| Domanda - Partiamo proprio dal titolo, come mai “Come un cappello”? Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?
Mariella Palmeri - "Come un cappello” – che riconosco essere un titolo assai particolare – è il messaggio attorno al quale ruota tutta la faccenda del mio romanzo. Il tema protagonista è la Felicità e il percorso di scoperta e riscoperta che compiono tutti i personaggi protagonisti si nasconde dietro questa proposizione. Questa frase, dunque, svolge un ruolo metaforico, ma ha anche un ruolo nominativo. Il museo cittadino organizza una mostra fotografica che vede protagonista tutta la cittadinanza, il tema è quello della Felicità e il titolo che viene dato alla mostra è “Come un cappello”.
Chiaramene tanto il senso ultimo della mostra, quanto quello del romanzo si nascondono dietro questa espressione, per cui occorre leggere il libro per comprendere a fondo il suo significato.
Domanda - Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?
Mariella Palmeri - Direi molto! È un romanzo completamente ispirato a un atteggiamento sociale diffuso. Qualcuno lo ha definito un romanzo pedagogico, dunque che insegna qualcosa. Ne sono stata felice, perché quello che volevo fare era spronare tutti i lettori ad un percorso interiore, intimo, edificante, semplice ma – spero – efficace.
Domanda - La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo suo libro?
Mariella Palmeri - “Come un capello” non racconta soltanto una storia, affronta un tema sociale; la Felicità che, in quanto tema universale, sarà sempre al riparo dall’oblio del tempo. E il messaggio che sta dietro questa proposizione che è il titolo, credo sia un binomio perfetto da salvare e costudire in altrettanto modo.
Domanda - A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito il libro “Come un cappello”, se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore come li descriverebbe?
Mariella Palmeri - Scrivo da molto tempo e tutte le volte è un viaggio straordinario insieme a dei personaggi che esistono nella mia mente e mi chiedono di vivere. È un’esigenza intima e precisa. Quando batti il punto finale sulla tastiera, comprendi che il tuo viaggio si è concluso e quello che si prova è conforto per aver portato a termine qualcosa, ma anche immediata nostalgia perché – per quanto possa sembrare esagerato – raccontare storie non è soltanto scrivere, fare qualcosa che si sa fare, ma è vivere delle inconsuete relazioni che ad un certo punto completano il loro corso e vanno condivise, anche con un briciolo di gelosia.
Domanda - Quali sono le sue fonti di ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale?
Mariella Palmeri - Non c’è qualcuno a cui mi ispiro in modo particolare. Ho sempre amato leggere, già da bambina. Avevo un meraviglioso libro di teatro, “Il teatro dei ragazzi”, con decine di trasposizioni teatrali delle opere letterarie più famose. Questa lettura disimpegnata, mi ha aperto con delicatezza ad un mondo meraviglioso; quello della letteratura e la parte più bella della letteratura - che troppo spesso è schiacciata dal pregiudizio della sua irreale pesantezza – come scrive Fitzgerald è “scoprire che i tuoi desideri sono desideri universali, che non sei solo o isolato. Tu appartieni”.
Il passo successivo è stato innamorarmi della scrittura.
Domanda - Ci sono altre discipline artistiche, o artisti, che hanno in qualche modo influenzato la sua scrittura?
Mariella Palmeri - Ho sempre avuto una propensione alle arti. Già da bambina, accanto alla lettura, mi sono accostata alla musica, imparando dal nonno paterno il piano e poi ancora studiando solfeggio e violino. Ho suonato in una ensemble musicale per qualche anno. Al liceo ho intrapreso al triennio l’indirizzo di beni culturali. Insomma, ho spiazzato un po’ intorno all’arte a trecentosessanta gradi. Quanto questa abbia influenzato i miei scritti non lo so, ma sicuramente chi ha sensibilità artistica credo guardi alle cose e alle storie in modo differente.
Domanda - Oltre a quello trattato nel suo libro, quali altri generi letterari predilige?
Mariella Palmeri - Con spontaneità, mi sono sempre ritrovata a scrivere di tematiche sociali, così come nel mio ultimo lavoro. Credo sia questo il mio genere ordinario.
Domanda - Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?
Mariella Palmeri - Assolutamente cartaceo. Non sono ostile alla tecnologia in generale e trovo l’avvento del digitale un’altra possibilità per affascinare i più giovani e moderni lettori, ma personalmente amo la carta e non ho mai letto – ad oggi – un romanzo su un qualche supporto digitale.
Domanda - Per terminare, qual è stato il suo rapporto con la scrittura, durante la composizione del libro.
Mariella Palmeri - È stato un rapporto edificante. Ogni nuovo libro è un’esperienza nuova, in qualche modo diversa. Un viaggio – come ho già detto – nel quale perdersi per poi ritrovarsi.
Domanda - Un motivo per cui lei comprerebbe “Come un cappello” se non lo avesse scritto.
Mariella Palmeri - Principalmente per scoprire il perché la Felicità sia come un cappello. E poi ancora, per compiere questa esperienza insieme a questo gruppetto di indimenticabili personaggi comuni.
Domanda - Ha in progetto altre opere da scrivere nel prossimo futuro? In caso affermativo, può darcene una anticipazione?
Mariella Palmeri - Ho già iniziato un nuovo lavoro, ma è un inizio troppo timido e breve per poter dare anticipazioni. Spero di potervene parlare ufficialmente molto presto.
Dalla quarta di copertina del libro:
Tre case, cinque personaggi, vite vicine eppure lontane per stili e necessità. Un'unica ricerca; la Felicità. "Come un cappello" è il racconto leggero eppure conflittuale di una ricerca ostica ma perpetua. Un percorso di scoperta e riscoperta. Un viaggio nel quale perdersi per poi ritrovarsi.
Titolo: Come un cappello
Autore: Mariella Palmeri
Prezzo di copertina: € 12,00
Dati 2016, 196 p.
Editore Aletti (collana Gli emersi narrativa)
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