| DOMANDA: Partiamo proprio dal titolo, come mai "Nonno, mi spieghi la Trinità?"?
RISPOSTA: Il titolo si ispira allo spunto da cui è nata l'idea, in me, di scrivere il libro. La mia "nipotina" Anna (in realtà figlia di miei carissimi amici, i Delfino), quando aveva solo nove anni, ma mostrava già quella intelligenza aperta e vivace che la caratterizza, mi domandò che cosa significasse che Dio è uno e trino; ed io, che sono un convinto cristiano, ma non uno specialista in teologia, feci del mio meglio per darle dei chiarimenti adatti alla sua età. Poi, per mio conto, mi sentii attratto ad approfondire l'argomento, sia per quanto riguarda la elaborazione storica del dogma nei vari Concili Ecumenici, sia nel suo valore intrinseco.
D.: Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?
R.: Premetto che il libro si presenta, in gran parte, intessuto di analisi storiche e filologiche, che, allo scopo di renderle più abbordabili per i lettori, ho trattato dapprima (fino a pag. 25) in forma scorrevole e facilmente comprensibile; e solo poi ho sviluppato in una sezione più elaborata, "Per chi vuole approfondire". Ma tutto questo è soltanto, per così dire, l' "involucro" del discorso.
Il vero cuore del libro, che si evidenzia esplicitamente fin dall'iniziale conversazione con Anna (p. 12) e poi ripetutamente (pp. 23-24, 27, 37, 61...), è l'idea della importanza centralissima che dovrebbe avere, nella coscienza dei cristiani, la fede che l'unità essenziale di Dio è, nel Suo intimo, relazionale, dialogante, amante, non rigidamente monolitica e, men che meno, chiusa, escludente e lontana da noi, ma, al contrario, vicina, aperta e accogliente; e anche esempio vitale che noi dovremmo prendere a modello nelle nostre relazioni con gli altri esseri umani, con tutti gli esseri umani. Mi sembra che a molte persone sfugga questa fecondità e potenza confortante e promovente del dogma trinitario, avvertito come troppo difficile e quasi da riservare solo alle elucubrazioni specialistiche dei teologi, mentre dovrebbe essere visto e sentito da ogni comune fedele come sostanza di vita, come un preziosissimo faro di luce tra le nebbie del cammino. È Gesù che ci esorta a questo: "CHE TUTTI SIANO UNO... COME NOI SIAMO UNO" (Giov., 37, 21-22)
D.: Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?
R.: Oltre alla bella occasione offertami realmente dalla limpida domanda di Annetta, un altro aspetto (di ben diversa e penosa realtà) è stata la massiccia onnipresenza delle lacerazioni tra gli esseri umani, a tutti i livelli: dalle atrocità delle infinite guerre agli odi razziali e religiosi, dalla aggressività esasperata delle tifoserie all'avidità insaziabile di ricchezze e di dominio e agli egoismi che spingono alla sopraffazione dei più deboli. E infine la costatazione amara che molti di noi cristiani (proprio noi che, se intendessimo veramente il senso della nostra fede, saremmo un antidoto potente contro quelle lacerazioni) riducono troppo spesso la loro religiosità ad alcune pratiche liturgiche e, tutt'al più, a devozioni a qualche Santo, ma in tutto il resto si adeguano senza rimorsi all'andazzo corrente, a cominciare dagli antagonismi entro le famiglie.
D.: La scrittura come valore testimoniale: cosa ha voluto salvare e custodire dall'oblio del tempo con questo suo libro?
R.: Ho voluto riproporre all'attenzione dei lettori un tema elaborato gradualmente attraverso molti secoli, ma troppo trascurato, nonostante la sua attualità e vitalità permanente; renderlo relativamente accessibile e, se possibile, attraente per molti, spingerli ad una breve sosta di riflessione utile, al di là del vorticoso tram-tram quotidiano e telematico.
D.: A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito il libro "Nonno, mi spieghi la Trinità?", se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore, come li descriverebbe?
R.: Oltre al punto centrale esposto sopra nella risposta alla seconda domanda, senz'altro la freschezza e lo scambio, insieme concettuale ed affettivo, nella conversazione con Anna. Fu bellissimo quel suo affidarsi a me con tanta fiducia e il veder sbocciare in quella cara bambina, ancora così piccola, un interesse tanto maturo e non superficiale per argomenti tanto impegnativi. Ed anche l'ambiente contribuì alla magia di quei momenti, nella quiete ariosa sotto gli alberi di Grottaferrata, su quei Colli Tuscolani dove mi parve che ancora aleggiasse la lontana eco delle "Disputationes" filosofiche di Cicerone.
D.: Quali sono le sue fonti dì ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale?
R.: In. primissimo luogo, il Vangelo. Ad esso ho cercato di ispirare tutta la mia vita; e l'ho scoperto da me, giacché i miei parenti, benché in parte credenti, lo conoscevano soltanto di nome. Per lo specifico argomento del libro, direi, tra gli altri, Alberto Cozzi ("Manuale di dottrina trinitaria"), Leopardi ("La ginestra"), Dante (ultimo canto del "Paradiso'), Giovanni XXIII (passim, sul tema del "dialogo"), Schiller ("Inno alla Gioia").
D.: Ci sono altre discipline artistiche o artisti che hanno, in qualche modo, influenzato la sua scrittura?
R.: La musica: Beethoven (versione corale dell'"Inno alla Gioia'', nella 9^ Sinfonia); la scultura: Luca della Robbia (la "Cantoria"); la pittura: Leonardo (il volto del Redentore, a Brera).
D.: Oltre a quello trattato nel suo libro, quali altri generi letterari predilige?
R.: Il genere storico (specialmente sull'età contemporanea) e quello scientifico (specialmente su temi paleoantropologici, astronomici, fisici, microbiologici e medici); e anche (ma meno intensamente) la narrativa (specialmente russa).
D.: Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?
R.: Senz'altro quello cartaceo: leggere su uno schermo mi allontana dal testo, quasi mi raggela. Al contrario tenere un libro tra le mani, toccarlo, sentire l'odore della carta e il suo crocchiare mentre sfoglio le pagine, potervi scrivere annotazioni... sono tutte cose che adoro, perché mi danno un senso integrale, mentale e fisico, della lettura, mi fanno sentire il libro come una persona viva e amica.
D.: Per terminare, quale è stato il suo rapporto con la scrittura, durante la composizione del libro?
R.: Scrivere è, per me stesso, un modo di chiarirmi le idee, seguendo un antico e saggio consiglio di mia nonna: "Quando vuoi avere le idee più chiare, scrivile e poi rileggile" . Mentre scrivo, mettendo in ordine le frasi, correggendo e applicandomi a rendere più chiara e viva la espressione, nella mia mente le idee, dapprima ancora un po' abbozzate e disordinate, prendono forma via via più nitida e organica; ed io posso osservarle e valutarle più oggettivamente, come se mi stessero davanti, distinte da me.
D.: Un motivo per cui lei comprerebbe "Nonno, mi spieghi la Trinità", se non lo avesse scritto.
R.: Il libro attirerebbe la mia attenzione perché sembrerebbe promettermi qualcosa su un tema importante, ma contenuto in un libretto leggero, senza l'aria di un faticoso trattato specialistico; e in questo mi incoraggerebbe l'approccio iniziale, semplice e affettuosamente familiare.
D.: Ha in progetto altre opere da scrivere nel prossimo futuro? In caso affermativo, può darcene una anticipazione?
R.: La prossima opera che dovrebbe essere data alle stampe dopo questa sarà "Lettere nella Grande Guerra", un racconto tutto basato su lettere autentiche, scambiate tra il 1917 e il 1918 tra un mio futuro zio ("Nino") che, allora diciottenne, combatté sul Piave, e gli altri miei familiari in ansia per lui: uno scorcio della Grande Storia vista, sullo sfondo della Roma del primo Novecento, dalla visuale di una tipica famiglia borghese, di cultura classica e di fervidi spiriti patriottico-liberali. Nel racconto ho intercalato varie "pause di riflessione" che, all'eco vivissima di quelle voci di un secolo fa, aggiungono le valutazioni e i ripensamenti di un uomo di oggi..
Benché l'argomento si presenti così diverso da quello del libro teologico, li accomuna, però, la mia calda partecipazione morale ad entrambi; ed anche un dettaglio simpatico: la frequente presenza, nella corrispondenza, di Emilio Paltrinieri, che, dopo essere stato amicissimo compagno di scuola e d'armi del mio zio Nino, sarebbe poi diventato nonno della Annetta di oggi.
Collana Saggistica Aletti
pp.72 €12.00
ISBN 978-88-591-2817-5
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