandone la capacità espressiva e restando particolarmente attratto, nella pittura, dall’uso sapiente del colore (spesso ho sogni colorati). Poi la lettura di poesie e romanzi mi affascina particolarmente ed il culmine del piacere viene raggiunto quando, spesso al riparo di un albero, su una comoda poltrona, circondato da un paesaggio attraente, posso immergermi nella lettura. È francamente il regalo più ambito dell’ozio estivo e del distacco dagli affanni del quotidiano.
Domanda - Oltre a quello trattato nel suo libro, quali altri generi letterari predilige?
Alfredo Guarino - Mi affascina il romanzo storico, l’ambientazione di vissuti particolari e singolari all’interno di una trama di vicende che hanno segnato il percorso dell’uomo nella storia del mondo. Ho interesse altresì per la trama dei “gialli” che mettono a dura prova l’intuito e l’intelligenza, come sono affascinato dai romanzi d’amore, specie quando si incontrano esperienze umane provenienti da culture diverse e dove l’amore si coniuga con l’intelligenza della curiosità e della scoperta.
Domanda - Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?
Alfredo Guarino - Sono propenso ad accogliere i segni della modernità e quindi nutro rispettosa attenzione verso i prodotti digitali ma, essendomi formato nel secolo antecedente ed ascoltando il passo della nostalgia, non posso nascondere di soggiacere al fascino della forma cartacea del testo scritto.
Domanda - Per terminare, qual è stato il suo rapporto con la scrittura, durante la composizione del libro.
Alfredo Guarino - Come accennato, la scrittura è sgorgata di getto, come forza istintuale irrefrenabile, talvolta costringendomi a dovermi fermare, nelle mie attività, o a dover ritardare un’uscita o una risposta al telefono, perché in quel momento ero intento ad assecondare la pulsione che dalla mente guidava la mano scrivente.
Domanda - Un motivo per cui lei comprerebbe “Parole in giuoco” se non lo avesse scritto.
Alfredo Guarino - È una poesia giovane perché non indossa abiti “firmati”; è una poesia che percorre la vita di un uomo per dare senso ad attimi della vita di altri uomini; è una poesia di libertà nell’uso del pensiero e della parola; è una poesia che, in tempo di abbandono delle sfumature e della ricchezza dell’italiano, sfida col giuoco a riprendersi la lingua italiana nella testa e nelle mani.
Domanda - Ha in progetto altre opere da scrivere nel prossimo futuro? In caso affermativo, può darcene una anticipazione?
Alfredo Guarino - Vorrei poter far conoscere molte altre poesie scritte nel corso della mia vita. Ve ne sono di genere diverso, quali quelle in lingua napoletana, e ve ne sono anche alcune scritte in spagnolo, inglese, tedesco e francese. Un piccolo volumetto delle poesie in altre lingue potrebbe avere senso. Inoltre vi è un altro campo, quello della poesia più propriamente civile, di forte connotazione sociale e talvolta di esperienza professionale, nel quale pure mi sono espresso e confido di poter eventualmente raccogliere anche queste altre in una specifica pubblicazione.
Collana Gli Emersi - Poesia
pp.88 €12.00
ISBN 978-88-591-3315-5
Il libro è disponibile anche in versione e-book
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