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Info sull'Opera
Autore:
Aletti Editore
Tipo:
Racconto
 
Notizie Presenti:
 -

Intervista a Giulia Pierucci che presenta ai lettori il libro "L’eresia dell’amore" ( Aletti Editore )

di Aletti Editore

Domanda - Partiamo proprio dal titolo, come mai “L’eresia dell’amore” Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?

Giulia Pierucci - Per quanto riguarda il titolo, beh, devo dire che non è arrivato subito. Il mio libro è nato come un diario, che poi con il tempo ha preso una forma più completa fino a diventare, appunto, un libro. Verso la conclusione della mia opera, mentre scrivevo la lettera in cui dichiaravo il mio amore per Mirko, il titolo è arrivato come un’illuminazione; il termine “eresia” in questa storia viene inteso come qualcosa di potente, di magico, talmente grande che va oltre ogni nostra immaginazione. E l’amore non è forse questo? Esiste sentimento più forte, più puro, e straordinario di esso? Non è l’amore che ci fa perdere la testa, che ci spinge a cambiare, ad andare oltre noi stessi e diventare migliori per chi amiamo? Il suo essere universale poi lo rende ancora più speciale: è l’unico sentimento che non conosce differenze di colore o di sesso, non ha pregiudizi, non si sente superiore, ed è in grado di unirci tutti. Nella mia opera di fatti l’amore è centrale, perché parlo di quanto amare Mirko mi abbia cambiata in meglio, l’amore per lui mi ha fatto vedere la luce dopo l’oscurità, ma soprattutto mi ha fatto scoprire la bellezza della mia persona. Amare qualcuno ci porta inevitabilmente ad amare anche noi stessi, che credo sia il dono più grande che possiamo farci. Altri argomenti importanti sono quelli riguardanti il valore dell’amicizia e della fedeltà, che a mio parere andrebbero riscoperti in questo mondo sempre più senza cuore.

Domanda - Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?

Giulia Pierucci - Essendo un’autobiografia, direi che la realtà ha inciso al 100%. Tutto ciò di cui si parla nel libro è realmente accaduto, mi sono solamente limitata a cercare di renderlo il più intenso possibile tramite la scrittura, affinché la mia storia potesse maggiormente arrivare dritta al cuore di chi lo avrebbe letto. Mi piacerebbe, infatti, essere di conforto e di esempio a tutti quegli adolescenti che si ritroveranno nelle mie parole, ma anche ai genitori: spero infatti che traggano insegnamento dagli avvenimenti riguardanti la mia famiglia e dal rapporto che in quegli anni avevo con i miei genitori.

Domanda - La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo suo libro?

Giulia Pierucci - Per quanto possa sembrare ripetitivo, ho cercato di custodire la bellezza e il ricordo del mio primo amore. Sono passati sei anni da quando ho incontrato Mirko, e mi rendo conto che se non avessi messo per iscritto questo mio forte sentimento, molte cose neanche me le ricorderei. A volte mi capita di rileggerlo, e credetemi, non c’è cosa più bella del ritrovare tra le righe un ricordo che si credeva perso, e ritrovarsi a sorridere, perché il realtà c’è sempre stato, ma sono io che lo avevo sotterrato da qualche parte nel libro della memoria. E i dettagli. Quando crescerò e invecchierò potrò raccontare questa storia ai miei figli o ai miei nipoti, e sarà proprio in quelle pagine che vivranno per sempre gli occhi verdi di Mirko, il suo ciuffetto, il suo modo di camminare, i suoi capelli scuri. Con il tempo tutto sbiadisce e perde forma, ma “L’Eresia dell’amore” è la prova vivente che c’è stato un tempo in cui ho avuto l’onore di conoscere e di amare un ragazzo che - spero che James Cameron mi perdonerà se citerò una frase di Rose in Titanic – “mi ha salvata, in tutti i modi in cui una persona può essere salvata. Non ho niente di lui, neanche una sua foto... Vive solo nei miei ricordi".

Domanda - A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito il libro “L’eresia dell’amore”, se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore come li descriverebbe?

Giulia Pierucci - "L’Eresia dell’amore" è stato scritto in un anno, dai 14 ai 15 anni e durante questo lasso di tempo c’è stata – e tutt’ora c’è – una persona che ha visto nascere questo mio libro e che mi ha aiutata a correggerlo e a renderlo un buon volume. Si tratta di Simona, la bibliotecaria del mio vecchio liceo, una persona dal cuore grande e che mi ha insegnato tanto. Ogni singolo giorno io salivo da lei, con la mia chiavetta e qualche pezzo nuovo che avevo scritto, mi mettevo seduta accanto a lei, e pazientemente lo leggeva e poi mi dava consigli per migliorare quello che avevo scritto o semplicemente, trovava errori di ortografia che io non avevo notato. Questi momenti passati con lei sono stati sicuramente importanti, non solo per la creazione del libro, ma anche a livello formativo e culturale. Credo di aver imparato molto più da lei che da alcune mie professoresse di materie letterarie, e per quanto riguarda la mia persona, se oggi sono così lo devo anche a lei. A distanza di anni, forse, mi rendo conto di non averle dato lo spazio che si meritava all’interno del libro, ma spero che sappia che per me è come una seconda madre e spero di portarmela accanto per tutta la vita.

Domanda - Quali sono le sue fonti di ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale?

Giulia Pierucci - Fin da bambina ho sempre amato leggere e scrivere. I libri sono la mia vita, il mio tesoro più prezioso, l’eredità più grande che ho. Personalmente, durante la scrittura del mio libro mi sono ispirata il più possibile a Nicholas Sparks, mio “maestro” e scrittore preferito in assoluto. Trovo che nessuno di lui sappia parlare meglio di amore per quanto riguarda l’editoria moderna. Ma con la scuola ho scoperto anche i classici: Tolstoj, Shakespeare, Oscar Wilde, Jane Austen e tanti altri che sicuramente hanno influenzato il mio modo di essere e hanno arricchito le mie conoscenze a livello culturale.

Domanda - Ci sono altre discipline artistiche, o artisti, che hanno in qualche modo influenzato la sua scrittura?

Giulia Pierucci - Quando scrivo, solitamente amo parlare anche di musica. Nel mio libro ci sono molti riferimenti alle canzoni di Tiziano Ferro per via dell’importanza che questo cantante ha nella mia vita, ma in generale, la musica è un altro modo di scrivere e di esprimere ciò che sentiamo. Quando una canzone mi colpisce particolarmente, cerco di ricavare, dalle strofe in cui mi ritrovo maggiormente, emozioni e sensazioni che poi trascrivo su una pagina. Come ho già detto nella domanda precedente, inoltre, mi ispiro molto a Nicolas Sparks; solitamente però trovo ispirazione anche nel ballo, o in un tramonto, o guardando il mare. Tutto ciò che mi causa emozioni finirà per influenzare i miei pensieri, che diventeranno parole scritte.

Domanda - Oltre a quello trattato nel suo libro, quali altri generi letterari predilige?

- Mi piace leggere di tutto, dalle autobiografie ai romanzi d’amore, dai gialli ai romanzi o libri storici. Gli unici generi che non amo sono il fantasy e l’horror. Amo molto autori come Camilleri, Faletti, Valerio Massimo Manfredi, Danielle Steel, Umberto Eco. Però solitamente se un libro mi piace e mi prende, non faccio troppo caso all’autore, lo divoro e basta.

Domanda - Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?

Giulia Pierucci - Preferirò sempre il cartaceo al digitale. Sono cresciuta negli anni in cui ancora la tecnologia non era così avanzata e ringrazio Dio per questo. Quando ero bambina io, le favole mamma me le leggeva da un libro e non da un’ipad, e crescendo ho scoperto sempre di più quanto sia bello avere un libro in mano, sfogliarlo, sentire le pagine tra le dita, vederle ingiallire nel tempo. Spolverarli, sentire la ruvidezza della copertina. Tutte cose che, per quanto possa essere comodo, un lettore e-book non ci farà provare mai.

Domanda - Per terminare, qual è stato il suo rapporto con la scrittura, durante la composizione del libro.

Giulia Pierucci - Per me la scrittura è sempre stata un’ancora di salvezza, il mio rifugio, la casa dove tornare dopo un lungo viaggio. Mentre lavoravo al mio libro, mi sembrava come di essere diventata io stessa scrittura, perché scrivere mi veniva naturale, come respirare. Eravamo una cosa sola, e questa sensazione torna sempre ogni volta che scrivo. Quando sentivo il bisogno o la necessità di scrivere quello che avevo nella mente, mi isolavo completamente da tutto e da tutti, non importa dove fossi o che cosa stessi facendo. Quando scrivo, per me non esiste nient’altro al di fuori del foglio bianco e dei miei pensieri.

Domanda - Un motivo per cui lei comprerebbe “L’eresia dell’amore” se non lo avesse scritto.

Giulia Pierucci - Beh, per quanto mi riguarda lo comprerei perché è qualcosa scritto da una ragazzina che allora aveva solamente quattordici anni, e sarei curiosa di conoscere la storia di questa ragazzina e di ascoltare ciò che ha da dire. La mia è una generazione che ha bisogno di essere ascoltata, quindi questo sarebbe il motivo principale che mi spingerebbe a comprarlo. Poi è semplice, genuino, adatto sia ai giovani che agli adulti e anziani.

Domanda - Ha in progetto altre opere da scrivere nel prossimo futuro? In caso affermativo, può darcene una anticipazione?

Giulia Pierucci - "L’Eresia dell’amore” è stato il primo libro che sono riuscita a pubblicare, e spero davvero di fare della scrittura il mio mestiere. Proprio per questo, ho già iniziato a lavorare ad un secondo progetto, sono più o meno a metà della storia. Preferirei non anticipare nulla fino a quando non sarà terminato, posso solo dire che questa volta non è a carattere autobiografico. È un progetto a cui tengo particolarmente, e che spero mi darà tante soddisfazioni quando sarà completo.

Collana Gli Emersi - Narrativa
pp.160 €12.00
ISBN 978-88-591-3607-1
Il libro è disponibile anche in versione e-book

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