| Domanda - Partiamo proprio dal titolo, come mai "Dentro il silenzio"?
Elena Midolo - Per spiegare il titolo partiamo non dal titolo ma dalla fine del romanzo: quando il protagonista, Fausto, è al bordo del superamento dei limiti della consapevolezza e riesce a vedere uno spiraglio di luce dentro sé, cioè dentro la propria natura spirituale, dove non servono le parole, dove regna il silenzio. In quarta di copertina c'è una frase: "Accendo il silenzio nella mia mente e mi trovo nel silenzio del mio essere". Il verbo trovare non sta ad indicare una posizione spaziale ma l'effettivo "trovare se stesso", come quando ci si trova dopo essersi smarriti. E dove ci si trova? Nel silenzio del proprio essere, proprio là dove tutto è silenzio. È quindi dopo aver spento i rumori della mente assieme ai condizionamenti esterni che si accende il silenzio e si fanno fluire i pensieri negativi; in quel silenzio mentale ci si trova: ci si trova sul piano spirituale e ci si equilibra. Il titolo è nato alla fine della stesura del romanzo. Inizialmente avevo dato un titolo diverso ma non sentivo che esprimesse ciò che intendevo comunicare. Poi ho capito che il trovarsi dentro il silenzio doveva rappresentare il cardine dell'intero romanzo quindi della ricerca del sé spirituale, della ricerca della propria verità. "Dentro il silenzio" ho ripetuto più volte a bassa voce e, mentalmente, ho intrecciato la storia di Marea con quella di Fausto ed ecco creato il titolo.
Domanda - Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?
Elena Midolo - Ovviamente l'argomento fondamentale è la ricerca del vero sé, non intesa come introspezione psicologica ma spirituale, sebbene il cercarsi sia, in fondo, uno scavare anche psicologico dentro se stessi ma non m'interessava questo aspetto piuttosto era importante evidenziare una modalità di cammino verso l'essere spirituale che ciascuno di noi è, prima ancora di nascere e dopo la morte terrena.
Due personaggi accennano alla meditazione più volte e, apparentemente, la presentano come non positiva ma c'è un velato riferimento ad una meditazione quietistica e lo svuotare la mente non va inteso come banale caduta nel vacuo nulla piuttosto come il vedere, anzi l'osservare, per giungere alla consapevolizzazione di sé. In poche parole: non occorre aggrapparsi all'idea di una mente, perché altrimenti sarebbe come creare una schiavitù. In fondo Marea ci lancia un messaggio, quello di liberarci da ogni forma di schiavitù che è all'interno di noi stessi e ciò è alla base del sistema di disciplina zen. Quando Marea evidenzia che il proprio maestro sosteneva che meditare non servisse a nulla, in realtà evidenzia la non costrizione ad una situazione che non porterà mai alla verità di ciò che effettivamente l'essere umano è, inoltre evidenzia la non costrizione ad un legame con un certo stato mentale. Il far fluire i pensieri a cui Marea si riferisce è un velato invito a cercare sotto un profilo dinamico quella verità mediante l'osservazione del pensiero, che, appunto, non deve essere trattenuto ma lasciato libero di fluire. E anche questa è meditazione. C'è da sottolineare che, quando il maestro di Marea sostiene che la meditazione non serve a nulla ma può essere pericolosa per se stessi, c'è un chiaro riferimento al tipo di meditazione eseguita con spolveratura, che spinge verso uno stato di tranquillità della mente ma non verso altro; è questa la meditazione di tipo quietistico.
Nel romanzo si evidenziano modi diversi di concepire l'amore, da quello articolato a tratti infantile e a tratti maturo di Fausto, a quello eterno, fedele e platonico di Stefano, a quello filiale, a quello in cui si superano i limiti umani dell'egoismo e della possessività, a quel tipo d'amore che nasce attraverso una chat. L'aspetto che maggiormente m'interessava mettere in rilievo è l'amare e non l'amore: l'amare in modo puro e sincero, anche se stessi ma non in modo egoistico se non per difenderci da chi, provando sentimenti impuri, può ferirci.
Un altro argomento che m'interessava evidenziare, anche se non è granché approfondito, è la manipolazione affettiva che, in una relazione sentimentale, vede uno dei due partner come manipolatore dell'altro affettivamente e l'altro partner diventa vittima inconsapevole, destinato a soccombere ma che, ad un certo punto, può consapevolizzarsi della propria situazione psicologica e tirarsi fuori dal rapporto e quindi salvarsi sia sotto il profilo psicologico, sia sotto quello emozionale.
In ultimo, un aspetto che ho voluto sfiorare è quello onirico. Secondo me i sogni, talvolta, ci lasciano indizi sui quali riflettere e che possono modificare il corso della nostra vita, non solo terrena. Sfiorato è anche il tema dell'elaborazione del lutto.
Domanda - Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?
Elena Midolo - Esiste la realtà? Di quale realtà parliamo? Di quella illusoria costruita dalla mente o di quella realtà che sottintende il comune pensare su ciò che ci circonda fisicamente ed influenza emotivamente? Qual è la linea di demarcazione fra le due? La coscienza? Scrivere è un atto d'amore verso sé e verso chi apprezza la scrittura come opera d'arte perché tutto ciò di creativo e positivo che proviene dall'essere se stessi è un'opera artistica. Se devo intendere la domanda come "quali eventi esterni hanno inciso nella scrittura" posso rispondere che nella stesura del mio libro ha inciso molto un fattore individuale.
Domanda - La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall'oblìo del tempo con questo suo libro?
Elena Midolo - Uno dei valori della vita terrena che nella quotidianità si perde di vista facilmente: il senso dell'esistere. Perché siamo qui? Soltanto per crescere, studiare, lavorare, sposarci, assumerci delle responsabilità mettendo al mondo dei figli? No, non è soltanto questo il senso del nostro vivere. È cercare quelle verità che ci fanno comprendere qual è il nostro compito e la nostra funzione nel momento in cui vestiamo panni umani, è cercare la nostra parte spirituale, capirla e capirci affinché possiamo amare non soltanto noi stessi ma anche gli altri. In fondo vorrei che si custodisse il valore di cercare più se stessi che non le materialità, che possono renderci sereni o felici ma in modo effimero. Oggi è facile trovare attaccamento alla vita mondana o alle materialità... alla moto veloce, alla macchina status symbol, alla bellezza del corpo... al sesso facile... al farsi rispettare o al volersi imporre nella società tramite la violenza... Io credo che bisogna curare più l'aspetto interiore e capire qual è effettivamente la nostra missione su questa terra, dal momento che siamo nati e viviamo. Ovviamente ognuno cercherà la propria verità, ovviamente ognuno farà un proprio percorso, indipendentemente dall'essere o meno religioso. Non è la religione che m'interessa perché essa è una possibilità che l'uomo ha di schierarsi da una parte o da un'altra come se la religione fosse un credo politico; è un rendersi dipendenti da un'istituzione che di spirituale spesso poco ha; è l'illusione di appartenenza per aggrapparsi a qualcosa di esterno o per proteggersi da se stessi ed etichettarsi o farsi etichettare. La religione è controllo sociale.
In tutto il romanzo scorre, a tratti, il filo dell'altruismo e dell'amicizia (Fausto si libera di Claretta ma l'aiuta, Fausto aiuta Alda, fra Fausto e Ciccio nasce il sentimento dell'amicizia), che sono valori che non devono mai perdersi anzi devono essere sempre alimentati.
Ciò che vorrei non fosse dimenticato è anche quel patrimonio di valori che molti scrittori ci hanno tramandato e ci tramandano, infatti ho accennato ad Hermann Hesse, a Kerouac, anche al filosofo Nietzsche. Quando si scrivono delle storie non vere ma partorite dalla nostra fantasia possiamo fare dei riferimenti o dei collegamenti ad altri autori, con le cui opere ci siamo formati o abbiamo riflettuto o, semplicemente, abbiamo sognato. È giusto non perdere il patrimonio storico-culturale e sociale che altri autori trasmettono con i loro pensieri perché, in fondo, quel patrimonio rappresenta anche la storia degli uomini, quindi la nostra storia.
Domanda - A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito il libro "Dentro il silenzio", se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore come li descriverebbe?
Elena Midolo - Ci sono degli episodi divertenti, come quello relativo alla signorina Vera o al signor Cricchetto, in cui c'è anche un filo d'ironia.
C'è l'incontro di Fausto con Marea, che è abbastanza singolare, perché sembra che la donna sappia già dentro sé di dover incontrare Fausto, come se lo aspettasse da sempre.
C'è l'episodio del dialogo fra Marea e Claretta in cui la verità scorre secondo due interpretazioni comunicative differenti. Marea è una donna fredda che sa giocare bene con le parole mentre Claretta utilizza le parole per raggiungere un obiettivo di compiacimento dell'io e, alla fine del dialogo, le due donne hanno raggiunto un accordo apparentemente chiaro ma contemporaneamente hanno raggiunto due obiettivi differenti, per cui la comunicazione appare funzionale sia per gli scopi di Marea sia per quelli di Claretta, quindi non c'è conflitto comunicativo fra loro.
Ricordo anche gli episodi in cui Fausto, dinanzi alla violenza di Claretta, è riuscito a controllarsi e a non rispondere con la violenza. È molto importante, durante un conflitto, fermarsi solo allo scambio verbale per far valere le proprie ragioni o per appianare certe situazioni senza eccedere con gesti che possono essere condannati sotto il profilo giuridico. Dal comportamento di Fausto, in entrambi gli episodi di scontro con Claretta, emerge il controllo emotivo che ogni persona dovrebbe esercitare su se stessa per evitare la violenza, soprattutto quando questa rischia di esplodere in omicidi o in atti lesivi meno cruenti. Fausto avrebbe potuto reagire alla veemenza di Claretta con la violenza fisica ma Fausto si trattiene, esercita un controllo su se stesso e, per sottrarsi al giogo della donna, si limita ad usare le parole e ad allontanarsi fisicamente dalle situazioni.
Per il resto credo che non ci sia necessità di ulteriori descrizioni o spiegazioni, piuttosto vorrei chiarire che l' "io sono" a cui Marea si riferisce è da intendersi come Heidegger intendeva l'essente, che è ciò che è, differente dall'essere, anche se c'è correlazione fra essere ed essente. Marea però si definisce anche "essenza", che è una qualità e non si può intendere la vacuità (o vuoto) come "qualcosa" perché vacuità significa "senza forma propria" quindi l'essenza ha qui il significato di forma energetica e, ancora una volta, Marea, per farsi capire da Fausto, si autodefinisce limitata.
Domanda - Quali sono le sue fonti d'ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale?
Elena Midolo - Un'opera che è stata determinante come fonte ispiratrice per la stesura di "Dentro il silenzio" è "Siddharta" di Hermann Hesse, poi mi sono ispirata anche a qualche scritto di Daisetz Taitaro Suzuki. Mi affascina la filosofia orientale, in particolar modo quella zen.
Da liceale amavo molto Luigi Pirandello e Giovanni Verga con il suo ideale dell'ostrica ma leggevo anche Sigmud Freud, al quale, successivamente, da studentessa universitaria, ho preferito Carl Gustav Jung. Ho sempre amato leggere ed ho apprezzato molto Eugenio Montale, così come Giuseppe Ungaretti, ma anche Alberto Moravia, poi Grazia Deledda, Baricco, Susanna Tamaro, Paulo Coelho, Simonetta Agnello Hornby, Sveva Casati Modignani, Dacia Maraini, Leonardo Sciascia, Primo Levi, Marcel Proust, Zola, Oscar Wilde, Carlos Castaneda, Osho e altri. Le opere che ricordo con maggior intensità emotiva sono (oltre "Siddharta" che leggo spesso e ogni volta con chiavi di lettura sempre diverse in base alla mia crescita spirituale e intellettiva) "Il gabbiano Jonathan Livingston" di Richard Bach e "Madame Bovary" di Gustave Flaubert, mentre mi ha molto affascinato "La masai bianca" di Corinne Hofman.
Fra le poesie ricordo ancora a memoria dai tempi della scuola elementare "Pianto antico" di Giosuè Carducci, questa poesia mi commosse all'epoca e continua a commuovermi ancora oggi, ma la mia poesia preferita è "Non recidere, forbice, quel volto" di Eugenio Montale. Ovviamente sono anche molto curiosa e leggo scrittori poco conosciuti perché non soltanto gli scrittori di gran fama hanno qualcosa da trasmettere ma anche quelli poco o per niente conosciuti, per esempio ho trovato molto interessante "La stanza con l'oblò" di Sandra Romanelli. Di recente però mi sono meravigliata nell'accorgermi di non aver mai considerato le opere di scrittori russi per cui prossimamente leggerò Dostoevskij e Tolstoy. Leggerò anche Alessandro D'Avenia, per una ventata di sicilianità.
Domanda - Ci sono altre discipline artistiche, o artisti, che hanno in qualche modo influenzato la sua scrittura?
Elena Midolo - No, piuttosto la scienza. Non so perché, mentre scrivevo "Dentro il silenzio", ero continuamente attratta dalla fisica quantistica.
Domanda - Oltre a quello trattato nel suo libro, quali altri generi letterari predilige?
Elena Midolo - Non ho un genere letterario preferito, anche se provo un certo interesse per il giallo. Invece un genere dal quale non sono per niente affascinata è l'horror. Più che di generi letterari preferiti parlerei volentieri di correnti letterarie, come il verismo, l'ermetismo in poesia e un po' anche l'impressionismo, però quest'ultimo, più che in letteratura, lo apprezzo nell'arte pittorica, infatti ho sempre ammirato i quadri di Monet. Ho apprezzato in letteratura la corrente filosofica dell'esistenzialismo.
Domanda - Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?
Elena Midolo - Preferisco il cartaceo. Quando in un'opera ci sono delle frasi che mi colpiscono le sottolineo con una matita, rossa o blu a seconda dell'importanza che attribuisco. Poi, a distanza di tempo, riprendo in mano quei libri e li sfoglio per ritrovare il mio passaggio e riflettere sulle frasi sottolineate, così noto che quelle frasi subiscono una mia interpretazione differente rispetto alla prima lettura e capisco che sono cambiata, che sono cresciuta. Mi piacciono i libri tradizionali perché il tempo ingiallisce le loro pagine e ho la certezza di avere fra le mani oggetti molto preziosi.
Domanda - Per terminare, qual è stato il suo rapporto con la scrittura, durante la composizione del libro.
Elena Midolo - Io ho un buon rapporto con la scrittura e l'ho sempre avuto, anche quando scrivevo le relazioni sociali in ambito professionale. Scrivere mi rilassa, mi estranea dalle problematiche quotidiane, mi aiuta a crescere, a riflettere e anche a giocare con la fantasia ma nel contempo risveglia in me curiosità e interessi assopiti o mi fornisce la carica per apprendere argomenti sconosciuti inducendomi alla ricerca. Mi capita spesso di riuscire ad esprimere idee, concetti, ragionamenti scrivendo anziché parlando. L'atto dello scrivere mi consente di concentrarmi maggiormente in ciò che desidero comunicare agli altri rispetto all'esposizione verbale. Unica difficoltà incontrata è stata quella di dare coerenza alla personalità dei personaggi: non sempre si riesce a scrivere ciò che nella mente appare con estrema chiarezza.
Domanda - Un motivo per cui lei comprerebbe "Dentro il silenzio" se non lo avesse scritto.
Elena Midolo - Come primo impatto mi colpirebbe, come per altri libri è stato, l'immagine di copertina e vorrei comprare il libro per capire se quell'immagine ha attinenza con la narrazione oppure è lì solo per confezionare il libro come fosse una qualsiasi carta da regalo. Ovviamente, essendo interessata alla ricerca spirituale, vorrei comprarlo per capire se l'autrice ha ideali particolari o prospettive di vita differenti dalle mie: vorrei quindi confrontarmi e cercare, fra le righe, il messaggio dell'autrice. Lo comprerei perché il titolo m'incuriosisce e perché un autore sconosciuto può scrivere qualcosa di più interessante rispetto ad autori famosi. E poi, perché no?, lo comprerei perché mi piace la copertina e, se è stato pubblicato, sarà pur interessante, altrimenti non sarebbe stato pubblicato.
Domanda - Ha in progetto altre opere da scrivere nel prossimo futuro? In caso affermativo, può darcene una anticipazione?
Elena Midolo - Ho già scritto un altro romanzo che sarà pubblicato. Sono stata ispirata da una storia vera ma i personaggi sono tutti inventati e costruiti attorno al mondo dei clochard; il filo conduttore è la strada verso sé ma concepita in modo differente rispetto a "Dentro il silenzio". Inoltre ho ambientato il romanzo in parte in una città nata dalla mia fantasia e in parte a Noto. Non credo io debba specificare dove geograficamente si trova Noto, è già famosa per il suo barocco. Anche in questo romanzo, come in "Dentro il silenzio", il protagonista è un uomo.
In questo periodo sto scrivendo un altro romanzo, di ambientazione siciliana in epoca fascista, seguendo la tecnica dell'eclissi dell'autore e del linguaggio tipico del mondo rappresentato con qualche espressione dialettale. Ma siamo ancora in alto mare.
Ho in progetto di scrivere dei racconti per la partecipazione a dei concorsi letterari e, di tanto in tanto, di scrivere poesie ma queste non le progetto: nascono all'improvviso. Nello scrivere uno di questi racconti vorrei cimentarmi nel giallo ma non ho ancora idee precise.
Titolo: Dentro il silenzio
Autore: Elena Midolo
Prezzo di copertina: € 12,00
Dati 2016, 116 p.
Editore Aletti (collana Gli emersi narrativa)
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